Archivio tag: Canal di Meduna

Forca da la Crous (1752 m)

Ovvero collegamento Casera Charpin-Chiampiuz

Forca da la Crous non è segnata nelle mappe, forse perché raggiungibile con non meno di 4 ore di marcia, forse a causa della sua ubicazione fuori dagli itinerari segnalati, bollati, decantati, famosi e che fanno curriculum. Eppure, mai ho visitato forcella più bella, accogliente, rigenerante di questa, a tal punto che la prima volta che ci sono stato mi sono sentito a casa.

Tralasciando il semplice accesso dalla Casera Chiampiuz, descriviamo la possibilità di salire dal ricovero Charpin.

Dal ricovero Casera Charpin si prosegue per l’ex sentiero 393 in direzione del Clapon del Limet.

Oltrepassato il Clapon si prende il primo emissario che scende da destra e si sale fino ad un emissario proveniente da sinistra; si prosegue lungo quest’ultimo fino ad approdare ad un macereto presso l’incontro del Rug da la Crous e il Rio Brustulat.

A questo punto si sale lo sperone che fa da spartiacque tra i due e in qualche modo se ne raggiunge la cresta. Giunti sotto ad alcune paretine si mantiene la destra e dopo aver incontrato “LINO” ci si abbassa a raggiungere il fondo del Rug da la Crous.

Si risale il Rug oltrepassando due risalti, il primo si passa alzandosi a sinistra e il secondo verso destra con passaggio esposto; oltrepassato questo si risale l’ultima parte del Rug andando a confluire nella traccia che proviene da Forcella Claupe.

Dirigendosi verso oriente si scavalca un dosso e poi un ultimo facile traverso ci porta nella splendida Forca da la Crous.

Da lì, grazie al Sentiero Fradeloni si giunge in circa un’ora a Casera Chiampiuz.

Ore 6.00; difficoltà RRR.

Escursione effettuata durante la Greppata 2018 partendo dalla Diga del Ciul al Ricovero Chiampiuz il primo giorno e rientro il secondo per il Sentiero Fradeloni (prossimamente su questi schermi!), Naiarduzza e Rugon.

Diagonale Ortodromica di Meduna

I desolati e misteriosi Canali di Meduna sono come uno scrigno chiuso, contenente segreti che offrono all’ escursionista amante dell’ esplorazione emozioni sempre nuove.

Abbiamo potuto assaporare il gusto di un trekking di due giorni isolati da tutto e da tutti, fieri di sfruttare passaggi la cui esistenza è conosciuta da pochi viventi, attraversando paesaggi grandiosi e incontaminati.

Dosaip e la Costa di Pu. In basso la Cengla dal Giracul.

L’ ispirazione di questo viaggio è stata data da un fatto accaduto negli anni ‘20 del secolo scorso, ovvero l’ avventura di Egidio Feruglio e Lodovico di Caporiacco, due ricercatori che in un tour di esplorazione a scopo scientifico nelle Prealpi Carniche, furono costretti ad un bivacco improvvisato causa smarrimento del sentiero proprio quando arrivarono in Val Meduna. Per sapere meglio i particolari clicca qui.

Il nostro viaggio inizia da Casera Podestine, dalla quale si sale facilmente alla Casera Caserata nei pressi dell’ omonima forcella. Dalla Forcella si prosegue in quota a raggiungere la Forcella Palasimon dalla quale si cala lungamente a raggiungere il Clapòn dal Vuàr, leggendario ricovero delle greggi ormai in abbandono.

Dal Clapòn dal Vuàr si incomincia a risalire l’ omonimo canale sul fondo dello stesso. Oltrepassato l’ attacco della Via Bepino, si giunge al Clapòn di Leandrina, ultimo riparo utile fino a Casera Charpin.

Ci si incanala quindi tra il boscato costone che sale in Pierasfezza a destra, e le severe e strapiombanti pareti della Cima Ettore a sinistra. Oltrepassata una particolare conformazione rocciosa alla quale gli scienziati di Sentieri Natura non sanno dare spiegazione, si monta finalmente sul costone di destra dove il bosco ha lasciato il posto ai ripidi prati. Risalito il costone, non resta che volgere a destra, traversando i prati in direzione della ben visibile Forcella Pierasfezza (bellissima visuale dirimpetto al Cenglòn).

Tralasciata la salita alla soprastante Cima Leadicia, il percorso prosegue scendendo in versante Canal Grande di Meduna per i prati fino ad entrare nel bosco a destra. Qui, per tracce che vanno e vengono e qualche sparuto ortopedico ometto si raggiunge dapprima i ruderi di Casera Ropa, e poi il fondovalle collegandosi all’ ex sentiero 393 che in breve porta al Clapòn del Lìmet e poi in Casera Charpin.

Fin qui ore 9.00 su difficoltà mai superiori a EE.

Per il secondo giorno si è proseguito per un leggendario percorso di cui si erano perse le tracce: la Fous de Nearda.

Dal Clapòn dal Lìmet si risale il costone che diventa poi esile cresta boscata a picco sulla Fous de Nearda. Lungo la cresta si capisce il perché del toponimo “Fous” (fossa) e dei detti popolari riguardanti la ripidità del luogo (per saperne di più clicca qui)

In breve la cresta si congiunge con il corpo del soprastante Cimon d’ Agar intercettando una cengia che contorna il monte permettendo di entrare nel canalone sopra il vertiginoso salto della cascata.

Da qui si risale a lungo il divertente canalone fino ad arrivare un centinaio di metri sotto alla Forca de Nearda; per giungervi si deve affrontare un ripidissimo prato che spreme le ultime forze fisiche e psichiche.

Canal Grande di Meduna.

Giunti in forca, gli escursionisti tornano a decidere della propria vita in un contesto quasi scioccante: non solo per il passaggio dalla verticalità della Fous agli orizzontali prati della Carnia, ma anche l’ isolamento viene spazzato via da strade, piste da Motoquad, macchine parcheggiate ovunque, tende, gente che canta e balla scalza per i sentieri, Carabinieri, santoni…

Foto di DolomitiDxTagliamento, Gongo Madinelli, Antonio Armellini.

Creste di Meduna

Il selvaggio e misterioso Canal di Meduna si divide in tre rami: Canal Grande, Canal Piccolo e Canal dal Vuar. Mentre il Canal Piccolo da qualche anno può avvalersi di un sentiero di fondovalle (sentiero CAI 398), gli altri due non hanno più ufficialmente sentieri manutentati, fattore questo che contribuisce quindi a renderli meno accesibili e più affascinanti. Tra i due, lo spartiacque è una verdissima cresta che facente capo alle vette del Burlaton e di Cima Leadicia si estende per quattro chilometri dalla Forca del Cuel alla Casera Charpin con panorami mozzafiato sui Canali di Meduna e le prospicienti vette ed oltre, fino a spaziare alle Alpi Giulie, Carniche e Dolomiti.

Si parte da Casera Senons verso Forca del Cuel e il Burlaton.

Dalla vetta del Burlaton le Caserine Alte sembrano inespugnabili. Eppure è lì davanti la via normale!

Dalla vetta del Burlaton vediamo tutta la cresta da percorrere: in primo piano la cima centrale, a destra Cima Ettore. A sinistra la cresta che scende a Cima Leandrina e dietro la seghettata cresta della Leadicia.

In breve siamo anche su Cima ettore, la cavalcata continua verso la Leandrina…

Chiarescons, Vetta Fornezze e Cengle Fornezze.

… che riserva un traverso “da bestie”

Poi tranquilli prati fino in Pierasfezza.

La cresta percorsa.

Ecco la Forcella!

Il Dosaip affascina da ogni prospettiva.

Dopo una meritata pausa si riparte alla volta di Cima Leadicia…

…dalla quale insuperabile è la veduta sul Cenglòn…

… e dell’ itinerario da noi percorso.

Si continua per cresta!

Dopo quattordici cime totali si inizia quindi a scendere al tamer di Leadicia per poi digradare fino alla base della montagna presso la Casera Charpin.

Landre de le Ciaure.

Tempistiche 11 ore totali da Senons al Charpin, difficoltà non troppo elevate a parte alcuni passaggi esposti su zolle e roccia friabile. Elevato rischio di perdersi in discesa. Percorso da riproporre!

 

 

 

Dosaip (2062 m) – Costa de Pu

Dosaip Costa di Pu

Salendo lungo la Costa di Pu verso Forcella Pregoiane.

Il Dosaip è un placido montagnone a mio parere montagna simbolo dell’ introduzione all’ escursionismo selvaggio in quanto si trova a cavallo tra l’ ultimo lembo di civiltà motorizzata della Val Cellina, nonchè l’ estremità dei selvaggi canali del Meduna.

Dosaip Costa di Pu

Il suo avvicinamento non è facile a causa del fatto di dover percorrere almeno un’ ora di ghiaie (più un’ altra ora per il rientro) dopo le quali si attacca la salita attraversando il selvaggio versante Sud delle Caserine Basse fino in Caserata; giunti qui dopo tre ore di marcia, per la cima ne restano altre due su sentieristica non manutentata dal Club Alpino Italiano. Tutti questi fattori la rendono una vetta mistica ed impegnativa agli occhi dell’ escursionista domenicale abituato a merende ed abbuffate presso i più rinomati rifugi 4 stelle, che però sente il bisogno di osare di più, di “trasgredire”.

Personalmente salii il Dosaip più di dieci anni fa e, complice una giornata estiva eccezionale con aria tersa che permetteva di osservare le coste fino alla punta dell’ Istria, rimasi anch’ io stregato dal fascino del selvaggio su cui ci si affaccia una volta giunti in vetta; oltre a questo, l’ imbattermi in QUESTA RELAZIONE mi ha sempre fatto desiderare di ritrovarmi lassù percorrendo la via di salita relazionata sulla “Grigia Berti” lungo la Costa di Pu.

Parte iniziale della Costa di Pu vista dal bordo del Cadin di Dosaip.

Parte iniziale della Costa di Pu vista dal bordo del Cadin di Dosaip.

Approfittando quindi di questo mite e secco inverno, abbiamo deciso di tentare la salita nel giorno di massimo freddo polare.

Cadin di Dosaip dalla prima parte della costa de Pu.

Cadin di Dosaip dalla prima parte della costa de Pu.

Nonostante le previsioni non siano state disattese (-17 in Grave di Gere!) giunti in Caserata constatiamo con sorpresa che qualcuno ha osato sfidare il freddo polare a rischio della propria vita pernottando nella casera (che Eroi!)

Dosaip Costa di Pu

Giunti in prossimità dei ruderi di Casera Dosaip molliamo la traccia e ci dirigiamo verso la costa montandovi per infidi prati. Una volta sopra, la costa si presenta erbosa, larga ed agevole. Giunti sul primo cocuzzolo incontriamo i mughi, croce e delizia dell’ itinerario: croce perché oltrepassarli è una vera lotta, delizia perché offrono protezione dall’ esposizione verso i precipizi della Val Meduna.

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Dosaip Costa di Pu

Dopo un paio di altre cimette si giunge sull’ anticima.

Dall' anticima Nord Caserine Alte e Basse.

Dall’ anticima Nord Caserine Alte e Basse.

Dosaip Costa di Pu

Dosaip Costa di Pu

Uno stretto intaglio, ripidi verdi, ancora un passaggio su roccia e qualche metro di crestina e finalmente si giunge in vetta al Monte Dosaip.

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Dosaip Costa di Pu

Dosaip Costa di Pu

Al centro l’ anticima e l’ ultima parte della costa. A destra le Caserine, a sinistra il Cornaget.

Dalla vetta la catena del Monte Cuerda.

Dalla vetta la catena del Monte Cuerda.

Panorama verso il Cornaget e la Frata del Barbin. Tra i due, in ombre, il Ciol de la Fratta.

Panorama verso il Cornaget e la Frata del Barbin. Tra i due, in ombre, il Ciol de la Fratta.

Ore 4.30 da Casera Podestine; difficoltà EE. Consigliabile l’ uso di ramponi da prato.

Dosaip Costa di Pu

Dosaip Costa di Pu

Monte Frascola dalla diga del Ciul

Giorgio Madinelli nel suo libro “I Sentieri dei Garibaldini” descrive il secondo spostamento della Banda di Navarons dalle Stalle Velleai a Sélis attraverso la Val Viellia, e la successiva discesa del vallone del Rugón alla Forca dal Cuel Flurit per poi proseguire sempre in discesa presso la zona denominata Le Liscje ad intercettare quello che oggi è l’ ex sentiero 393 Troi da lis Vachis in Canal Grande di Meduna.

Il vallone del Rugon visto dalla parte alta; in ombra, rotondo e verdeggiante il Ciucul dal Cuel Flurit.

Il vallone del Rugón visto dalla parte alta; in ombra, rotondo e verdeggiante il Ciucul dal Cuel Flurit.

Riguardo alla ricostruzione del percorso fino alla Forca del Cuel Flurit non vi è alcuna obiezione; nasce invece una riserva per quanto riguarda il tratto percorso dai garibaldini dalla forca all’ abitato di Sélis.

Scendendo nel Rugón.

Scendendo nel Rugón.

Discorrendo con l’ amico autore, in effetti anche lui ha ammesso di aver raggiunto la conclusione di tale percorso troppo frettolosamente e nella stessa pubblicazione indica un dubbio sul toponimo “sonedola” citato nelle memorie di Andreuzzi che non trova attuale riscontro.

Andreuzzi: “… ascendemmo l’ alta vetta del monte Chiamps fino alla forca del Bec […]. Indi calammo pel livinale Cuel Flurit e superati questi pericoli e superato il pericolo della sonedola, a notte si arrivava nell’ altro burrone di Sélis”.

Il canalino che scende dalla Forca dal Cuel Flurit nel versante rivolto al Canal Grande di Meduna.

Il canalino che scende dalla Forca dal Cuel Flurit nel versante rivolto al Canal Grande di Meduna.

Effettivamente tal toponimo non trova oggi riscontro, ma devo dire che personalmente trovo in questo nome una certa assonanza con il nome Giuedola, attribuito ad una piccola vetta poco discosta dal Cuel Flurit, separato da essa da una forcella nominata Vualt da li Chan. C’ è da dire  inoltre che esiste tutt’ oggi un sentiero di collegamento tra le due forcelle e che dal Vualt da li Chan si può scendere per quel che resta di un antico sentiero alle Stalle Val Curta; da dette stalle vi è inoltre un sentiero di collegamento che porta in Sélis, e che è facilmente intercettabile scendendo dal Vualt da li Chan.

Il sentiero che dal canalino traversa e raggiunge il Vualt da li Chan.

Il sentiero che dal canalino traversa e raggiunge il Vualt da li Chan.

Ecco quindi che riteniamo sia stato questo il percorso più probabile che possano aver seguito gli uomini di Andreuzzi per effettuare lo spostamento.

Lo descriviamo qui di seguito nel senso di salita, in quanto ricordiamo che è buona regola affrontare questo tipo di percorsi in salita piuttosto che in discesa.

Dalla diga del Ciul si costeggia il lago e passando per le stalle Val Curta e tramite tracce di sentiero si sale faticosamente al Vualt da li Chan.

Frascola

In salita lungo la Cengla dal Manz.

Frascola

Dalla forcella si prosegue per la traccia che si abbassa qualche metro nel versante opposto affacciandosi al vallone delle Liscje e poi traversa a destra fino a depositarci sul fondo di un canalino (ometti) che va risalito seguendo l’ evidente traccia che si fa largo tra i mughi. La traccia porta in uscita del canalino su una spalla boscosa di faggio; seguendo bolli e tagli nella vegetazione in breve si perviene alla Forca dal Cuel Flurit (panorama limitato, presenza di una lapide con raffigurato un profilo raccolto in preghiera).

Frascola

Frascola

Dalla forca si prosegue verso Est per evidente traccia oltrepassando un canalone con un franamento. Anche qui si seguono i vistosi tagli pervenendo in breve ad un successivo canalone che è quello che dovremo risalire. Una volta affacciatisi su di esso (rumore di acqua corrente) si cerca il passaggio migliore per raggiungerne il fondo nei pressi di una cascatella; una breve lotta con i mughi consente di entrarvi al di sopra di essa evitando un passaggio di II grado.

Traversando, si aprono i primi mirabili scorci.

Traversando, si aprono i primi mirabili scorci.

Frascola

Il canale del Rugón.

Il canale del Rugón.

Da qui l’ escursione è una divertente ascensione tra i massi del canalone alla ricerca dei passaggi migliori. Zigzagando tra le rocce o deviando tra i prati circostanti, accompagnati dalla presenza dell’ acqua che improvvisamente sparisce e riaffiora, il panorama spazia sempre più lontano verso la pianura e man mano che si sale l’ ambiente si addolcisce.

La vista si apre sul gruppo del Raut.

La vista si apre sul gruppo del Raut.

Frascola

Frascola

Frascola

Ad una biforcazione del canale si mantiene la destra e poco dopo si arriva alla forcella fra le anticime del Frascola dalla quale ci si affaccia sull’ alta Val Viellia. Il panorama oltre che sul catino della Val Viellia e le pareti del Tamaruz che la racchiudono, spazia sulle vicine vette della Carnia. Fin qui il percorso è dunque quello che riteniamo sia stato seguito dalla Banda di Navarons martedì 18 ottobre 1864 in fuga dalle guarnigioni austriache.

Frascola

Frascola

Dalla forcella il panorama verso la pianura.

Dalla forcella il panorama verso la pianura.

Finalmente appare il Frascola.

Finalmente appare il Frascola.

Il Tamaruz e l' alta Val Viellia.

Il Tamaruz e l’ alta Val Viellia.

Dalla forcella ci si abbassa qualche metro per poi procedere su verdi prati verso Est innestandosi sul sottostante sentiero CAI 392 presso alcune targhe commemorative. Da qui si seguono i segnavia che in breve portano all’ attacco del tratto finale grazie al quale in una quindicina di minuti si è in vetta al monte Frascola.

Dalla vetta del Frascola le Tre Cime di Lavaredo.

Dalla vetta del Frascola le Tre Cime di Lavaredo.

La Val Viellia dall' alto. Al centro la Piana di Chiampis.

La Val Viellia dall’ alto. Al centro la Piana di Chiampis.

Panorama verso la pianura.

Panorama verso la pianura.

Il Tamaruz e le Alpi Carniche.

Il Tamaruz e le Alpi Carniche.

Dolomiti e Monfalconi.

Dolomiti e Monfalconi.

Il Dosaip. Sotto di esso la Cengla dal Giracul.

Il Dosaip. Sotto di esso la Cengla dal Giracul.

Dalla diga del Ciul ore 5.00; difficoltà EE con alcuni passaggi di I grado lungo il canalone.

Frascola

Frascola

Frascola

Frascola

Canal Grande di Meduna

Misterioso e poco frequentato, il Canal Grande di Meduna è un luogo dove la fantasia ci porta per un giorno ad immedesimarci in coloro che volevano scoprire le leggendarie Montagne della Luna.

Da Casera Charpin ci si porta nel retro dell’ edificio verso gli alberi; pochi metri dopo essere entrati nel bosco si reperisce un sentiero che in breve affianca il corso del Meduna offrendo i primi magnifici scorci sulle poco conosciute montagne circostanti.

Casera Charpin

Canal Grande di Meduna

Seguendo i segnavia si passa sulla sponda opposta e si prosegue sempre per bel bosco fino a giungere presso il Clapòn dal Limèt, ricovero naturale utilizzato da secoli da pastori e cacciatori ora attrezzato con tavolo, panche e alcune suppellettili (da Casera Charpin Circa 40 minuti).

Canal Grande di Meduna

Clapòn dal Limèt.

Dopo aver visitato il Clapòn si attraversa il rio che passa di fronte ad esso (sorgente con laghetto non sempre attiva) e si prosegue ancora seguendo attentamente il segnavia procedendo con poca pendenza in bosco di faggio. Facendo attenzione ai bracconieri, si incontra una scritta su un masso probabilmente dedicata ai partigiani e dopo di essa il sentiero torna sul greto del Meduna presso un’ ansa.

Canal Grande di Meduna

Dall’ altro lato del torrente si intravede un ometto che indica il bivio per Forcella Pierasfezza; lo si tralascia rimanendo sempre nella sponda sinistra orografica e si prosegue in cerca dei segnavia che ci portano in breve presso un pianoro alluvionale denominato Pian di Marmìn dal quale la vista si apre sulle anticime di Cima Leadicia e su Cima Leandrina.

Canal Grande di Meduna

Il Pian di Marmin.

Dal Plan di Marmìn si segue il corso d’ acqua che svolta a destra e ci si inerpica sul costone che si innalza sull’ altra sponda e che costituisce il costone di destra orografica che rinserra il Meduna. Si sale quindi faticosamente senza traccia portandosi sul culmine del costone dove si ritrova il sentiero molto ripido che a tornanti lambisce la voragine del fiume. Più in alto il terreno si appiana e si entra nel primo lembo di pascolo di Casera Cuel; tenendosi verso sinistra si salgono i primi prati giungendo al ripiano pascolivo dove vi sono i ruderi della Casera Cuel (cassetta con libro presenze mal conservato).

Canal Grande di Meduna

Il primo lembo di pascolo di Casera Cuel.

Canal Grande di Meduna

Casera Cuel

Canal Grande di Meduna

Canal Grande di Meduna

Le pareti meridionali di Cengle Fornezze; là in alto passa il Cenglòn.

Casera Cuel

Dai ruderi della Casera si prosegue verso Sud passando alti sul torrente che scorre su un letto a scalinate; la visuale si apre ora su luoghi remoti, dominati da cime per nulla frequentate. Di fronte a noi la Forca del Cuel, méta della nostra escursione e sotto di essa i prati dove nascono le leggendarie Sorgenti del Meduna.

Casera Cuel

Sorgenti del Meduna

Le Sorgenti del Meduna.

Sorgenti del Meduna

La traccia si abbassa a traversarlo passando sulla sponda opposta e dopo il guado si perde; probabilmente continua sul fondo della valle, ma a causa del nevaio spesso presente sul fondo di essa, si prosegue a mezza costa verso Sud. Dopo aver oltrepassato un paio di rii secondari si prende un costone boscato che digrada dalla quota 1698 e sulla sommità dello stesso si ritrova una evidente traccia che si segue fino a sbucare tra i prati.

Forca del Cuel

Qui la traccia si perde di nuovo, ma si prosegue sfruttando l’ indicazione di alcuni piccoli larici tagliati. Nei pressi di una pozza si scorge sopra di noi un cimotto arrotondato; si punta ad esso e una volta giunti alla base si traversa il ghiaione a destra ritrovando subito i segnavia.

Forca del Cuel

Si continua a salire dapprima su traccia debole e ripida fino ad arrivare in quota al cimotto sopraelencato. Qui il sentiero traversa verso sinistra e si porta sotto alla Forca del Cuel che si raggiunge in pochi minuti.

Forca del Cuel

Forca del Cuel

La Forca del Cuel.

Dalla Forca la vista spazia  sul Cadin di Senons e sulle spettacolari placconate dolomitiche che si affacciano su di essa.

Forca del Cuel

Dalla Forca del Cuel Cima Pussa e Cima di San Francesco.

Dalla Forca si scende per sentiero o per ghiaione nel Cadin di Senons e seguendo il segnavia del sentiero 393 che in basso torna ad essere manutentato (percorso ad anello; al bivio si prende a destra per arrivare prima) si arriva nei pressi dell’ omonima Casera Senons.

Cadin di Senons

In discesa nel Cadin di Senons. Sullo sfondo il Chiarescons.

Cadin di Senons

Da lontano si intravede Casera Senons

Casera Senons

Da qui una comoda strada di servizio con alcuni tornanti evitabili ci riporta alla civiltà nei pressi del Rifugio Pussa preannunciato dal tintinnío della campana situata nelle vicinanze e suonata dai numerosi vacanzieri.

Casera Senons

Canal Grande di Meduna

Canal Grande di Meduna

Canal Grande di Meduna

Canal Grande di Meduna

Da Casera Charpin ore 4.30 alla Forca del Cuel, 7.00 al Rifugio Pussa. Partendo dal Lago del Ciul aggiungere 4.00 ore. Difficoltá EER

Un grazie a Giorgio (Il “ciccio col bastone”) che anche questa volta non si è perso, e al Ruggi che ha supportato la logistica dei trasporti.

Canal Grande di Meduna

 

 

La Giuedola (1387 m)

E’ una cimetta satellite nel gruppo del Frascola che gravita attorno al panoramico contrafforte del Cuel Flurit dal quale è separata dalla forcella denominata Vualt da li Chân.

Al centro della foto il Ciucul dal Cuel Flurit; alla sua sinistra la Giuedola.

Al centro della foto il Ciucul dal Cuel Flurit; alla sua sinistra la Giuedola.

Per salire alla Giuedola si parte dal Lago del Ciul percorrendo il sentiero CAI 393 in direzione di Selis. Giunti nel tratto in cui il sentiero si adentra nella pronunciata insenatura creata dal torrente che scende dalla Val Curta, una cinquantina di metri prima di traversare il torrente si faccia attenzione ad una traccia in gradoni di zolle che si stacca da destra segnalata da un moncone di albero alto circa un metro. Il sentiero, ora piú evidente, si adentra in una zona selvaggia e recondita, portando in breve a traversare il torrente piú a monte e giungere alle Stalle Val Curta.

Val Curta

Val Curta

Le Stalle Val Curta.

Le Stalle Val Curta.

Val  Curta

Oltrepassate le stalle in direzione Ovest si passa sotto alla parte terminale di un canalone sassoso; subito dopo si stacca una traccia poco evidente che risale il costone in destra orografica del rio. Si continua a salire tenendosi prima sul ciglio del canale, e poi portandosi sotto le rocce; piú in alto il sentiero viene meno evidente, ma la direzione non cambia, e dei bolli ci fanno intuire dove potesse passare l’antico tracciato.

La Giuedola

Su terreno ripido si giunge quindi al Vualt da li Chân nei pressi del quale si trova un masso che puó fungere da ricovero occasionale; fin qui ore 2.30.

La Giuedola

La Giuedola

dal Vualt da li Chân la vetta della Giuedola.

dal Vualt da li Chân la vetta della Giuedola.

Dalla sella si prosegue a traversare il versante orientale della giuedola puntando ad una boschetta di faggi; giunti alla boschetta si risale un canalino e si punta ai mughi in alto a destra (evidente traccia nella vegetazione) giungendo in una ventina di minuti alla panoramica vetta della Giuedola.

La Giuedola

Dalla vetta della Giuedola panorama sulle Caserine (foto di repertorio).

Dalla vetta della Giuedola panorama sulle Caserine. Ben visibile la Via Bepino (foto di repertorio).

Dalla vetta della Giuedola panorama verso il Raut (foto di repertorio).

Dalla vetta della Giuedola panorama verso il Monte Raut (foto di repertorio).

In verde il tracciato del percorso.

In verde il tracciato del percorso.

La Giuedola

Il "Dante" con la corona di mughi.

Il “Dante” con la corona di mughi.