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Cima Valmenon (2250 m)

Spartiacque tra la Valmenon e la Val di Brica, cima Valmenon è una verde e arrotondata cima che si raggiunge facilmente sia da una valle che dall’altra.

Dal Camporosso nei pressi di Casera Valmenon, o dalla testata della Val di Brica sopra al Bivacco Milan, si raggiunge la Forcella val di Brica lungo il sentiero segnavia CAI 369. Nei pressi della forcella parte una traccia che risale i prati dell’anticima di Valmenon oltre la quale una forcella ci anticipa l’arrivo alla vetta principale. Magnifico panorama su Monfalconi, Pramaggiore, Val Tagliamento, Alpi Carniche e Dolomiti.

 

 

Bivacco Giancarlo Milan al Cason di Brica (1745 m)

Il Bivacco Giancarlo Milan si trova in Val di Brica, nel cuore del Parco Dolomiti Friulane, ed è un piccolo ricovero in legno gestito dalla sezione CAI di Rovigo. Presenta quattro posti letto, un tavolo con panche, una stufa, e l’acqua è reperibile presso un torrentello che scorre a poca distanza.

Essendo stato recuperato dopo la stesura della guida di Sergio Fradeloni, riportiamo ugualmente la relazione così com’era senza apportare correzioni.

Dal Rifugio Pordenone si scende sul Pian Meluzzo raggiungendo direttamente la Casera Meluzzo, recentemente ricostruita. Per carrareccia chiusa al traffico non autorizzato, si risale la pianeggiante valle alluvionale fino all’incrocio con la val Postegae. Si lascia a destra l’itinerario per Forcella e Passo Pramaggiore – Val Inferno e si prosegue a sinistra prima per carrareccia e poi seguendo il segnavia CAI 361 sul greto. Più in alto si ritrova il sentiero che giunge allo sbocco della Val di Brica nella Val Meluzzo; fin qui ore 1.10. Si oltrepassa il greto e si segue il sentiero 379 sulla destra idrografica della Val di Brica; a quota 1730 (acqua) si lascia a destra il sentiero che in pochi minuti porta al Cason di Brica che, probabilmente, verrà ristrutturato.

Dal bivacco l’itinerario classico è l’anello che raggiunge Camporosso e Casera Valmenon.

Il sentiero esce quindi dal bosco, piega a sinistra passando sotto al caratteristico torrione isolato in mezzo alla valle (Mus di Brica) e, salendo per magri pascoli e macereti, va ad incontrare il sentiero con segnavia CAI 369 proveniente dalla Casera Valmenon oltre la Forcella Fantulina (IGM: Forcella di Val di Brica); Fin qui ore 2.45. Si segue questo sentiero segnavia 369 verso sinistra attraversando la testata della Val di Brica raggiungendo in leggera salita la Forcella Val di Brica (o Fantulina) caratterizzata da uno strano torroncino (la Fantulina).

Si scende nel pascolo di Camporosso lasciando a destra il segnavia CAI 367 diretto al Passo del Lavinal; dopo essere passati presso il Casone di Camporosso 1945 metri (piccolo ricovero) ci si addentra nel pascolo e quindi si prosegue seguendo il segnavia 369 fino alla Casera Valmenon.

 

 

 

Casera Valmenon (1778 m)

Si trova nell’alta Valmenon, all’inizio dei vasti pascoli del Camporosso.

Non più utilizzata per la monticazione, è stata sistemata e può dare un buon ricovero; l’acqua si trova poco sopra la casera, presso il bivio del sentiero che sale nel Camporosso con quello diretto a sinistra alla Forcella Urtisiel ed al Rifugio Giaf.

Dal Rifugio Pordenone si scende sul Pian Meluzzo raggiungendo direttamente la Casera Meluzzo, recentemente ricostruita. Per carrareccia chiusa al traffico non autorizzato, si risale la pianeggiante valle alluvionale fino all’incrocio con la val Postegae. Si lascia a destra l’itinerario per Forcella e Passo Pramaggiore – Val Inferno e si prosegue a sinistra prima per carrareccia e poi seguendo il segnavia CAI 361 sul greto. Più in alto si ritrova il sentiero che, superato l’incrocio con la Val di Brica risalita da QUESTO ITINERARIO, porta sul prato dove sono ancora evidenti i ruderi della Caseruta o Cason dei Pecoli 1363 metri; fin qui ore 1.15.

Si prosegue salendo, dapprima ripidamente, sulla sinistra della Valmenon; poi, a quota 1500, il sentiero oltrepassa il greto e, attraverso boschi ed ampie radure, sale a destra raggiungendo il pascolo e la bella casera.

Ore 2.45, difficoltà Turistica.

Bivacco fisso Giuliano Perugini (2060 m)

E’ situato sullo spallone erboso a Nord del Campanile di Val montanaia ed è dedicato alla memoria di una guida triestina caduta sul Jof Fuart. E’ di proprietà delle due sezioni C.A.I. di Trieste, Società Alpina delle Giulie e XXX Ottobre; è affiliato alla Fondazione Antonio Berti ed è dotato di 9 posti letto. L’acqua si trova lungo il sentiero d’accesso dal Rifugio Pordenone a circa un’ora dal bivacco e, non sempre, un centinaio di metri a monte dello stesso.

Dal rifugio, salito un breve e ripido tratto in bosco, e raggiunto con un lungo traverso il fondo della Val Montanaia , si sale per un buon sentiero sulla destra della valle.

Dopo circa un’ora di salita si inizia a vedere il Campanile, dalla forma unica, che dominerà tutto il restante percorso.

Dopo aver superato un ripido tratto fra i mughi (ultima acqua sicura), si risale un aperto pendio ghiaioso ed erboso e, passando poco sotto la parete Est del Campanile, si raggiunge il dosso erboso dove sorge il bivacco.

Ore 2.30, difficoltà E.

Cima Cadin degli Elmi (2424 m)

Cima Cadin degli Elmi vista dal Sentiero Marini.

Cima Cadin degli Elmi vista dal Sentiero Marini.

Soprastante il Bivacco Gervasutti dal quale si accede, Cima Cadin degli Elmi è una superba cima tra i Monfalconi che impone una salita non banale, ma abbordabile dagli escursionisti che hanno pratica ed amano metter mani sulla roccia.

Cadin degli ElmiCadin degli Elmi

Dal bivacco ci si incammina nel catino dietro di esso a risalire le ghiaie che scendono dalla Cresta di Santa Maria mantenendosi alla destra di un evidente spuntone roccioso cui fa capo l’ omonima forcella.

Cadin degli Elmi

Giunti in forcella e rivolto un attimo uno sguardo verso la lontana Casera Vedorcia ed il territorio circostante, ci si volge a destra dove un canalino ghiaioso risale la cresta in corpo alla nostra cima.

Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Guadagnata la sommità della crestina iniziano i prati e la traccia punta ad un torrione che costituisce l’ antecima Sud della vetta.

Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Giunti quasi al bordo dei prati interrotti dai precipizi che sprofondano in Val di San Lorenzo, si traversa a sinistra passando alcuni canali ed entrando sotto alle pareti occidentali della Cima Cadin degli Elmi; seguendo i numerosi bolli e ometti che indicano un cambio di direzione, si traversa la base delle pareti per entrare in un canalino che si risale con divertenti passaggi di I grado dal quale si esce a pochi metri dalla panoramicissima vetta.

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Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Ore 1.10 dal bivacco, difficoltà A.

Cadin degli Elmi

Bivacco Fisso Giusto Gervasutti (1940 m)

Bivacco Gervasutti

Di proprietà della Sezione Cai XXX Ottobre di Trieste, è dedicato ad un fortissimo alpinista friulano. Sorge in una piccola conca erbosa a Sud della Cima Cadin degli Elmi, a breve distanza della Forcella Spe. Affiliato alla Fondazione Antonio Berti, è dotato di nove posti letto ed è sempre aperto.

Bivacco Gervasutti

Per accedere al bivacco si può salire da fondovalle per il lungo e faticoso sentiero CAI 356, oppure optare per il Sentiero Marini, lungo ma pregevole per la bellezza dei panorami e dell’ ambiente attraversato. Tale sentiero, fa parte dell’ Alta Via numero 6 delle Dolomiti, denominata Alta via dei Silenzi.

Bivacco Gervasutti

Lungo il Sentiero Marini.

Dal bivacco invece, oltre alla già citata Cima Cadin degli Elmi, si può proseguire per l’ Alta Via dei Silenzi compiendo una bellissima traversata al Ricovero Casera Laghet de Sora.

Dalla Costa della Piura si vede gran parte dell' itinerario per Casera Laghet de Sora.

Dalla Costa della Piura si vede gran parte dell’ itinerario per Casera Laghet de Sora.

Dal bivacco seguendo il segnavia CAI si salgono i prati ad Ovest guadagnando il crinale della Costa della Piura. Ignorando il vecchio sentiero che scende franato in più punti, si sale verso destra ancora qualche metro di cresta per poi attraversare in quota sull’ esile sentiero detritico che in circa quindici minuti porta alla Forcella Spe dalla quale ci si abbassa di circa 80 metri presso una fonte (unica possibilità di acqua per il bivacco Gervasutti) in corrispondenza del bivio con il sentiero CAI 356.

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Si lascia a sinistra il sentiero segnavia 356 che scende ripido in Val di Santa Maria e si prosegue in leggera discesa per sentiero fra i mughi fino in fondo alla Val Misera.

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Senza proseguire per l’ evidente sentiero che attraversa in leggera discesa la valle, si segue il segnavia che sale diagonalmente fino a raggiungere una selletta sulla cresta che divide la Val Misera dalla Val di Lares.

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Si scende ora per circa 100 metri in un canalone e quindi si attraversa in quota l’ ampia Val di Lares; con un’ altra salita diagonale per buon sentiero si raggiunge la panoramica Forcella di Col Andon (Forcella di Pedescagno), in vista della Cima dei Preti e del ricovero.

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Per buon sentiero alla base delle rocce della cresta che sale alla Cima Sella si raggiunge in quota la Val dei Frassin dove si incontra il segnavia CAI 390 e dove, pochi metri a valle del bivio, sorge il bel ricovero.

Bivacco Gervasutti

Ore 2.30; difficoltà EE.

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Bivacco Gervasutti

Monte Lodina (2020 m)

Monte Lodina

Come uno sperone sulla Val Cimoliana appare elegante e slanciato giungendo dalla Val Cellina, il Monte Lodina si conquista senza troppe difficoltà dall’ omonima casera rimontando i prati ad Est della cima.

Monte Lodina

Altra possibilità è sempre dalla stessa casera portandosi in forcella Lodina (ore 1.00) e poi per sentiero di bestie non segnalato che contorna a Nord prima la pelosa antecima e a seguire i prati sospesi sui baratri soprastanti il Passo di Sant’ Osvaldo.

Monte Lodina

Ore 1.00 dalla forcella, approccio consigliabile nell’ eventualità di provenire dalla Galvana.

Dalla vetta del monte Lodina i prati da La Garofola e di Casera Badiot. Dietro Monte Borgà e La Palazza.

Dalla vetta del monte Lodina i prati da La Garofola e di Casera Badiot. Dietro Monte Borgà e La Palazza.

In pochi minuti si può raggiungere per cresta la cima Sud.

Le caratteristiche stratificazioni sulla vetta Sud del Monte Lodina.

Le caratteristiche stratificazioni sulla vetta Sud del Monte Lodina.

Panorama verso monte Toc e lago di Vajont.

Panorama verso monte Toc e lago di Vajont.

Preti-Duranno.

Preti-Duranno.

Casera Lodina (1567 m)

Casera Lodina

Tra i bei prati ad Est dell’ omonimo monte sorge la Casera Lodina, tipica struttura un tempo dedita alla monticazione, abbandonata e poi ripristinata dall’ Ente Parco Dolomiti Friulane. Fornita di caminetto, tavolo con panche ed una credenza, ha anche un ripostiglio attrezzi sopra al quale si trova il locale dove dormire su tavolato fino ad otto posti.

Casera Lodina

Per raggiungere la casera tutti accedono per il comodo sentiero CAI 374 che dalla Val Compol aggira Le Lastre per poi traversare e giungere sotto la casera. Ore 2.30, difficoltà E.

Casera Lodina

Descriviamo per gli amanti dei percorsi alternativi il sentiero Valentino Lucchini che risale i dirupi del pendio denominato Coste.

Casera Lodina

L’ attacco del sentiero si trova lungo la strada della Val Cimoliana poco fuori dell’ abitato di Cimolais prima del Camping Bresin. Un cartello, nonché l’ iscrizione sulla roccia dedicata indicano il sentiero rispettivamente EE ed Alpinistico. Alla faccia di Paolo Beltrame che lo valuta Escursionistico!

Casera Lodina

Dall’ imbocco ci si muove pressoché in piano per circa cinquecento metri in direzione Nord. Appena oltrepassato un rio il sentiero inizia a montare con stretti tornanti la costa limitata da un lato dal rio appena passato e dall’ altro il precipite fianco boscato della stessa.

Casera Lodina

Dopo un po’ ci si avvicina alle pareti della costa prospiciente fino ad incontrare un breve passaggio su roccia lievemente esposto che permette di accedere sul poggio superiore. La salita continua sempre ripidamente a risalire il poggio a tornanti andando a lambire più volte le pareti che ci accompagnano dall’ altra parte del canale formato tra i due. Improvvisamente il sentiero svolta verso Sud per bel bosco raggiungendo una costa che racchiude una valletta sormontata dalla vistosa fascia rocciosa su cui sormontano i prati della nostra casera.

Casera Lodina

Il sentiero torna quindi a volgere verso Nord rimontando la costa che subito diventa spigolo roccioso portando in breve all’ attacco di una cengia che traversa le boscate balze rocciose portando in pochi minuti nel tranquillo ripiano boscato lungo il quale si risale ad intercettare il sentiero CAI 374 nei pressi di un rudere e da lì in quindici minuti alla Casera Lodina.

Casera Lodina

Casera Lodina

Ore 2.20, difficoltà EE; la cengia non è lunga e l’ esposizione attenuata dalla vegetazione, tuttavia la copiosa presenza di fogliame richiede prudenza.

Dalla Casera si può inoltre venire/andare al Rifugio Maniago proseguendo per il sentiero CAI 374 oppure alla Casera Galvana.

Le cime classiche da raggiungere sono il Monte Lodina oppure le Cime Centenere.

Casera Lodina

Casera Galvana (1613 m)

Casera Galvana

Dimora della leggendaria strega sepolta poco sotto di essa, la Casera Galvana è un piccolo ed appartato punto d’ appoggio nella rumorosa e trafficata Val Zemola.

Casera Galvana

Adagiata in un piccolo prato a Nord del Monte Porgeit, può offrire ricovero per 6 persone ed è dotata di tavolo con sgabelli e caminetto.

L’ accesso più semplice alla casera è dalla Val Zemola per il sentiero CAI 908 dagli Stei di Mela attraverso il Bus de Galvana (ore 1.45, Turistico).

Casera Galvana

Più remunerativa è invece la salita dal Passo Sant’ Osvaldo presso i Pre di Tegn.

Da un piccolo parcheggio poco dopo l’ agriturismo, si imbocca il sentiero CAI 374a che si presenta come una ripida stradina sterrata. Seguendo le indicazioni per Forcella Lodina si sale di un centinaio di metri fino ad incontrare un cartello che ripete tale indicazione nei pressi di un bivio dove si abbandona il segnavia CAI per prendere la mulattiera a sinistra che sale di pochi metri ad incontrare gli edifici di Casera Zanolina. Proseguendo per la mulattiera che sale con pendenza costante un costone nel bosco, si incontrano i primi prati appartenenti al pascolo della Casera Badiot appena visibile a sinistra nel bosco.

Casera Galvana

Forcella Lodina dai prati antistanti Casera Badiot.

Forcella e Monte Lodina dai prati antistanti Casera Badiot.

Casera Badiot.

Casera Badiot.

Proseguendo in salita si seguono gli ometti raggiungendo un altro bivio; in questo caso si lascia la direttiva verso l’ alto che porterebbe a raggiungere la cresta, e si svolta a sinistra passando sotto le paretine in direzione Ovest.

Forcella Val di Forscia.

Verso Forcella Val di Forscia.

Casera Galvana

Dopo un piccolo tratto nel bosco, la vegetazione si dirada mostrando la visuale sul Sciampanil de Piera Forada, una caratteristica torre di roccia traforata alla base da un vistoso foro. Giunti fin qui non resta che risalire gli ultimi prati in vista della Forcella Val di Forscia che si scavalca per poi scendere una cinquantina di metri in versante Val Zemola raggiungendo la casera. Ore 2.30; difficoltà Turistica.

Sciampanil de Piera Forada.

Sciampanil de Piera Forada.

Casera Galvana

Dalla casera si può raggiungere attraverso la sopracitata Forcella Val di Forscia la facile vetta del Monte Porgeit, oppure proseguire per il Rifugio Maniago mediante il segnavia CAI 908 (ore 2.30; E).

Dalla vetta del Monte Porgeit la Val Zemola. Al centro il Duranno e sotto di esso Rifugio Maniago; qui corre il sentiero CAI 908.

Dalla vetta del Monte Porgeit la Val Zemola. Al centro il Duranno e sotto di esso Rifugio Maniago; qui corre il sentiero CAI 908.

Segnaliamo inoltre la possibilità di poter effettuare il collegamento con Casera Lodina tramite due vecchi sentieri di pascolo. Il primo, più basso, parte da Casera Badiot e traversa in quota andando a convergere nel sentiero CAI 374a subito dopo un breve ma esposto traverso nel bosco.

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Il secondo, più adatto agli amanti del greppismo, parte nei pressi dei pascoli alti di casera Badiot dirigendosi verso Est lungo tracce di animali. Qualche rarissimo ometto, taglio nella vegetazione o ammasso di pietre ci confermano ogni tanto di essere sulla strada giusta fino a pervenire all’ attraversamento dell’ incassato rio che solca i prati de La Garofola oltre il quale si incontra il segnalato sentiero che sale a Cima Fortezza.

Verso Forcella Lodina.

Verso Forcella Lodina.

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Il Rio che traversa La Garofola.

Da qui si scende andando a confluire sul sentiero CAI 374a che porta in Forcella Lodina e all’ omonima casera (ore 3.30, difficoltà E/R).

Casera Galvana

Casera Galvana

I prati de La Garofola salendo a Forcella Lodina.

I prati de La Garofola salendo a Forcella Lodina.

Dalla Forcella Lodina panorama sui Preti-Duranno.

Dalla Forcella Lodina panorama sui Preti-Duranno.

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Cime Postegáe (2358 m)

E’ una sequenza di cime e torri che dal Passo Pramaggiore si allungano verso Est esaurendosi sul Torrente Cimoliana all’ altezza del Rifugio Pordenone. Passando per la cima di alcune di esse si puó realizzare un bel itinerio ad anello aereo e molto panoramico.

Dal Rifugio Pordenone si scende sul Pian Meluzzo raggiungendo direttamente la Casera Meluzzo, recentemente ricostruita. Per carrareccia, chiusa al traffico non autorizzato, si risale la pianeggiante valle alluvionale fino all’ incrocio con la Val Postegae.

Cime Postegae

Dalla carrareccia la Croda Pramaggiore e a destra la cresta che percorreremo dalla quale emerge Cima Cadín.

Si lascia a sinistra il sentiero segnavia CAI 361 e si prosegue tenendosi sulla sinistra della valle, all’ inizio pianeggiante e ghiaiosa. In breve si raggiunge una vecchia pista che sale diagonalmente prendendo quota sul fondovalle; la si segue e dopo un breve tratto si torna sul greto (quota 1300 circa). Qui, al di là del torrente, ha inizio il sentiero diretto al Passo Pramaggiore.

Si lascia il segnavia CAI 362 che prosegue a sinistra del torrente che si attraversa per iniziare subito dopo la salita per un bel sentiero in bosco. Il sentiero oltrepassa alcuni canaloni (zona sconvolta da valanghe), passa in un rado bosco alla base di una fascia rocciosa e sale a sinistra per portarsi sulla destra idrografica del ruscello che scende dal catino sotto il Passo Pramaggiore.

Cime Postegae

Salendo la visuale si apre verso i Monfalconi.

Salendo la visuale si apre verso i Monfalconi.

Tra tutti spicca il Monfalcon di Montanaia e sotto di esso il Ciadinut di Cimoliana.

Tra tutti spicca il Monfalcon di Montanaia e sotto di esso il Ciadinut di Cimoliana.

Dopo un ripido tratto fra i mughi, il sentiero raggiunge l’ampio catino ghiaioso a sinistra ed erboso a destra; lo si risale per lo piú sul fondo e quindi, dove la valle si biforca, si piega a sinistra e per ghiaie e roccette si sale direttamente al Passo Pramaggiore; fin qui ore 3.15. Dal passo il panorama è notevole verso i Monfalconi ed il Gruppo del Monte Cornaget.

Cime Postegae

Cime Postegae

Cime Postegae

Si prosegue quindi lungo la cresta ghiaiosa ed erbosa, a tratti sottile e sempre altamente panoramica, in direzione della Cima Cadín. Il percorso è privo di segnavia ma non è possibile sbagliare; per tracce di sentiero (ometti) si oltrepassa l’ anticima quotata 2276 e si raggiunge la vetta girando a Sud per pendio, nell’ ultimo tratto, molto ripido.

La cresta che parte dal Passo Pramaggiore

La cresta che parte dal Passo Pramaggiore.

A sinistra spicca Cima Cadín.

A sinistra spicca Cima Cadín.

Pale Candele e Turlon.

Pale Candele e Turlon; nel mezzo Sella Turlon.

Dalla Cima Cadín verso la Val Postegáe.

Dalla Cima Cadín verso la Val Postegáe.

Da Cima Cadín verso il Pramaggiore.

Da Cima Cadín verso il Pramaggiore.

Si scende ora per ripidi verdi aggirando la testata del caratteristico catino erboso a Sud della Forcella Postegáe (da questo catino, probabilmente, il nome di Cima Cadín) e raggiungendo la larga e ghiaiosa Forcella Postegáe 2163 metri.

Il Cadín dal quale prende nome la cima. Sopra di esso si innalza la Cima Postegáe.

Il Cadín dal quale prende nome la cima. Sopra di esso si innalza la Cima Postegáe.

Dalla Forcella Postegáe verso l'omonima Cima Est.

Dalla Forcella Postegáe verso l’omonima Cima Est.

Si riprende a salire tenendosi a sinistra della cresta ed aggirando sempre a sinistra per ghiaie mobili alcuni risalti rocciosi; infine per verdi e ghiaie finissime si raggiunge la Cima Est (la piú elevata) delle Cime Postegáe: panorama vastissimo.

Un gelataio in Cima Postegáe.

Un gelataio in Cima Postegáe.

Le Torri Postegáe e, dietro, i Monfalconi.

Le Torri Postegáe e, dietro, i Monfalconi.

Per tracce su ghiaie si traversa a sinistra delle altre due cime (quota 2330 e 2286) e quindi si scende per verdi e ghiaie verso destra raggiungendo la cresta che scende direttamente verso la Forcella Ciól de Mont.

Discesa verso la forcella Ciól de Mont.

Discesa verso la forcella Ciól de Mont.

Cime Postegae

Tenendosi sulla sinistra della cresta, si scende evitando le macchie di pini mughi e raggiungendo la forcella di quota 2050 dopo aver aggirato a sinistra un salto roccioso. Da questa forcella, poco piú alta della Forcella Ciól de Mont e separata da questa da un tratto di cresta infestato dai mughi, si scende nella Val Ciól de Mont per un lungo canalone ghiaioso con grossi massi.

Cime Postegae

Cime Postegae

Tenendosi sempre sul fondo del canalone, si incontra prima il ventaglio di ghiaie che scende a sinistra dalla Forcella Ciól de Mont e quindi, a quota 1537, dopo una bella sorgente, il sentiero segnavia 370 che si segue fino al Pián Meluzzo, poco sotto il Rifugio Pordenone. Difficoltá EE, ore 8.00-9.00 per l’ anello completo.

Cime Postegae

Cime Postegae

Cime Postegae

Cime Postegae

Cime Postegae

Cime Postegae

Cime Postegae