Forra della Val Cosa

Il torrente Cosa nasce dall’ altopiano di Pradis in comune di Clauzetto dal quale scende per una ventina di chilometri immettendosi nel Fiume Tagliamento nei pressi di Spilimbergo.
Peculiarità di questo torrente alpino è la forra che lo stesso ha scavato nei millenni, visitabile grazie ad un percorso attrezzato al quale si accede a pagamento dalla località di Gerchia.

Posto che il cosiddetto complesso delle “Grotte e Orrido di Pradis” è meritevole di costituire una gita a sé stante, proponiamo per gli amanti dell’ avventura un’ escursione sul ciglio della forra che, dopo aver toccato le acque del torrente, risale nelle vicinanze dell’ entrata alle grotte.

Dalla località di Raunia si parcheggia la macchina alla fine della strada e si prosegue dritti, evitando il sentiero a destra che scende alle pozze. Ignorando una seconda deviazione con cartello che indica una palestra di roccia, ci si inoltra lungo la forra per un piacevole sentiero in quota contornato dai pungitopo.
Dopo circa un’ ora di cammino si entra nel vivo della forra: il sentiero attraversa sempre in quota una fascia rocciosa le cui cenge garantiscono il passaggio.

Il sentiero continua quindi a volte protetto ed altre volte intralciato dalla vegetazione, sempre alto sulla forra della quale si sente lo scrosciare dell’ acqua molto più in basso. Dopo una prima discesa dalla quale si intravede il fondo, il sentiero si impenna di nuovo per continuare la traversata in esposizione sul sottostante abisso che non si vede, ma si intuisce; oltrepassato questo brivido lentamente il sentiero si cala finalmente nel greto del torrente che finalmente possiamo ammirare e traversare.

Proseguendo lungo il greto incassato tra alte pareti si assapora l’ ambiente selvaggio e altamente suggestivo per la sensazione di primordialità che infonde. La sensazione è strana, perché dei grossi massi che provengono da una soprastante cava riporta alla mente la presenza dell’ uomo, ma lo stato di abbandono dei relitti, nonché l’ essere racchiusi tra pareti invalicabili infondono la sensazione di essere in un mondo remoto dalla civiltà e dal tempo presente.
Giunti nel punto in cui le pareti si restringono e non è possibile proseguire senza entrare in acqua, si notano sulla sinistra dei bolli rossi che invitano ad un ripido versante boscoso; un cavo indica la via da seguire e aiuta ad inerpicarsi sul versante fino a montare poco più in alto su una cengia boscata alta parecchi metri sulla forra.

La cengia prosegue quindi in quota esposta ma panoramica sulla forra e porta ben presto al passaggio più suggestivo della traversata presso un repulsivo restringimento della stessa ottimamente attrezzato con un cavo corrimano; oltre a questo, un panoramico scorcio dove la forra si restringe quasi a formare una passaggio ipogeo, con un evidente arco di roccia scavata dalle acque.

Dopo aver dato un occhiata da vicino prestando la massima attenzione, il sentiero risale un tratto boscoso per poi scendere nuovamente a traversare l’ ultimo guado facilitato da staffe in ferro dopo il quale si risale con un’ inversione di marcia la sponda sinistra orografica.

Il comodo sentiero passa sotto alcune paretine andando poi ad infilarsi in un canalino secondario del quale si raggiunge l’ apice nei pressi del bivio con il sentiero di rientro, a poche centinaia di metri dai prati della località Vagagnins.

Se si ha tempo a disposizione si consiglia quindi al bivio di prendere a destra uscendo nei prati a raggiungere la strada asfaltata che in circa 10 minuti porta all’ entrata del complesso delle “Grotte di Pradis” dove si può sostare nella bella stagione presso il bar-ristorante posto di fronte.

Per il rientro si ritorna sui propri passi fino al bivio e da lì si prosegue verso Sud andando a traversare sul ciglio del canalino sopra menzionato che si presenta come una vertiginosa fenditura nel bosco di faggio. Il sentiero si presenta ora come una larga mulattiera, ma poco più avanti si perde a causa di un esbosco; da questo punto si possono trovare varie bollinature che portano però a scendere il versante che sprofonda nella forra.

Sappiamo che il sentiero ufficiale scende poco per arrivare presso la palestra di roccia e poi si congiunge con il sentiero di andata per chiudere l’ anello; visto che più di qualcuno si è perso ed ha rischiato la vita tra le pareti della palestra, consigliamo di rimanere sempre lungo il ciglio dell’ altipiano.

Dopo aver oltrepassato boschetti, panoramici prati, ed aver incrociato un paio di volte il “Furlandertrail”, ( lo si segue presso un capitello con una Madonnina) si giunge ad un casolare con un oliveto: si scende tra gli olivi, ed oltrepassata la recinzione si continua a scendere ad intuito lungo il costone che meglio ci ispira fino ad incontrare la marcata traccia del sentiero che scende dalla palestra di roccia. Da qui verso sinistra in breve al bivio e subito dopo alla macchina.

Ore 5.30 per l’ anello completo considerando di arrivare fino al cancello delle grotte; se si vuole visitare l’ orrido mettere in conto altri 40-50 minuti. Difficoltà EE.

4 pensieri su “Forra della Val Cosa

  1. Alessandro Cicutto

    Ciao
    Ho provato a farlo settimana scorsa ma non ho trovato il cavo per arrivare al punto attrezzato. Ho visto i bolli rossi a sx, poco prima del restringimento dove dall’altro c’è la cascata. Mi sono trovato sotto la parete ripida e basta. Sono tornato indietro rischiando …
    Sai di qualcuno che l’ha fatta recentemente? Probabilmente non sono arrivato al punto giusto oppure dovevo salire per alcuni metri la ripida parete?
    Grazie per la risposta
    Alessandro

    1. dolomitidxtagliamento Autore articolo

      Ciao, si sale la parete e più in alto c’è la cengia. Non ho ricordi molto chiari, ma mi pare di ricordare che lì era tutt’altro che un sentiero. Il cavo lo ricordo fino e arrugginito.

  2. mauro

    Percorsa sabato.
    Fino al greto del Cosa nessun problema, il primo tratto del sentiero è stato anche ripulito un po’.
    Quando si arriva al punto in cui si deve lasciare il greto a dx sulla parete si vede il segnale rosso. Se si sale un po’ si vedono chiaramente altri segnali e, scavando sotto foglie ed erba, si trovano anche i cavi. Ruggini, sfilacciati e rotti, ma, con la dovuta prudenza e aiutandosi con radici, alberelli e rocce, ancora utili allo scopo. Maggiore attenzione semmai al primo tratto della cengia esposta successiva: priva di cavo, esile e viscida. Noi ci siamo inginocchiati, ma sono 3-4 mt. Attenzione anche negli ultimi 3-4 mt, dove la roccia butta in fuori, il cavo c’è ma è ruggine….
    Per il resto nessun problema, basta aguzzare la vista per non perdere traccia e bolli rossi.
    Zeccosità rilevata: media.

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