Archivio della categoria: Raut Resettum

Al Lago di Selva in Val Silisia

Dalla Casera di Pala Barzana si segue il segnavia che sale a monte del boschetto di larici e, diagonalmente verso destra per tracce di pascolo, raggiunge il poco marcato canalone ghiaioso che scende lunghissimo dalla Forcella Capra seguendo la direttrice della salita.

Si prosegue per traccia, ora a destra ed ora a sinistra del canalone, fino a raggiungere le rocce verticali (grande landro: buon ricovero) a sinistra del canalone che qui inizia ad internarsi fra le pareti. Si sale sulla sinistra del canalone, si supera un facile salto roccioso levigato dalle valanghe e, piegando verso destra, si raggiunge una cresta secondaria dove si incontra il sentiero che sale dal Pian delle Merie per il vallone alla base dei Paredach. Si prosegue per buon sentiero che, risalendo prima una dorsale e poi sulla destra di un breve canalone, si raggiunge la Forcella Capra; fin qui ore 2.00.

Si scende ora verso Nord; il segnavia si tiene sulla destra, ma può essere convenente scendere in fondo alla conca (spesso nevai) e proseguire lungo il fondo stesso fino a ritrovare il segnavia alla base delle verticali pareti rocciose del Crinal de Basson.

Si continua a scendere lungo la base delle pareti (neve); entrati nel bosco, si segue il segnavia (qui solo tracce de sentiero in una zona battuta dalle valanghe) fino a raggiungere la conca erbosa dove sono evidenti i ruderi della Casera Basson; ore 3.30.

Oltrepassata la conca, si ritrova il sentiero che scende nel bosco sulla sinistra della valle fino ad incontrare circa a 1000 metri la mulattiera diretta a sinistra alla vicina Casera Chiavalot. Si segue la mulattiera verso destra (Est), si attraversa il Plan di Crous e si raggiunge la località Ciuccui (vecchio pascolo infestato dal lampone) nella parte bassa del Crinal de Basson. Qui, dopo aver attraversato la nuova strada forestale che ha devastato la vecchia mulattiera, si incontra il sentiero segnavia CAI 968 che sale a destra diretto alla Casera Valina; si prosegue la discesa per una bella mulattiera in bosco fino a sbucare sulla strada della Val Silisia, circa un chilometro a monte della diga e della piccola frazione di Selva.

Ore 5.00, difficoltà Escursionisti Esperti.

 

 

 

Molassa-Dell’Asta-Andreis

Dal bivacco Molassa si scende per il sentiero 974 verso Nord-Est in un bel bosco di faggi, si oltrepassa il torrente Molassa e si sale per qualche metro sulla sinistra idrografica della valle incontrando, proveniente da destra, il sentiero proveniente da Alcheda. Si prosegue risalendo la valle; il sentiero torna sul greto dove c’è uno sbarramento in cemento (località La Stua) e quindi prosegue, stretto ma evidente e ben tracciato, tenendosi sulla sinistra idrografica della lunga Val Molassa, in un ambiente orrido e severo.

Dopo una strettoia della valle, il sentiero oltrepassa il greto (qui quasi sempre asciutto) e sale ripido una costa boscosa. A quota 1100 si lascia il segnavia 974 e (tab.) si piega a destra seguendo il segnavia 976; fin qui ore 2.00. Dapprima, solo per tracce di sentiero, si attraversa una zona sconvolta dalle valanghe; oltrepassati alcuni canali, il sentiero diventa evidente e sale lungo una rampa inclinata alla base di alte rocce strapiombanti. Dopo pochi passi esposti, il sentiero passa all’interno di un gigantesco ladro e, oltrepassata una sorgente, sale in bosco fino a raggiungere la Forcella dell’Asta, su un crestone del monte omonimo; ore 3.00. 

 

Il panorama è molto interessante specialmente verso il ripidissimo versante meridionale del Monte Resettum (ricovero di cacciatori addossato ad una parete presso la forcella).

Per un bel sentiero a tratti esposto e ripido, si scende raggiungendo la sottostante Forcella d’Antracisa, fra il Monte dell’Asta ed il Monte Taront; qui si incontra, proveniente da destra il sentiero segnavia 977 che sale dalla frazione di Alcheda. Si scende ora a sinistra (Est) della forcella e per un bel sentiero (sempre segnavia 976) si raggiunge il fondovalle percorso dal Torrente Ledron; attraversato il greto, si incontra il sentiero segnavia 975 lungo il quale verso destra, prima in leggera salita, si raggiunge una selletta con sacello e quindi, scendendo per prati e boschetti, il caratteristico paese di Andreis.


Ore 5, difficoltà EE.

Molassa-Andreis

Proponiamo una bella traversata selvaggia e avventurosa dal Bivacco Molassa ad Andreis per pascoli abbandonati dove la ricerca del sentiero dona emozioni d’altri tempi.

Dal bivacco Molassa si scende per il sentiero 974 verso Nord-Est in un bel bosco di faggi, si oltrepassa il torrente Molassa e si sale per qualche metro sulla sinistra idrografica della valle incontrando, proveniente da destra, il sentiero proveniente da Alcheda. Si prosegue risalendo la valle; il sentiero torna sul greto dove c’è uno sbarramento in cemento (località La Stua) e quindi prosegue, stretto ma evidente e ben tracciato, tenendosi sulla sinistra idrografica della lunga Val Molassa, in un ambiente orrido e severo.
Dopo una strettoia della valle, il sentiero oltrepassa il greto (qui quasi sempre asciutto) e sale ripido una costa boscosa.

A quota 1100 incontra da destra, il sentiero segnavia 976 che scende dalla Forcella dell’Asta; il sentiero prosegue quindi meno evidente (seguire il segnavia) fino a sparire del tutto fra le alte erbe del vecchio pascolo sotto la Forcella Giaveid.Si attraversa il prato verso sinistra (fare attenzione, specie in discesa, a non smarrire il segnavia) e si raggiunge la solitaria forcella; fin qui ore 3.15 – 3.30.


Si sale ora sopra la forcella e, per una breve cengetta esposta verso sinistra, si raggiunge il ripido pendio cespuglioso, rivolto a Nord-Ovest, che scende dalla cresta de Il Palon.

Per tracce di sentiero (seguire con attenzione il segnavia) si sale raggiungendo la cresta pochi metri a Nord del punto più alto; si scende ora, sempre per tracce di sentiero con il segnavia CAI 975, e, toccando la cresta fra Il Palon ed il Monte Corta, si aggira a lungo e a monte l’ampia conca al centro della quale sono visibili i ruderi di Casera Valinfier. Con una breve risalita si raggiunge la dorsale che divide la conca di Valinfier da quella di Navalesc; qui, a quota 1594, c’è un piccolo ricovero di cacciatori.

Per buon sentiero si scende ed in breve ci si trova, fuori dal bosco, sull’ampio prato di Navalesc,alla stessa altezza ma molto più a Nord della forcella. Si traversa a lungo sul prato (solo tracce) ed infine si raggiunge la forcella passando, poco prima, presso un serbatoio di cemento; fin qui ore 5.00.


Si scende ora per stretto ma evidente sentiero nel canalone che dalla forcella scende verso Sud; per ripidi verdi e ghiaie (nevaio ad inizio stagione) si scende finchè il sentiero piega a destra e, oltrepassata la costola che bipartisce la parte alta della sottostante valle, scende in fondo ad un vallone chiuso a monte da pareti invalicabili (in alto, a destra, sorgente dalla roccia).

Si scende per sentiero (sempre segnavia CAI 975) sul fondo o sulla destra del vallone; raggiunta una zona con grossi massi, il sentiero traversa a sinistra per poi scendere a tornanti in una zona franosa. Tenendosi sulla sinistra del Torrente Ledron (nella parte alta chiamato Rio de li Pales), si scende per sentiero sempre più evidente; si ritorna quindi sul Torrente Ledron che si attraversa più volte (guadi difficoltosi in caso di piena).

Dopo un lungo tratto pianeggiante, il sentiero incontra, sulla sinistra del torrente, il sentiero segnavia CAI 976 proveniente dalla Forcella d’Antracisa. Si va ora, in leggera salita, verso sinistra; oltrepassata una selletta con sacello, il sentiero scende per prati e boschetti finchè, oltrepassato un ruscello, raggiunge la strada che da Andreis va ad Alcheda, poco dopo le ultime case di Andreis e prima della discesa per raggiungere il ponte sul Torrente Ledron.
Ore 7-8; difficoltà EE

Via dei Cacciatori di Andreis

Da qualche giorno nel web impazza una nuova ferrata atletica tipo “Cassiopea”, “Senza Confini”, “Clap Varmost”, tracciata in una parete a picco su un cimitero (probabilmente per risparmiare nei trasporti), di quelle in cui la roccia si aggira sul quarto grado e gli adrenalinici fruitori raggiungono con cani e porci l’altopiano di Lauco a forza di bicipiti.

Siccome io di bicipiti non ne ho e sono poco ferrato, avendo piuttosto una testa fatta di mugo e ciuffi d’erba, propongo un’interessante alternativa per tutti quelli che la pensano come me, che si accontentano di fare semplice escursionismo e, se proprio devono tirarsi su di peso con qualcosa, preferiscono  roccia mughi ed erba: la Via dei Cacciatori di Andreis.

Per realizzare quindi l’alternativa alla “Farina del Diavolo”, devo assoldare una guida che ne sa una più del diavolo ovvero il Ciccio col Bastone, che questa volta si impegna e supera se stesso: si è perso solo una volta!

Lasciata l’auto in località Sott’Anzas ci si dirige verso l’acquedotto a reperire il sentiero Plangiaria-Albins. Una volta giunti sulla parte alta del sentiero, lo si abbandona per salire la conoide di Albins mantenendosi sul crinale che lo separa dal vecchio pascolo di Plangiaria.

Numerosi schianti in Albins che però riusciamo a superare pur non essendo guide AIGAE!

Quando il crinale si esaurisce sotto le pareti, le si aggira verso destra entrando in una pala prativa sotto ad una parete con un evidente tetto (il Portale). Portatisi sotto il Portale, si incontra un canalino che può essere risalito, oppure si può optare di proseguire per la traccia che continua nel bosco a risalire un ciuculetto quotato 1386.

In mezzo agli alberi il Portale; a destra il ciuculetto 1386 e alla sua sinistra il canalino.

Sotto il Portale.

Per una via o per l’altra, si giunge quindi alla base di un canalino erboso con una lingua detritica; da questo canalino si passa ad un altro adiacente il quale porta ad una selletta tra il ciucul quotato 1513 e il corpo principale del monte (attenzione alle zecche).

A questo punto si risale il costone tra ripidi prati e mughi amicali fino ad oltrepassare i 1700 di quota passando a destra di un soprastante avancorpo roccioso arrivando sotto alle pareti della cresta principale.

Seguendo gli sbiaditi bolli si procede alla base delle pareti verso Sud per un delicato traverso che aggira un costoncino oltre il quale appare a sinistra il canalino di uscita con la caratteristica fessura che ci ricorda il sesso femminile e che si fa desiderare in quanto il terreno si presenta ripido, con presenza di ghiaino e roccia bagnata.

Al grido di “per la Federazione questo ed altro” arriviamo in fessura e ci depositiamo sul sentiero CAI tramite il quale giungiamo in vetta al Raut disdegnando qualsiasi cavetto.

Ultimi passaggi verso la vetta del Raut. Solo per Escursionisti Esperti!

Dalla vetta mare di nubi. Svetta il Cimon del Cavallo e Monte Caulana.

Il Col Nudo e Teverone.

Ore 6.00, difficoltà RRR.

Grazie a Stefano e Alessandro che ci hanno salvato la vita dandoci un passaggio da Pala Barzana ad Andreis.

Monte Castello (1923 m)

Dalla Forcella Navalesc, raggiunta con il seguente itinerario, si seguono le tracce di sentiero di pascolo sul ripido prato Sud-Est; ci si tiene presso la cresta Nord-Ovest del monte e, passando per l’anticima (dove c’è il segnale trigonometrico, 1923 m), si raggiunge la panoramica vetta.

Dalla vetta del Monte Castello il Caregon e il Randelino.

Verso il Resettum, Cresta del Colon e Colciavath. sotto, il Moncorta.

Poichè la salita al Monte Castello viene effettuata più spesso con partenza da Andreis, anziché dal bivacco Molassa, si ritiene opportuno riportare qui di seguito l’itinerario di accesso da Andreis alla forcella Navalesc.

Dalle ultime case di Andreis sulla strada diretta ad Alcheda (tabella), si va a destra per buon sentiero che, oltrepassati alcuni ruscelli, per prati e boschetti raggiunge una selletta con sacello. Dopo una breve discesa, si raggiunge il greto del Torrente Ledron presso il bivio con il sentiero segnavia 976 che sale alla Forcella d’Antracisa; si presegue seguendo il segnavia 975 lungo il Torrente Ledron, lo si attraversa alcune volte (guadi difficoltosi in caso di piena) e quindi si sale più ripidamente sulla sinistra idrografica della valle.

Superata una zona franosa, il sentiero piega a sinistra e riattraversa il torrente (qui normalmente asciutto e con il nome di Rio de li Pales) in una zona caratterizzata da grossi massi. Il sentiero sale ora lungo il greto fino ad incontrare alte pareti che chiudono il vallone (sorgente in alto a sinistra); sempre per evidente sentiero si sale diagonalmente verso destra, si oltrepassa la costola che bipartisce la valle percorsa e quindi si prosegue nel severo canalone ghiaioso (nevaio ad inizio stagione) che ha inizio dalla Forcella Navalesc.

Gli ultimi 150 metri sono abbastanza ripidi; il sentiero li supera con stretti tornanti su terreno a tratti esposto che, specie in presenza di bagnato, richiede notevole attenzione; ore 3.30 da Andreis.

Casera del Monte Fara (954 m)

È situata al centro di un ampio prato inclinato sul versante Nord del Monte Fara, circa a metà fra la vetta del Monte Fara e la ridente frazione di Bosplans. Recentemente riattata e resa molto confortevole, è utilizzata per la monticazione estiva; negli altri mesi è chiusa (chiavi presso il Comune di Andreis). È accessibile dalla strada panoramica di Forcella di Pala Barzana per una strada asfaltata chiusa al traffico non autorizzato.

Panorama verso la Forcella di Pala Barzana.

Oggi la casera, raggiungibile anche in auto (tabella di divieto ancora esistente, ma se la sbarra è aperta si può accedere) è un ottimo ristoro gestito dai volontari del “Consorzio delle Valli e delle Dolomiti Friulane”, e vi si può fare un’ottima sosta pranzo/merenda per degustare vari prodotti provenienti dalle numerose attività silvopastorali associate al Consorzio.

Monte Raut. Si vede tutta la Via dei Cacciatori di Andreis. Sotto, Albins-Plangiaria, a fianco il Monte Castello, e in mezzo il Riut Susaibes.

Alla casera si può giungere per altri itinerari partendo da Maniago per la Forca de la Crous, oppure da Andreis o Bosplans per il vecchio sentiero. Oltre a questo, suggeriamo anche il sentiero CAI 996 che parte da Montereale e percorre la splendida Forra del Cellina.

L’andre del Fara.

Landre Scur (1113 m)

Il Landre Scur è una cavità naturale situata nel versante Nord del Monte Resettum in territorio del Parco Naturale Dolomiti Friulane. La grotta, che si estende per una lunghezza di oltre quattro chilometri, è il fenomeno più rappresentativo di carsismo del gruppo Raut-Resettum, e si apre a quota 1113 nella parte alta della Val de Crode con un ingresso di venti metri di altezza e altrettanti di larghezza. Gli studi effettuati nella cavità, attraverso le esplorazioni speleologiche iniziate in maniera scientifica nel 1967, suggeriscono che tra i cunicoli ipogei del Landre Scur un tempo scorressero le acque del Cellina, andando a costituire un’antica sorgente del fiume.

Davvero bello e monumentale l’ingresso il quale ha fatto sì che Landre Scur sia diventato una delle attrazioni naturalistiche principali del Parco, talmente interessante da indurre gli amministratori a commissionare la costruzione di un sentiero ex novo per poter raggiungere la cavità. E a ragione, visto che arrivati in prossimità dell’apertura, pare che da un momento all’altro spunti fuori un Tirannosaurux Rex e, aggiungo io, non sarebbe male in effetti portarvi all’interno qualche sagoma di dinosauro per rendere ancor più suggestivo il sito, vista la vicinanza del famoso ritrovamento di masso con impronte fossili di Casera Casavento, nonché tutti gli altri massi con impronte disseminati nella valle, un eccezionale patrimonio icnologico unico in Italia, il quale ho purtroppo nuovamente constatato che non è assolutamente preso in considerazione dopo essere stato nel nuovo centro visite di Claut, allestito con l’entusiasmante museo etnografico, nonché la nuova parte dedicato alle famose e  importantissime azioni militari della grande Guerra nel Friuli Occidentale.

Rinfranca il cuore comunque, vedere che il Parco investe buoni capitali per costruire il nuovo sentiero per il Landre Scur con pregevoli opere realizzate con pali di legno (anche a struttura incastrata!), sorretti da tiranti in acciaio con successivo riempimento di sassi. Tutto questo per portare il turista ad una grotta sì con ingresso monumentale, ma niente più, perché il fruitore domenicale certo non intraprende l’esplorazione della cavità, ignari tutti che all’interno del Parco vi sia una grotta con un pari ingresso e una sorgente attiva che dà vita alla sottostante spettacolare cascata, un ingresso insomma da SOGNO,  il cui sentiero di accesso per essere reso fruibile richiederebbe una minima manutenzione di pala e piccone.

Ore 1.30 da Casera Casavento; difficoltà T.

Coltaront (986 m)

Un giorno un orso riuscì a procurarsi un pezzo di carne.

Lo stava mangiando quando arrivò l’astuta volpe attirata dall’odore del cibo. Essa iniziò a lodare l’orso dicendo: “Tu sì che sei il più forte e il più bello degli animali, se tu sapessi rispondere a questa domanda saresti anche il più intelligente”.

L’orso si bloccò e pareva molto interessato a ciò che la volpe stava dicendo, allora questa continuò: “Quanto fa due più due?”. L’orso orgoglioso, perché sapeva la risposta, disse: “Quattro”. Contemporaneamente la carne gli cadde dalla bocca e l’astuta volpe rapidissima la ingoiò.

 

Difficoltà R; da Poffabro ore 4.00 andata e ritorno. Tempistiche notevolmente riducibili se si lascia a casa lo smartphone.

 

 

 

Stalle Polacia


Il sentiero che sale a Casera Salinchieit da Casera Ropa già descritto in questo sito, era troppo bello e ben conservato per essere un sentiero a sé stante. La fitta rete di sentieri  a Nord della Dassa che si riscontra nelle mappe poi non può che lasciar presagire un collegamento certo tra la bella borgata di Chievolis, cittadina della Val Silisia posta allo sbocco con la Val Tramontina, e la Casera Salinchieit, complice il sentiero sopra menzionato, quasi un’autostrada tra i boschi di faggio a Nord del Rodolino.

Parto quindi prima dell’alba da Tamarat lungo il sentiero di servizio all’elettrodotto in compagnia di un amico che ha un po’ di pratica di questo tipo di attività: Claudio. Con noi Giorgetto, anche lui esperto di ricerca sentieri, anche se alle volte soffre di preoccupanti vuoti di memoria …

Chievolis.

Il sentiero, ben tenuto e anche bollato, segue l’elettrodotto fin poco prima dell’ultimo traliccio dove si alza per passare un rio con franamenti e si mantiene in quota fino alle Stalle Polacia, proprietà di Adriana.

Stalle Polacia.

Dopo aver passato un paio di rii (occhio ai dinosauri) si arriva alle Stalle Foos (proprietà di Maria Grazia) oltre le


quali ci si abbassa a traversare un corso d’acqua dopo il quale un ultimo rudere si affaccia sulla Busa Granda.

Di fronte a noi si percepisce la depressione della Busa Granda. Sopra le pareti passa il sentiero tra Casera Ropa (sul pianoro che si intuisce a destra) e Casera Salinchieit (dietro la forcella che si intuisce a sinistra).

Stalle Foos.

Oltrepassata anche questa sempre in lieve discesa,si passa un altro rio costituito da ciottoli grossolani oltre il quale la mole della diga di Selva appare sempre più imponente e minacciosa.

Superato il Silisia su un ponticello, il sentiero riprende sull’altra sponda in salita e risale il bosco fino ad una selletta dove vi è il tratto più difficile e pericoloso dell’escursione: giungere a Selva attraversando i prati di Moranda senza essere impallinati!

In evidenza Pizzo Lovet e Col di Luna. Si vede gran parte del Sentiero Andreuzzi.

Giunti a questo punto del racconto direte: ma come, non dovevano arrivare in Salinchieit dall’altra parte della valle 800 metri più in alto?!? Certo, ma questo racconto parla delle Stalle Polacia, attraversata adatta a tutti, remunerativa e divertente per gli amanti del genere. Come dite? Se ci siamo arrivati in Salinchieit? Voi cosa ne pensate?

Troi da li Fous

Tra l’ ottobre e novembre del 1864 avvenne un tentativo di insurrezione popolare atta a portare l’ indipendenza delle Venezie dal dominio austiaco per essere annesse al Regno d’ Italia. Tali fatti, passati alla storia come Moti Friulani, hanno avuto teatro a cavallo della Val Tramontina, e gli insorti hanno avuto come base per progettare la loro azione l’ abitato di Navarons, borgo posto all’ingresso della valle in destra orografica del fiume Meduna.

Navarons

Navarons.

Tale azione prevedeva di assaltare le varie gendarmerie della zona, sollevare le popolazioni e dirigersi ad Ampezzo dove si sarebbero uniti alle bande provenienti dalla Carnia e da Belluno per presidiare il Passo della Morte. Tuttavia, l’ unica banda che partí fu quella di Navarons che, una volta giunti al Passo Rest venne avvisata che ad Ampezzo li attendeva una guarnigione di austriaci. Vistisi accerchiati, l’unica cosa che restava da fare era di nascondersi tra le rupi delle valli circostanti, e fu cosí che si diede il via ad un epico inseguimento tra le vallate.

Capo di tale banda era il medico Antonio Andreuzzi, nativo di Navarons e fervente patriota mazziniano. Per condurre la lotta armata, la banda aveva bisogno di armi; i fucili venivano importati clandestinamente dall’Italia, mentre le bombe vennero prodotte direttamente in loco con la complicità del fabbro e del farmacista del paese. La produzione peró doveva essere fuori portata dagli occhi indiscreti, per cui venne trovato un luogo non molto distante dal borgo e ben nascosto che divenne la fucina per questa produzione. Tale luogo, denominato Fous di Marcat  è oggi visitabile grazie al comodo sentiero denominato “Troi da li Fous”.

Troi da li Fous

La Fous di Marcat.

Dall’ abitato di Navarons si percorre via Garibaldi fino che questa finisce nei pressi di un ponticello; poco piú avanti parte sulla sinistra un sentiero che inizia a salire ripido, passa accanto ad una presa dell’ acquedotto e sale ancora arrivando ad un bivio che si prende a destra.

Troi da li Fous

Troi da li Fous

In breve si passano delle ghiaie oltre le quali vi è un costone attorniato da una cengia ottimamente attrezzata con cavo e parapetto. Questa cengia porta sopra al luogo dove venivano fabbricate le bombe Orsini, ben visibile in basso anche se non vi è piú alcuna traccia di ció che poteva essere la rudimentale fucina.

Troi da li Fous

Troi da li Fous

Dal fondo della fous di Marcat verso il pulpito panoramico.

Dal fondo della fous di Marcat verso il pulpito panoramico.

Dal pulpito si vedono due giovani garibaldini alla Fous di Marcat.

Dal pulpito si vedono due giovani garibaldini alla Fous di Marcat.

Ritornati sui propri passi e raggiunto il bivio, si prosegue questa volta dritti passando sotto Li Gravis di Trep. Il sentiero, sempre comodo e ben marcato, finisce ad intersecare un altro marcato sentiero; ci si sposta di qualche metro sulla sinistra per reperire un sentiero seminascosto che continua la direttiva della dorsale. In pochi minuti si arriva quindi al Ricovero Col Maour. Difficoltá T, ore 1.10

Il Ciucul dal Signour.

Il Ciucul dal Signour.

Col Maior

Col Maior

Tale visita non puó concludersi senza prima fare una visita al Museo Casa Andreuzzi, dove sono raccolti reperti dell’ epoca appartenuti ai garibaldini di Navarons, nonché i documenti che attestano i rapporti intercorsi tra Antonio Andreuzzi e i vari irridentisti tra cui anche Giuseppe Garibaldi. Per visitare la Casa Andreuzzi è necessario accordare l’ apertura telefonando al Comune di Meduno al numero 0427 86130.

Casa Andreuzzi

Casa Andreuzzi

Casa Andreuzzi

Bomba Orsini.

Casa Andreuzzi

A completamento della giornata si propone inoltre di passeggiare tra le vie di Navarons, dove segnaliamo il cimitero ove è sepolto Antonio Andreuzzi e il figlio Silvio, la bottega del fabbro, e il cortile dove la Banda di Navarons consumó l’ultima cena prima di partire nella propria azione.

Il cortile dove si é consumata "L' ultima cena".

Il cortile dove si é consumata “L’ ultima cena”.

Per saperne di piú sui vari spostamenti della banda clicca qui.

Troi da li Fous

Troi da li Fous

Troi da li Fous