Archivio della categoria: Duranno Cima Preti

Casera Vasei (1610 m)

Il piccolo ricovero che può ospitare 5-6 persone, è stato recentemente ricavato dai resti della Casera Vasei, situata in posizione panoramica su uno spallone a Nord delle cime del Toc (Cima Mora e Monte Toc).

La frana del Monte Toc.

Dal colmo della frana del Monte Toc, raggiunto dalla Strada Statale per la carrozzabile diretta a La Pineda, si traversa verso Ovest fino a portarsi sul crinale sopra la diga ed in vista della Val del Piave (qui perviene pure il sentiero che sale da Dogna 465 metri).

La valle del Piave.

Per un ripido tratto il sentiero sale lungo il crinale per quindi piegare verso sinistra e, diagonalmente, salire in bosco passando poco sopra la zona di distacco della gigantesca frana. Più in alto, il sentiero passa alla base delle pareti verticali della Croda Vasei (landri utilizzabili per ripararsi in caso di maltempo) e proseguire la salita in un bel bosco di larici.

Con un’ultima rampa il sentiero raggiunge il ripiano a monte della Croda Vasei dove sorge la casera.

Ore 2.30, difficoltà Escursionistica.

Troi de Moliesa

Sulla tragedia del Vajont si sono ormai scritte librerie intere il più delle volte in maniera populista, sfruttando la tragedia ancor oggi con ferrate della memoria e un carrozzone di visite guidate che gridano alla “strage di Stato” e “genocidio italiano”, con tanto di furgone degli hotdog per placare l’appetito dei turisti più ingordi di storia. La Val Vajont inoltre rimane negli scritti moderni una valle triste, stuprata da una tragedia incancellabile che nulla potrà risollevare; i pochi che vi abitano e tutti gli esuli sembrano essere condannati ad una grigia esistenza abbandonati da tutto e tutti.

La vicenda del Vajont è certamente una immane tragedia che non può essere dimenticata, ma noi in Val Vajont non ci andiamo per commiserare, criticare, odiare, andiamo per il piacere di passeggiare nei boschi all’aria aperta, provare l’emozione di affacciarci sui suoi precipizi, ammirare una delle opere ingegneristiche più imponenti del mondo, rabbrividire provando ad immaginare una massa di 260 milioni di metri cubi di terra che si muove, girare per i bei paesi e magari far 2 chiacchiere con i locali.

E allora se vuoi tutte queste cose insieme senza far fatica, devi intraprendere il Troi de Moliesa (sentiero CAI 380) che dal Terminal Diga sale al paese di Casso lungo un boscato cengione soprastante le pareti a picco della forra del Vajont. Giunti ad un primo bivio senza indicazioni si sale a destra fino a che il sentiero si appiana nella faggeta; un secondo bivio indica la deviazione per Codissago che tralasciamo proseguendo per il nostro segnavia e dopo pochi metri ci innestiamo nel “Troi di Sant’Antoni” (altra deviazione per Codissago).

Svoltiamo quindi decisamente verso oriente seguendo l’indicazione per Casso andando a percorrere una bellissima e comoda mulattiera sopra gli esposti precipizi celati dalla vegetazione.

Accompagnati dagli aggetti rocciosi, guadagnamo i verdi prati e poi il paese di Casso che merita certamente una visita per le sue viuzze caratteristiche, nonché d’obbligo lo spazio Dolomiti Contemporanee dove dallo Skyline sospeso sul vuoto si possono ammirare degli splendidi cavi della media tensione (fin qui ore 1.30).

Da Casso il rientro è per il sentiero che scende diretto all’osteria “Diga del Vajont” e poi a destra per la palestra di arrampicata dove si possono ammirare i corpi statuari degli arrampicatori nelle loro plastiche pose mentre sfidano la morte e l’impossibile appesi sulle estreme verticalità delle pareti dove nessuno ha mai osato (solo col sereno, in caso di pioggia se la danno a gambe perché pare che al contatto di acqua piovana si sciolgano. Fortuna che in caso di ritirata possono calarsi direttamente in macchina!)

Durata complessiva 1h50, difficoltà T-E

Monte Borgà (2228 m)

Per dovere accademico segnaliamo questa panoramica cima raggiungibile da Cava Buscada (ore 3.00, difficoltà E).

Si segue a ritroso l’itinerario qui descritto fino alla sella tra il Monte Sterpezza (a sinistra) e il Monte Borgà, la cui vetta si raggiunge per prato in pochi minuti;panorama vastissimo.

Libri di San Daniele

Da Casso si sale subito sopra il paese verso destra per un bel sentiero fiancheggiato da muretti; con un tornante il sentiero si porta sopra una fascia di rocce rossastre e raggiunge una faggeta (impressionante da qui la vista della frana del Monte Toc). Il sentiero sale nel bosco e oltrepassa il canale fra il Monte Pul (che rimane a sinistra) ed il monte Salta; la vista si apre sulla Val del Piave e sul gruppo del Bosconero. Il sentiero sale costeggiando la base di una fascia di rocce (La Pieda) e con un brusco tornante (attenzione a non proseguire diritti) imbocca una cengia inclinata ed esposta che sale verso destra raggiungendo la base dei Praliss, gli ampi prati inclinati che salgono fino alla base delle rocce di cresta del Monte Salta.

Prima per sentiero poco evidente e poi per tracce sui ripidi prati, si sale verso destra (Est) dirigendosi verso la base del torrione di destra del Monte Salta. Sempre per tracce sui ripidissimi verdi, si aggira poco sotto la base il torrione e si sale raggiungendo in breve la verde forcella che si vede a sinistra (Forcella Piave).

Si scende per tracce su ghiaie verso Nord per circa 30 metri e quindi, per un evidente sentiero, si traversa verso destra (Est). Si sale ora ripidamente per buone tracce e per canalini erbosi ci si porta in breve nuovamente in cresta, sopra il Monte Piave, a quota 2080 circa, nei pressi dei Libri di San Daniél; fin qui ore 4.30.

Attraversata la zona dei straordinari “libri”, strane costruzioni formate da lastroni sovrapposti di diverse dimensioni, si prosegue lungo la panoramica cresta fino in vetta al Monte Sterpezza, distante circa 500 metri dal Monte Borgà raggiungibile per cresta con una lieve contropendenza (panorama eccezionale); fin qui ore 5.00-5.30.

Dalla sella fra Monte Sterpezza e Monte Borgà si scende per tracce di sentiero si toccano i ruderi di Casera Borgà circa 2000 metri, e si prosegue la discesa per sentiero su ghiaie ed in mezzo ai mughi, in un vallone dominato da due caratteristici torrioni.

A quota 1610 si incontra il sentiero segnavia 381 diretto a destra al vicino pascolo di Casera Tamer; lo si segue verso sinistra (Nord-Est) fino alla cava di marmo, raggiungibile in circa ore 0.45 dal bivio di quota 1610.

Cima delle Ciazze Alte (2286)

Severa cima avamposto a Sud del gruppo della Cima dei Preti, le Ciazze Alte sono mèta ambita nei sogni di molti escursionisti. Purtroppo, la lunghezza dell’ itinerario e la difficoltà di alcuni tratti rendono l’ ascensione selettiva.

Dal ponte Scandoler l’ attacco è ripido e difficile da trovare, il successivo tratto attraversato da diverse tracce che portano in tutte le direzioni; una volta trovata la traccia giusta, il più dell’ escursione è fatta…

Salendo il vecchio pascolo parzialmente invaso dalla vegetazione ci si imbatte nei ruderi della Malga Tarsia; poco più in alto ci si immette nel greto dello Sciol de Tarsia che si risale arrivando poco oltre una cascata sulla sinistra.

Facendo molta attenzione si scorge in destra orografica un timido bollo che invita a risalire un franamento. Girato l’angolo si risale una cengetta che tenendosi alta su un canalino porta a montare sul costone.

Risalito il costone si giunge al canale della precedente cascata sopra della stessa. Da qui si risale il divertente canalino evitando i risalti più difficili.

Si giunge quindi nella parte alta dell’ impluvio dove si deve risalire una placca che si può prendere di petto oppure affrontare di lato aiutandosi con i mughi; giunti alla sommità si esce a destra poco sotto l’ ultimo lembo di roccia, oppure poco più in alto al culmine della placca se vi è troppa acqua che rende viscido il precedente passaggio.

Andando a destra si oltrepassano alcuni mughi  a risalire il canale principale che permette di entrare nello splendido Cadin delle Ciazze Alte.

Da qui si continua la salita sulle grossolane ghiaie puntando ad un roccione con la parrucca; da questo, verso sinistra, una sobria bollinatura porta a montare un costoncino detritico che via via diventa sempre più panoramico fino a giungere alla forcella di cresta dove finalmente si vede la nostra meta.

Alcune guide riportano che questa di per sé è già una meta appagante, ma noi decidiamo di proseguire fino in vetta. Si parte con cinque metri di lama seghettata in discesa e subito dopo tre placchette; si continua poi con qualche metro di affilatissima cresta sui sottostanti baratri, un traverso mugoso e vari passaggi tra placche, canalini e rocce rotte arrivando finalmente in cima.

Grandioso panorama sulla Val Compol, Duranno , infilata su Cima Preti, Gruppo del Pramaggiore e Monfalconi.

Per il rientro si può tornare a valle lungo la stessa via, oppure proseguire lungo la cresta a guadagnare l’ Antecima dei Cantoni e la Forcella Compol dove passa l’ Alta Via dei Silenzi da Casera Laghet de Sora al Bivacco Greselin. Per questo itinerario bisogna conoscere BENE la strada.

Ore 6.00 alla cima, difficoltà A nella parte finale, EE per il resto della salita.

Bivacco Fisso Giusto Gervasutti (1940 m)

Bivacco Gervasutti

Di proprietà della Sezione Cai XXX Ottobre di Trieste, è dedicato ad un fortissimo alpinista friulano. Sorge in una piccola conca erbosa a Sud della Cima Cadin degli Elmi, a breve distanza della Forcella Spe. Affiliato alla Fondazione Antonio Berti, è dotato di nove posti letto ed è sempre aperto.

Bivacco Gervasutti

Per accedere al bivacco si può salire da fondovalle per il lungo e faticoso sentiero CAI 356, oppure optare per il Sentiero Marini, lungo ma pregevole per la bellezza dei panorami e dell’ ambiente attraversato. Tale sentiero, fa parte dell’ Alta Via numero 6 delle Dolomiti, denominata Alta via dei Silenzi.

Bivacco Gervasutti

Lungo il Sentiero Marini.

Dal bivacco invece, oltre alla già citata Cima Cadin degli Elmi, si può proseguire per l’ Alta Via dei Silenzi compiendo una bellissima traversata al Ricovero Casera Laghet de Sora.

Dalla Costa della Piura si vede gran parte dell' itinerario per Casera Laghet de Sora.

Dalla Costa della Piura si vede gran parte dell’ itinerario per Casera Laghet de Sora.

Dal bivacco seguendo il segnavia CAI si salgono i prati ad Ovest guadagnando il crinale della Costa della Piura. Ignorando il vecchio sentiero che scende franato in più punti, si sale verso destra ancora qualche metro di cresta per poi attraversare in quota sull’ esile sentiero detritico che in circa quindici minuti porta alla Forcella Spe dalla quale ci si abbassa di circa 80 metri presso una fonte (unica possibilità di acqua per il bivacco Gervasutti) in corrispondenza del bivio con il sentiero CAI 356.

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Si lascia a sinistra il sentiero segnavia 356 che scende ripido in Val di Santa Maria e si prosegue in leggera discesa per sentiero fra i mughi fino in fondo alla Val Misera.

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Senza proseguire per l’ evidente sentiero che attraversa in leggera discesa la valle, si segue il segnavia che sale diagonalmente fino a raggiungere una selletta sulla cresta che divide la Val Misera dalla Val di Lares.

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Si scende ora per circa 100 metri in un canalone e quindi si attraversa in quota l’ ampia Val di Lares; con un’ altra salita diagonale per buon sentiero si raggiunge la panoramica Forcella di Col Andon (Forcella di Pedescagno), in vista della Cima dei Preti e del ricovero.

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Per buon sentiero alla base delle rocce della cresta che sale alla Cima Sella si raggiunge in quota la Val dei Frassin dove si incontra il segnavia CAI 390 e dove, pochi metri a valle del bivio, sorge il bel ricovero.

Bivacco Gervasutti

Ore 2.30; difficoltà EE.

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Monte Lodina (2020 m)

Monte Lodina

Come uno sperone sulla Val Cimoliana appare elegante e slanciato giungendo dalla Val Cellina, il Monte Lodina si conquista senza troppe difficoltà dall’ omonima casera rimontando i prati ad Est della cima.

Monte Lodina

Altra possibilità è sempre dalla stessa casera portandosi in forcella Lodina (ore 1.00) e poi per sentiero di bestie non segnalato che contorna a Nord prima la pelosa antecima e a seguire i prati sospesi sui baratri soprastanti il Passo di Sant’ Osvaldo.

Monte Lodina

Ore 1.00 dalla forcella, approccio consigliabile nell’ eventualità di provenire dalla Galvana.

Dalla vetta del monte Lodina i prati da La Garofola e di Casera Badiot. Dietro Monte Borgà e La Palazza.

Dalla vetta del monte Lodina i prati da La Garofola e di Casera Badiot. Dietro Monte Borgà e La Palazza.

In pochi minuti si può raggiungere per cresta la cima Sud.

Le caratteristiche stratificazioni sulla vetta Sud del Monte Lodina.

Le caratteristiche stratificazioni sulla vetta Sud del Monte Lodina.

Panorama verso monte Toc e lago di Vajont.

Panorama verso monte Toc e lago di Vajont.

Preti-Duranno.

Preti-Duranno.

Casera Lodina (1567 m)

Casera Lodina

Tra i bei prati ad Est dell’ omonimo monte sorge la Casera Lodina, tipica struttura un tempo dedita alla monticazione, abbandonata e poi ripristinata dall’ Ente Parco Dolomiti Friulane. Fornita di caminetto, tavolo con panche ed una credenza, ha anche un ripostiglio attrezzi sopra al quale si trova il locale dove dormire su tavolato fino ad otto posti.

Casera Lodina

Per raggiungere la casera tutti accedono per il comodo sentiero CAI 374 che dalla Val Compol aggira Le Lastre per poi traversare e giungere sotto la casera. Ore 2.30, difficoltà E.

Casera Lodina

Descriviamo per gli amanti dei percorsi alternativi il sentiero Valentino Lucchini che risale i dirupi del pendio denominato Coste.

Casera Lodina

L’ attacco del sentiero si trova lungo la strada della Val Cimoliana poco fuori dell’ abitato di Cimolais prima del Camping Bresin. Un cartello, nonché l’ iscrizione sulla roccia dedicata indicano il sentiero rispettivamente EE ed Alpinistico. Alla faccia di Paolo Beltrame che lo valuta Escursionistico!

Casera Lodina

Dall’ imbocco ci si muove pressoché in piano per circa cinquecento metri in direzione Nord. Appena oltrepassato un rio il sentiero inizia a montare con stretti tornanti la costa limitata da un lato dal rio appena passato e dall’ altro il precipite fianco boscato della stessa.

Casera Lodina

Dopo un po’ ci si avvicina alle pareti della costa prospiciente fino ad incontrare un breve passaggio su roccia lievemente esposto che permette di accedere sul poggio superiore. La salita continua sempre ripidamente a risalire il poggio a tornanti andando a lambire più volte le pareti che ci accompagnano dall’ altra parte del canale formato tra i due. Improvvisamente il sentiero svolta verso Sud per bel bosco raggiungendo una costa che racchiude una valletta sormontata dalla vistosa fascia rocciosa su cui sormontano i prati della nostra casera.

Casera Lodina

Il sentiero torna quindi a volgere verso Nord rimontando la costa che subito diventa spigolo roccioso portando in breve all’ attacco di una cengia che traversa le boscate balze rocciose portando in pochi minuti nel tranquillo ripiano boscato lungo il quale si risale ad intercettare il sentiero CAI 374 nei pressi di un rudere e da lì in quindici minuti alla Casera Lodina.

Casera Lodina

Casera Lodina

Ore 2.20, difficoltà EE; la cengia non è lunga e l’ esposizione attenuata dalla vegetazione, tuttavia la copiosa presenza di fogliame richiede prudenza.

Dalla Casera si può inoltre venire/andare al Rifugio Maniago proseguendo per il sentiero CAI 374 oppure alla Casera Galvana.

Le cime classiche da raggiungere sono il Monte Lodina oppure le Cime Centenere.

Casera Lodina

Casera Galvana (1613 m)

Casera Galvana

Dimora della leggendaria strega sepolta poco sotto di essa, la Casera Galvana è un piccolo ed appartato punto d’ appoggio nella rumorosa e trafficata Val Zemola.

Casera Galvana

Adagiata in un piccolo prato a Nord del Monte Porgeit, può offrire ricovero per 6 persone ed è dotata di tavolo con sgabelli e caminetto.

L’ accesso più semplice alla casera è dalla Val Zemola per il sentiero CAI 908 dagli Stei di Mela attraverso il Bus de Galvana (ore 1.45, Turistico).

Casera Galvana

Più remunerativa è invece la salita dal Passo Sant’ Osvaldo presso i Pre di Tegn.

Da un piccolo parcheggio poco dopo l’ agriturismo, si imbocca il sentiero CAI 374a che si presenta come una ripida stradina sterrata. Seguendo le indicazioni per Forcella Lodina si sale di un centinaio di metri fino ad incontrare un cartello che ripete tale indicazione nei pressi di un bivio dove si abbandona il segnavia CAI per prendere la mulattiera a sinistra che sale di pochi metri ad incontrare gli edifici di Casera Zanolina. Proseguendo per la mulattiera che sale con pendenza costante un costone nel bosco, si incontrano i primi prati appartenenti al pascolo della Casera Badiot appena visibile a sinistra nel bosco.

Casera Galvana

Forcella Lodina dai prati antistanti Casera Badiot.

Forcella e Monte Lodina dai prati antistanti Casera Badiot.

Casera Badiot.

Casera Badiot.

Proseguendo in salita si seguono gli ometti raggiungendo un altro bivio; in questo caso si lascia la direttiva verso l’ alto che porterebbe a raggiungere la cresta, e si svolta a sinistra passando sotto le paretine in direzione Ovest.

Forcella Val di Forscia.

Verso Forcella Val di Forscia.

Casera Galvana

Dopo un piccolo tratto nel bosco, la vegetazione si dirada mostrando la visuale sul Sciampanil de Piera Forada, una caratteristica torre di roccia traforata alla base da un vistoso foro. Giunti fin qui non resta che risalire gli ultimi prati in vista della Forcella Val di Forscia che si scavalca per poi scendere una cinquantina di metri in versante Val Zemola raggiungendo la casera. Ore 2.30; difficoltà Turistica.

Sciampanil de Piera Forada.

Sciampanil de Piera Forada.

Casera Galvana

Dalla casera si può raggiungere attraverso la sopracitata Forcella Val di Forscia la facile vetta del Monte Porgeit, oppure proseguire per il Rifugio Maniago mediante il segnavia CAI 908 (ore 2.30; E).

Dalla vetta del Monte Porgeit la Val Zemola. Al centro il Duranno e sotto di esso Rifugio Maniago; qui corre il sentiero CAI 908.

Dalla vetta del Monte Porgeit la Val Zemola. Al centro il Duranno e sotto di esso Rifugio Maniago; qui corre il sentiero CAI 908.

Segnaliamo inoltre la possibilità di poter effettuare il collegamento con Casera Lodina tramite due vecchi sentieri di pascolo. Il primo, più basso, parte da Casera Badiot e traversa in quota andando a convergere nel sentiero CAI 374a subito dopo un breve ma esposto traverso nel bosco.

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Il secondo, più adatto agli amanti del greppismo, parte nei pressi dei pascoli alti di casera Badiot dirigendosi verso Est lungo tracce di animali. Qualche rarissimo ometto, taglio nella vegetazione o ammasso di pietre ci confermano ogni tanto di essere sulla strada giusta fino a pervenire all’ attraversamento dell’ incassato rio che solca i prati de La Garofola oltre il quale si incontra il segnalato sentiero che sale a Cima Fortezza.

Verso Forcella Lodina.

Verso Forcella Lodina.

Rio ....

Il Rio che traversa La Garofola.

Da qui si scende andando a confluire sul sentiero CAI 374a che porta in Forcella Lodina e all’ omonima casera (ore 3.30, difficoltà E/R).

Casera Galvana

Casera Galvana

I prati de La Garofola salendo a Forcella Lodina.

I prati de La Garofola salendo a Forcella Lodina.

Dalla Forcella Lodina panorama sui Preti-Duranno.

Dalla Forcella Lodina panorama sui Preti-Duranno.

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Casera Bedín di Sopra (1711 m)

Casera Bedin

Tra tutte le valli delle Dolomiti Destra Tagliamento, la Val Zemola sembrerebbe essere in assoluto la più turistica: in uno sviluppo di circa cinque chilometri, ben cinque punti di appoggio di cui tre gestiti, e una malga adibita ad attività commerciale!

Per gli amanti del wild che vogliono godersi questa bella valle resta comunque a disposizione il piccolo edificio di Casera Bedín, aperto tutto l’ anno.

Casera Bedin

Ristrutturato dall’ Ente Parco dolomiti Friulane, Casera Bedín è formato da due edifici: il più alto, chiuso a chiave, a disposizione per le attività del Parco, mentre quello più piccolo, adibito a bivacco sempre aperto, è composto da due locali adiacenti; nel primo vi è il caminetto, un tavolo e due posti letto su tavolato, mentre in quello adiacente vi si trovano altri quattro posti letto. L’ acqua è reperibile a pochi minuti di cammino verso Forcella Zita.

Casera Bedin

L’ escursione classica per raggiungere Casera Bedín è dagli Stai di Mela lungo la strada carrozzabile che sale alla Cava del Buscada e poi per sentiero CAI 381 in circa ore 1.45, difficoltà T. In alternativa si può giungere ad essa dal Rifugio Maniago in ore 1.15 per bel sentiero nel bosco.

Salendo la strada per Cava Buscada.

Salendo la strada per Cava Buscada. In lontananza il Col Nudo.

L’ accesso più diretto però è dal fondo della Val Zemola lungo un sentiero segnalato con bolli e ometti che parte nei pressi del primo tornante lungo la strada che dagli Stai di Mela sale passando per Casera Ferera; il sentiero va a traversare quasi subito il Gè di Bedín, presentandosi un po’ sconvolto dagli schianti. Subito dopo diventa ripido ma sempre ben marcato, e con andamento costante risale il costone su cui poggia la casera, andando a sbucare nel prato sottostante di essa nei pressi di un vecchio albero. Difficoltà E, ore 1.30 dagli Stai di Mela.

Casera Bedin

Casera Bedin

Dalla Casera Bedin si possono raggiungere i sopra citati rifugi, oppure puntare alla vetta del Monte Zita.

Casera Bedin