Il ricovero Casera Chiampis sorge all’ estremitá occidentale del vasto pianoro alluvionale dell’ alta Val Viellia. La vecchia costruzione pastorale é stata riattata e trasformata in ricovero dalla sottosazione CAI di Tramonti di Sopra (sez. di spilimbergo) ed inaugurata nel giugno 1984; é affiliata alla Fondazione Antonio Berti. E’ dotata di 10 posti letto e di cucina ed é sempre aperta; l’ acqua si trova a pochi metri dietro il ricovero.
Vi si puó accedere dal Passo di Monte Rest per la forca del Mugnol (ore 3.00, difficoltá Escursionistica), oppure da Tramonti di Sopra per Frasseneit e la forca del Frascola (ore 5.00-6.00, Escursionisti Esperti). Un altro itinerario che andiamo qui ad illustrare parte dalla localitá Maleon di Tramonti di sopra con segnavia CAI 377 e ci porta con una comoda mulattiera a valicare la forcella del Rovin (744 m) e a risalire tutta la Val Viellia. Dopo la forcella il sentiero prosegue nella prima parte alto sulla Val Viellia in ambiente suggestivo.
Una volta giunti in prossimitá del greto del torrente, un cartello indica la possibilitá di visitare le Stalle Velleai, luogo che ha ospitato gli insorti garibaldini in fuga dai gendarmi austriaci nell’ autunno del 1864.
Si prosegue lungo il sentiero la cui monotonia é interrotta da un tratto in cui il torrente diviene forra e offre magnifici scorci di cascate, scivoli, pozze, e spruzzi d’ acqua.
Successivamente il sentiero risale ripidamente una china boscata fino a sbucare nel vasto pianoro alluvionale in fondo al quale sorge il Ricovero Casera Chiampis.
Seguendo il segnavia sulle ghiaie e sul magro pascolo, si lascia a destra il sentiero che sale alla Forca del Mugnol e si raggiunge il ricovero.
Ore 3.30, difficoltá Escursionistica. Dalla Casera Chiampis si possono effettuare delle remunerative escursioni sul Monte Frascola e la caratteristica Aquila di Tramonti, oppure sulla Costa Paladin o al Monte Tamaruz .
Quando penso a Chiampis, mi viene alla mente Alex Ratti, il Vagabondo dell’ Anima.
Il vagabondo dell’anima
Alex Ratti è di Corbeil-Essonnes, sobborgo di Parigi; il cognome tradisce la provenienza della sua famiglia dall’Italia, più precisamente dal Piemonte. Ha sfruttato la sua madre lingua per diventare un traduttore professionista, concentrando il lavoro nei mesi invernali e ritagliandosi “cento giorni di ferie” nel periodo estivo.
D’estate va in montagna, in un modo molto particolare: la sua casa tutta nello zaino e via senza meta da bivacco a bivacco. Le prime esperienze nelle Alpi Occidentali e poi nelle Dolomiti. Ha trovato un ambiente interessante, per le sue aspirazioni, in quelle bellunesi, dove è ritornato per due anni consecutivi.
Al termine del suo secondo anno nel bellunese, quasi per caso, con istinto esplorativo, passa la Piave e capita sulle montagne friulane, dove tornerà per tre anni di fila, rapito dalla loro estrema solitudine, ma anche dalla buona ricettività in quota. Lo affascinano le vaste zone prive di strade e paesi, i vecchi sentieri appena intuibili, le rare presenze di escursionisti.
L’ho conosciuto in Chiampis nell’agosto 2012. Un personaggio così non si dimentica; resta in me l’ammirazione per ciò che riesce a fare: non è da tutti riuscire ad organizzarsi egregiamente e sopportare privazioni e patimenti: freddo, fame, pioggia, fatica. Certo che non è tra i suoi assilli dove andare e quando farlo; se sbaglia strada si ferma e monta la tendina in qualsiasi posto; c’è sempre un giorno dopo per rimettersi in viaggio e arrivare da qualche parte! Questo spirito di libertà è affascinante: né doveri né fretta; “se ho voglia cammino – dice – altrimenti mi fermo”.
Ritmi scanditi da luce e buio, sole e pioggia; una immersione totale nella Natura. Se chiedi ad Alex cosa gli resta di questi anni di vagabondaggio tra i monti sorride:
“Ho visto ciò che desideravo vedere: le montagne friulane mi hanno riempito gli occhi e il cuore; ognuno si sceglie il suo posto dove tornare e credo che ancora per i prossimi anni la mia meta sarà qui da voi. Qui posso stare solo come desidero, perché voglio confrontarmi con me stesso, nei momenti belli e in quelli tristi, nella gioia e nel pericolo mi vedo come realmente sono, quanto valgo, quanta fede ho in me stesso. Quelli che mi conoscono mi hanno soprannominato vagabondo delle montagne; vagabondo lo sono, ma cammino dentro me stesso per cercare e forse trovare la mia essenza”.
Un vagabondo dell’Anima, insomma; un particolare tipo di asceta moderno, pellegrino della vita, testimone che la nostra esistenza non è che un viaggio e la cosa più bella e giusta che possiamo fare è andare.
http://altitudini.it/la-malia-dei-bivacchi/
http://altitudini.it/alex-un-vagabondo-nelle-dolomiti/
Ciao, potresti indicarmi circa i tempi di percorrenza? Bel sito! Complimenti
Ciao, grazie per i complimenti. I tempi di percorrenza dell’ itinerario descritto sono di circa 3 ore e mezza dall’ attacco del sentiero alla casera. Provvedo subito ad inserire tutte le tempistiche nell’ articolo. Ciao e grazie.
..bei ricordi del passato..