Col della Luna (1422 m)

Val Tramontina. A parte Palcoda e le Pozze Smeraldine, si tratta della valle più sconosciuta, sbeffeggiata e bisfrattata dai friulani, piena di zecche, con cime pelose e ricettività pressoché nulla. Figurarsi nel resto d’Italia chi la conosce! Questo riguardo ai capoluoghi e ai bei sentieri CAI di cui qualcuno ha sentito parlare, figurarsi tutto ciò che è fuori sentiero o nemmeno segnato nelle mappe!

Eppure ultimamente, un manipolo di partigiani alla ricerca della propria storia, hanno inaspettatamente calcato una delle vette a me più care della valle, portandola alla ribalta popolare attraverso i social: il Col della Luna.

Complimenti quindi agli esploratori, certo però che, quando vedi qualcuno che ravana nei tuoi ambiti, senti l’istinto di far sentire la tua presenza…

Domenica libera, tempo uggioso, chissà quando tornerà un’altra occasione del genere. Sei fuori forma e nel pomeriggio  probabilmente piove, che si fa? Si va a esplorare un sentiero che ti hanno indicato e del quale non ci sono notizie! Parto quindi da Pradis di buonora e attacco la strada chiusa al traffico che si inerpica sul versante Nord di Forcella Spessa. La strada me la ricordo noiosa a parte alcune belle visuali sul Roppa-Buffon, però la giornata uggiosa non regala gli scorci che ho impressi nella mente.

Dalla strada ochieggia l’Aquila di Tramonti.

 

Alla prima occasione decido quindi di abbandonare la strada per una traccia che subito porta ad un rudere.

Proseguendo per la traccia si scopre ben presto un mondo di innumerevoli stavoli e manufatti che rivelano un passato di grande frequentazione umana del comprensorio, ormai inghiottito dal bosco di faggio e peccete. Proseguo verso Est e dopo un paio di sorprendenti scoperte tra belle mulattiere, bolli che segnalano altri percorsi e continui ritrovamenti di manufatti, arrivo alla Forca di Pria.

Qui basterebbe tornare indietro lungo la forestale e prendere la strada che si stacca poco prima e con alcuni tornanti porta a guadagnare un centinaio di metri di dislivello, però dalla Forca di Pria il pendio che sale diretto pare più che accettabile e alcuni segnali forestali mi indicano che altri esseri umani sono passati di lì. Ecco allora che salgo il crinale che più in alto si restringe e diventa cresta in vicinanza di un tornante della suddetta strada, poco prima di convergere sulla stessa presso una forcellina in prossimità di un tornante. Qui conviene seguire la strada che dopo un ultimo tornante si esaurisce.

Stalla Col della Luna

A questo punto le mie informazioni parlavano di un sentiero che da lì parte ben evidente e porta sulla vetta del Col della Luna, ma a parte due ben auguranti mughi tagliati, non trovo più nient’altro. Proseguire verso occidente non mi ispira affatto, mentre in alto il fianco della montagna diventa piuttosto ripido e poco invitante. Tuttavia, dopo quel primo tratto si intuisce che sopra il bosco continua con pendenza accettabile, allora penso alle esperienze con il vecchio Gongo e trovo il coraggio di superare il tratto ripido. Al di sopra la pendenza è come previsto e si sale su bosco aperto di faggio.

Passati alcuni punti in cui la pendenza aumenta, la curiosità per un albero cinto da alcuni gagliardetti catarifrangenti porta su un pendio un po’ più ripido, evitando forse la prosecuzione più naturale per raggiungere il pianoro sommitale. Ben presto comunque si arriva sulla dorsale che congiunge la spalla Est alla Vetta innestandosi quindi sul percorso già conosciuto mediante il quale con un po’ di fatica a causa della neve arrivo in vetta al Col della Luna.

Difficoltà R, ore 4.30 da Pradis alla vetta comprese varie divagazioni esplorative. Rientro per il costone Est.

Dedico questa personale realizzazione all’amico Ongo Gongo, non tanto per difficoltà o inaccessibilità (sicuramente qualcun altro è già passato di lì), quanto per avermi aiutato nel mio percorso interiore a fare un altro piccolo passo in avanti.

Lascia un commento