Archivio della categoria: Spalti di Toro e Monfalconi

Bivacco fisso Antonio Marchi-Renzo Granzotto (2170 m)

Sorge su di un ripiano dello sperone che divide la parte alta della Val Monfalcon di Forni, a breve distanza della Forcella del Leone, dalla Forcella Monfalcon di Forni, dalla Forcella da las Busas e dalla Forcella del Cason. Costruito nel 1962 dalla Sezione C.A.I. di Pordenone e distrutto nel 1988 da una slavina, è stato ricostruito nel 1989 alcune decine di metri più ad Est in posizione più sicura. Affiliato alla Fondazione Antonio Berti, è dotato di 12 posti letto, è sempre aperto e l’acqua si trova a pochi minuti, alla base del ghiaione che scende da Cima Barbe. È dedicato alla memoria di due eminenti alpinisti pordenonesi.

Dal Rifugio Pordenone si prende il sentiero che, con lunga traversata, si porta poco sopra lo sbocco della Val Monfalcon di Cimoliana nella Val Meluzzo (un altro sentiero inizia partendo da poco oltre la Casera Meluzzo). Si sale per evidente sentiero su ghiaie rimontando la lunga valle che si interna fra la dorsale Monfalcon di Montanaia – Croda Cimoliana – Cima Meluzzo a sinistra e Cresta del Leone – Cima Stalla a destra.

A circa 1800 metri si incontra il (dismesso) sentiero segnavia CAI 360 proveniente da sinistra dal Bivacco Perugini oltre la Forcella Cimoliana; si prosegue la salita prima per dossi erbosi e poi ancora per ghiaie alla base delle rocce della Cresta del Leone fino a raggiungere la stretta Forcella del Leone, fra il Monfalcon di Cimoliana a sinistra e la cresta del Leone a destra; fin qui ore 3.30.

Dalla forcella si scende per sentiero nel breve canalone ghiaioso che sbuca nel catino superiore della Val Monfalcon di Forni, attraversa il bordo del catino terminale e si raggiunge il vicino bivacco situato in posizione panoramica sullo sperone che divide la parte alta della Val Monfalcon di forni.

Ore 3.45, difficoltà E.

Pubblichiamo qui di seguito un altro itinerario di accesso dal Rifugio Pordenone, ottimo da abbinare al precedente per un bellissimo anello attorno al Ramo del Leone.

Dal Rifugio Pordenone si scende sul Pian Meluzzo raggiungendo direttamente la Casera Meluzzo, recentemente ricostruita. Per carrareccia, chiusa al traffico non autorizzato, si risale la pianeggiante valle alluvionale fino all’incrocio con la Val Postegae. Si lascia a destra l’itinerario per la Val Postegae e si prosegue a sinistra prima per carrareccia e poi seguendo il segnavia CAI 361 sul greto. Più in alto si ritrova il sentiero che, superato l’incrocio con la Val di Brica, porta sul prato dove sono ancora evidenti i ruderi della Caseruta o Cason dei Pecoli (1363 metri; fin qui ore 1.15)

Si lascia a destra il segnavia CAI 361 che risale la Valmenon e si inizia a salire ripidamente la soglia baranciosa della Val Monfalcon di Forni (segnavia CAI 359). Il sentiero si inerpica sulla destra della valle e quindi, uscito dai pini mughi, attraversa su prato ed in quota una caratteristica spianata glaciale (attenzione al  segnavia, specie in discesa). Per sentiero, si risalgono alcuni dossi fino a raggiungere un’altra zona pianeggiante alla base dello sperone roccioso che divide in due la parte alta della valle. Si sale al centro del vallone di sinistra (seguire il segnavia; solo tracce) e si raggiunge il bivacco situato su un ripiano dello sperone che divide la parte alta della valle.

Ore 3.45, difficoltà E.

Bivacco fisso Giuliano Perugini (2060 m)

E’ situato sullo spallone erboso a Nord del Campanile di Val montanaia ed è dedicato alla memoria di una guida triestina caduta sul Jof Fuart. E’ di proprietà delle due sezioni C.A.I. di Trieste, Società Alpina delle Giulie e XXX Ottobre; è affiliato alla Fondazione Antonio Berti ed è dotato di 9 posti letto. L’acqua si trova lungo il sentiero d’accesso dal Rifugio Pordenone a circa un’ora dal bivacco e, non sempre, un centinaio di metri a monte dello stesso.

Dal rifugio, salito un breve e ripido tratto in bosco, e raggiunto con un lungo traverso il fondo della Val Montanaia , si sale per un buon sentiero sulla destra della valle.

Dopo circa un’ora di salita si inizia a vedere il Campanile, dalla forma unica, che dominerà tutto il restante percorso.

Dopo aver superato un ripido tratto fra i mughi (ultima acqua sicura), si risale un aperto pendio ghiaioso ed erboso e, passando poco sotto la parete Est del Campanile, si raggiunge il dosso erboso dove sorge il bivacco.

Ore 2.30, difficoltà E.

Cima Cadin degli Elmi (2424 m)

Cima Cadin degli Elmi vista dal Sentiero Marini.

Cima Cadin degli Elmi vista dal Sentiero Marini.

Soprastante il Bivacco Gervasutti dal quale si accede, Cima Cadin degli Elmi è una superba cima tra i Monfalconi che impone una salita non banale, ma abbordabile dagli escursionisti che hanno pratica ed amano metter mani sulla roccia.

Cadin degli ElmiCadin degli Elmi

Dal bivacco ci si incammina nel catino dietro di esso a risalire le ghiaie che scendono dalla Cresta di Santa Maria mantenendosi alla destra di un evidente spuntone roccioso cui fa capo l’ omonima forcella.

Cadin degli Elmi

Giunti in forcella e rivolto un attimo uno sguardo verso la lontana Casera Vedorcia ed il territorio circostante, ci si volge a destra dove un canalino ghiaioso risale la cresta in corpo alla nostra cima.

Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Guadagnata la sommità della crestina iniziano i prati e la traccia punta ad un torrione che costituisce l’ antecima Sud della vetta.

Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Giunti quasi al bordo dei prati interrotti dai precipizi che sprofondano in Val di San Lorenzo, si traversa a sinistra passando alcuni canali ed entrando sotto alle pareti occidentali della Cima Cadin degli Elmi; seguendo i numerosi bolli e ometti che indicano un cambio di direzione, si traversa la base delle pareti per entrare in un canalino che si risale con divertenti passaggi di I grado dal quale si esce a pochi metri dalla panoramicissima vetta.

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Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Ore 1.10 dal bivacco, difficoltà A.

Cadin degli Elmi

Sentiero Arturo Marini

ATTENZIONE!! – SENTIERO DISMESSO O PER ALPINISTI SENZA ATTREZZATURE

Il tracciato del Sentiero Marini visto dal Col Cadorin.

Il tracciato del Sentiero Marini visto dal Col Cadorin.

Da anni la mia amica Francesca mi parla del famigerato Sentiero Marini, percorso da lei in compagnia di Daniele anni fa, e rivelatosi un’ interminabile calvario su ghiaie mobili ed esposte. Desideravo quindi da tempo scoprire le insidie di tale tratto dell’ Alta Via dei Silenzi, oggi sicuramente ancor più faticoso visto che è stato giustamente dismesso nel 2009 ed abbandonato da allora.

Sentiero Marini

Dal Rifugio Pordenone si scende ad attraversare le ghiaie della Val Montanaia ed al di là si incontra subito il sentiero segnavia CAI 352 che inizia immediatamente a salire ripido ed a tornanti nel bosco. Dopo circa 30 minuti si raggiunge una selletta dalla quale si può ammirare in tutta la sua imponenza il Campanile di Val Montanaia.

Sentiero Marini

Il sentiero prosegue attraversando alcuni canaloni e tratti boscosi fino a pervenire sullo splendido balcone del Col Cadorin: eccezionale da questo belvedere la visione degli Spalti di Toro!

Sentiero Marini

Sentiero Marini

Sentiero Marini

Sentiero Marini

Cima Cadin degli Elmi e di Vedorcia dal Col Cadorin.

Si prosegue prima in quota, poi, con una rampa, si sale alla base delle rocce (un breve tratto richiede attenzione) e con una cengia si raggiungono le ghiaie della Val di San Lorenzo (targa in ricordo del giovane alpinista pordenonese Arturo Marini).

Sentiero Marini

Sentiero Marini

Sentiero Marini

Attraversato in quota l’ ampio ventaglio di ghiaie, il sentiero risale una ripida pala di pini mughi per poi proseguire verso sinistra e raggiungere la panoramica conca erbosa dove sorge il bivacco Gervasutti.

Sentiero Marini

Sentiero Marini

Giunti alle ghiaie di San Lorenzo, il sentiero risulta interrotto dai dilavamenti che hanno portato via il terreno su cui si poggiava; portandosi sul ciglio del canale, si cerca di traversare dove meglio conviene per portarsi sul fondo dello stesso (abbassarsi qualche metro).

Il dilavamento delle ghiaie deove passava il sentiero.

Il dilavamento delle ghiaie dove passava il sentiero.

Una volta sul fondo, guardando verso le rocce in alto, si noterà un vecchio bollo conservatosi in quanto impresso nella roccia; traversando ci si porta nelle prossimità del bollo entrando in un canalino sabbioso ed uscendone alla sua sommità tramite un passaggio in opposizione.

Sentiero Marini

Il canalino sabbioso.

Traversando nuovamente con due passi delicati, si gira l’ angolo trovandosi di fronte un insperato canale dal fondo roccioso. Si risale il canale fino al suo esaurimento alla base delle pareti dove si può traversare verso Sud portandosi sulle ghiaie più stabili al di là del franamento raggiungendo la ben evidente ripida pala di mughi (ometti).

Sentiero Marini

Dopo questi passagi il sentiero torna via via più agibile fino ad approdare alla verde conca del Bivacco Gervasutti.

Sentiero Marini

Difficoltà EE/R, ore 4.00/5.00. Traversata effettuata in data 24 settembre 2016 con Francesca e Alessandro. Si ricorda che l’ ambiente descritto potrebbe subire ulteriori modifiche a seguito di particolari eventi atmosferici. Ma questo fa parte dell’ avventura…

Sentiero MariniSentiero Marini

Monfalcon di Montanaia (2548 m)

Con i suoi 2548 metri di altezza il Monfalcon di Montanaia è la vetta più alta del gruppo; per raggiungerne la cima bisogna affrontare una scalata di circa trecento metri in ambiente puramente dolomitico.

Dal Rifugio Pordenone (occhio a non svegliare i turisti) si risale la Val Monfalcon di Cimoliana mediante il sentiero CAI 349 fino al bivio con il dimesso sentiero CAI 360 dedicato a Piero Taiariol.

Monfalcon di Montanaia

Monfalcon di Montanaia

Forcella Cimoliana dal sentiero 349

Qui si può scegliere tra le 2 alternative: proseguire per Forcella Leone e reperire poco più in alto un sentiero (ometto sulla sinistra) che si alza in direzione Nord per poi piegare a Sud portandosi sotto le pareti; un passaggio tra i mughi (bolli rossi) permette di accedere ad un canalino che risalito porta in breve all’ ingresso del Cjadinut di Cimoliana.

Le crode che scendono da Punta Koegel. sotto di esse passa la traccia che seguita verso sinistra porta all'entrata del ciadinut.

Le crode che scendono da Punta Koegel. sotto di esse passa la traccia che seguita verso sinistra porta all’entrata del Cjadinut.

Diversamente, al sopraccitato bivio si sale lungo il rio con acqua che scende da Nord; prima del salto roccioso si obliqua a destra e seguendo tagli e ometti si giunge in maniera più diretta sotto alle pareti dove si incontra il passaggio tra i mughi.

Il rio da risalire come seconda ipotesi per entrare nel Ciadinut.

Il rio da risalire come seconda ipotesi per entrare nel Cjadinut; da qui si va a destra verso un’ ampia traccia tra i mughi.

Monfalcon di Montanaia

Una volta giunti al Cjadinut lo si risale tra i prati mantenendosi poco più alti delle ghiaie cercando il terreno migliore. Contornando si arriva quindi nella parte alta dove il terreno diventa più ripido portando alla parte finale del Cjadinut dove un’ evidente freccia rossa indica il canale da prendere.

In entrata del Ciadinut.

In entrata del Cjadinut.

Strani segnali ci mettono in guardia dai pericoli...

Strani segnali ci mettono in guardia dai pericoli… (Foto di Andrea92c)

Monfalcon di Montanaia

Inizia qui la parte alpinistica dell’ escursione costituita da canali dal fondo instabile e cenge ricoperte da detriti.

Si comincia subito con un angusto canalino che porta ad una cengia facile ma esposta su un insondabile precipizio. In alternativa si sale a sinistra e si traversa su terreno friabile ma meno vertiginoso.

L' attacco della via.

L’ attacco della via.

Monfalcon di Montanaia

Monfalcon di Montanaia

Dopo questo passaggio vi è un secondo canale ancora più angusto del primo che in uscita oppone alcuni metri di II grado da affrontare in spaccata per guadagnare una panoramica spalla (a destra chiodi con cordino per eventuale doppia).

Monfalcon di Montanaia

Monfalcon di Montanaia

Dalla spalla si cambia direzione per una cengia abbastanza infida ed aerea all’ inizio che poi diviene più larga e meno esposta. Dopo esserci alzati di quota, la cengia insiste nella stessa direzione per poi esaurirsi; si riprende quindi a salire repentinamente per roccette e canalini in direzione di Punta Mantica fino a giungere ad una bella sella tra quest’ ultima e la cima principale. Qui il panorama finalmente si apre sulla valle del Piave e sulle famose vette dolomitiche tra cui spiccano Pelmo e Antelao, Civetta, Tre Cime di Lavaredo ed il vicino Cridola.

Monfalcon di Montanaia

Monfalcon di Montanaia

Monfalcon di Montanaia

Dalla sella si va a sinistra e si sale per la tormentata cresta finale. Dopo pochi passaggi si affronta una breve cengetta e il seguente canalino entrambi esposti ma con roccia buona e ottimi appigli.

Monfalcon di Montanaia

Foto di Andrea92c.

Superate queste difficoltà si è finalmente in vista della piccola croce di vetta dalla quale si gusta un panorama a 360 gradi su tutto il gruppo Spalti di Toro-Monfalconi, Pramaggiore, Caserine, Duranno, Cima Preti, Col Nudo, Dolomiti e Alpi Carniche fino agli Alti Tauri.

Gli spalti di Toro e, piú lontana, la Cima dei Preti.

Gli spalti di Toro e, piú lontana, la Cima dei Preti.

Il Monte Pramaggiore.

Il gruppo del Pramaggiore.

La Val Montanaia vista dall, alto. A sinistra fa capolino il Campanile di Val Montanaia. (Foto di AndreaC92).

La Val Montanaia vista dall, alto. A sinistra fa capolino il Campanile di Val Montanaia. (Foto di Andrea92c).

La Valle del Piave. Al centro l' Antelao.

La Valle del Piave. Al centro l’ Antelao.

Il Cridola ed il Monfalcon di Forni.

Il Cridola ed il Monfalcon di Forni.

Dal Rifugio Pordenone 5 ore; 1.45 dall’ attacco della via; difficoltà E fino a tutto il Cjadinut, la parte finale oppone un’ arrampicata mediamente di I grado con un paio di passaggi di II su terreno friabile ed anche esposto.

Monfalcon di Montanaia

Monfalcon di Montanaia

Monfalcon di Montanaia

Monfalcon di Montanaia

Monfalcon di Montanaia

Monfalcon di Montanaia

Monfalcon di Montanaia

Cridola (2581 m)

Mentre dall’ alto valico scendevo verso la vallata del Piave, vidi aprirsi sulla mia sinistra una valletta breve, ma grandiosa, con nello sfondo una stupenda forma dolomitica. Sorpreso da tanta bellezza, mi domandai come mai si chiamasse quel monte turrito. “El Cridola”, mi disse infine un uomo che lavorava in un pascolo. E la via per salirci? “Su la croda del Cridola no se ghe vien”, fu la risposta. Rimasi colpito: una vetta dolomitica ancora vergine mi guardava! Due giorni dopo le Marmarole, la vetta superba era mia. Mi trovavo per primo, felice e contento, sulla cima piú alta delle Alpi Clautane settentrionali e il mio sguardo spaziava a Sud su un mondo inebriante di mirabili castelli e torri  e colonne, molte delle quali superavano la mia montagna, se non in altezza, certo per l’attrattiva delle loro forme incredibilmente ardite. Sorgevano lingueggianti le “lame di spade”e i “fasci di baionette”, come il Murray chiamava le dolomiti con immagini felici. Un regno fantastico che, chiuso dall’ anello fatato dell’ignoto e del mistero, sbarrate le porte, aspettava, in purità verginale, il rivelatore: le Alpi Clautane.

                                                                                             Julius Kugy “Dalla vita di un Alpinista”.

Dal Rifugio Giaf si sale alla soprastante Forcella Scrodavacca per la bella mulattiera con segnavia CAI 346.

Cridola

Cridola

Giunti in forcella si abbandona il sentiero che scende in Val Prá di Toro e al Rifugio Padova per salire sulla destra (segnavia CAI 344) prima per detriti e poi per un friabile canalino a raggiungere la Tacca del Cridola, forcella che si affaccia sulla Val Cridola (fin qui EE, ore 3.00).

Cridola

Cridola

Cridola

Cridola

Dalla Tacca in corrispondenza di alcune lapidi parte a sinistra la via normale al Cridola segnalata da bolli rossi ma su terreno friabilissimo e pericoloso. Senza problemi di orientamento, in un paesaggio dolomitico spettacolare tra cenge, canalini e strane conformazioni della roccia, si arriva a toccare l’agognata cima dove svetta la croce posizionata dalla comunitá di Lorenzago.

Cridola

Cridola

Cridola

Cridola

Cridola

Cridola

L’ agognata croce di vetta del Cridola. Foto di Daniele.

Panorama dalla vetta del Cridola verso la valle del Piave. Foto di Pietro.

Panorama dalla vetta del Cridola verso la valle del Piave. Foto di Pietro.

Cridola

Ore 2.00, difficoltá A (in prevalenza I grado e tre brevi passaggi di II grado, attenzione ai bolli in discesa).

Cridola

Cridola

Cridola

Cridola

Cridola

Rifugio Padova (1278 m)

Rifugio Padova

Inaugurato nel 1910 dalla Sezione CAI di Padova, fu successivamente distrutto da una valanga; venne ricostruito in zona piú sicura, nella parte bassa del prato. E’ accessibile da Domegge con una stretta strada in gran parte asfaltata che corre alta sulla destra orografica della Val Talagona.

Aperto con servizio di alberghetto d’estate e durante i giorni festivi, dispone di cinquanta posti letto; telefono 0436 – 72488.

Vista la facilità di accesso, il rifugio puó essere una meta ideale per la gita domenicale in famiglia vista la presenza di giochi all’ aperto e del simpatico anello di Prá di Toro adatto ai piú piccoli.

Lungo l' anello del Prá di Toro. Sullo sfondo gli omonimi Spalti.

Lungo l’ anello del Prá di Toro. Sullo sfondo gli omonimi Spalti.

Rifugio Padova

Nei pressi del rifugio.

Francesco.

Francesco.

Per chi invece ama le passeggiate un po’ piú lunghe riportiamo la traversata al Rifugio Giaf passando per la Forcella Scrodavacca tramite sentiero CAI 346 in 3.15 ore.

Per una comoda mulattiera si risale prima in bosco e poi su terreno aperto la Val di Toro; lasciato a destra il sentiero segnavia CAI 342 diretto al Bivacco Marchi-Granzotto, si prosegue a tornanti internandosi nel lungo corridoio sassoso della Forcella Scrodavacca, aperta fra il Gruppo del Cridola a Nord e quello dei Monfalconi a Sud.

Rifugio Padova

La Val di Toro

In discesa dalla Forcella Scrodavacca.

In discesa dalla Forcella Scrodavacca. Foto di Pietro.

Oltrepassata la forcella (splendido panorama verso la Carnia), si scende verso Est e, sempre per comoda mulattiera, si raggiunge il rifugio.

Rifugio Padova

Rifugio Giâf (1405 m)

Rifugio Giaf

Foto di Pietro Del Negro.

Di proprietà del Comune di forni di Sopra, è affidato alla Sezione CAI di Forni di Sopra. Sorge alla base del Costón di Giâf, nell’ Alta Val di giâf, ed è accessibile per carrozzabile, molto dissestata nella parte alta, da Chiandaréns (962 metri), frazione di Forni di Sopra (si consiglia di lasciare gli automezzi presso le opere di presa idroelettrica o comunque prima di attraversare il ponte sul torrente dal quale si può raggiungere il rifugio, anche per una bella scorciatoia, in circa 40 minuti). Aperto d’ estate con servizio d’ alberghetto, è dotato di 45 posti letto; telefono 0433 – 88002. Un edificio poco sotto il rifugio può costituire un buon ricovero invernale.

Rifugio Giaf

Foto di Pietro Del Negro.

Il rifugio gode di un’ ottima posizione alla base delle Dolomiti di Forni e del gruppo del Cridola.

Rifugio Giaf

Cjadinut di Cimoliana

Tra i cadini dei Monfalconi il Cjadinut di Cimoliana è l’unico a non essere attraversato da sentieri ufficiali, e questo ne fa una piccola perla per chi ama solitudine e tranquillità.
Dal Rifugio Pordenone si percorre il sentiero CAI 349 che si addentra nella Val Monfalcon di Cimoliana.

Val Monfalcon di Cimoliana

Val Monfalcon di Cimoliana

Val Monfalcon di Cimoliana

La cresta del Leone.

La cresta del Leone.

Giunti circa alla quota 1800 metri il sentiero attraversa un corso d’acqua alla base di un ghiaione tra i mughi. Tale ghiaione va risalito abbandonando il sentiero e puntando alla sua sommità sotto un evidente torrione; a destra di esso un piccolo lembo di prato costituisce la porta d’entrata del Cjadinut di Cimoliana (il ghiaione puó essere imboccato anche più in alto dove viene intersecato dal sentiero CAI 360 che si diparte dal 349 poco più a monte).

Cadinut di Cimoliana

Cadinut di Cimoliana

Cadinut di CimolianaPace e silenzio contornati da quinte di dolomia ci accompagneranno mentre ci aggiriamo ad esplorare questo catino che è sicuramente il più appartato dei Monfalconi.

Cadinut di Cimoliana

Cadinut di Cimoliana

Cadinut di Cimoliana

Cadinut di Cimoliana

Cadinut di Cimoliana

Cadinut di Cimoliana

Cadinut di Cimoliana

Cadinut di CimolianaCadinut di CimolianaDifficoltà E. Ore 2.15 dal rifugio all’ingresso nel Cjadinut; 1.20 per il rientro. Dal Cjadinut di Cimoliana si può salire al Monfalcon di Montanaia con attrezzatura alpinistica; da informazioni della guida Berti pare si possa montare su una cengia che porta alla Forcella Cimoliana.

Cadinut di Cimoliana

Cadinut di Cimoliana

Cadinut di Cimoliana

 

 

Rifugio Pordenone (1249 m)

Rifugio Pordenone

Di proprietà della Sezione CAI di Pordenone, è stato costruito nel 1930 e quindi più volte ampliato e rimodernato; ha circa 60 posti letto ed è custodito con servizio di alberghetto durante l’ estate e, quando la strada è percorribile, nei fine settimana e nei giorni festivi. Sorge su un promontorio boscoso a monte dello sbocco della Val Montanaia nella Val Meluzzo e, per la sua ubicazione, è utile per escursioni nel Gruppo degli Spalti di Tóro – Monfalcóni ed in quello del Pramaggiore. Per ricovero invernale, può essere utilizzato un apposito locale adiacente al rifugio o la sottostante Casera Meluzzo.

Casera Meluzzo.

Casera Meluzzo.

Da Cimolais si sale per la carrozzabile la lunga Val Cimoliana che si interna fra i gruppi della Cima dei Prèti, degli Spalti di Tóro e dei Monfalcóni a sinistra (Nord) e del pramaggiore a destra (Sud).

Rifugio Pordenone

Il Torrente Cimoliana nei pressi del Ponte Gotte.

Da Pian Fontana la vista si apre verso la Cima dei Preti.

Da Pian Fontana la vista si apre verso la Cima dei Preti.

Tramonto sui Monfalconi.

Tramonto sui Monfalconi.

Dopo circa 13 chilometri, sul Pián Meluzzo, la val Cimoliana finisce in quanto il suo prolungamento verso Nord – Est prende il nome di Val meluzzo; sul Pián Meluzzo c’ è pure un bivio: si lascia la strada che risale la Val Meluzzo diretta alla vicina Casera Meluzzo (1168 m) e si prende la strada a sinistra che, con alcuni tornanti, porta al posteggio del rifugio.

Per sentiero si sale a destra, si attraversa il fiume di ghiaie della Val Montanaia e quindi, con un paio di tornanti, si supera la breve rampa boscosa giungendo al rifugio. Difficoltá T, ore 4.00 da Cimolais; ore 0.05 dal parcheggio del rifugio.

Attualmente i gestori sono Marika ed Ivan; per ulteriori notizie ed informazioni sulle attivitá del rifugio clicca qui.

Rifugio Pordenone

Marika dietro il bancone.

Rifugio Pordenone

Ivan alle prese con un bieco personaggio.

Innumerevoli le traversate ed escursioni che hanno come base di partenza il Rifugio Pordenone. Ne elenchiamo alcune:

Cjadinut di Cimoliana

Monte Pramaggiore

Monfalcon di Montanaia

Al Bivacco Gervasutti tramite il Sentiero Marini

Cima delle Ciazze Alte

Bivacco Marchi-Granzotto.