Archivio tag: Rifugio Pordenone

Bivacco fisso Antonio Marchi-Renzo Granzotto (2170 m)

Sorge su di un ripiano dello sperone che divide la parte alta della Val Monfalcon di Forni, a breve distanza della Forcella del Leone, dalla Forcella Monfalcon di Forni, dalla Forcella da las Busas e dalla Forcella del Cason. Costruito nel 1962 dalla Sezione C.A.I. di Pordenone e distrutto nel 1988 da una slavina, è stato ricostruito nel 1989 alcune decine di metri più ad Est in posizione più sicura. Affiliato alla Fondazione Antonio Berti, è dotato di 12 posti letto, è sempre aperto e l’acqua si trova a pochi minuti, alla base del ghiaione che scende da Cima Barbe. È dedicato alla memoria di due eminenti alpinisti pordenonesi.

Dal Rifugio Pordenone si prende il sentiero che, con lunga traversata, si porta poco sopra lo sbocco della Val Monfalcon di Cimoliana nella Val Meluzzo (un altro sentiero inizia partendo da poco oltre la Casera Meluzzo). Si sale per evidente sentiero su ghiaie rimontando la lunga valle che si interna fra la dorsale Monfalcon di Montanaia – Croda Cimoliana – Cima Meluzzo a sinistra e Cresta del Leone – Cima Stalla a destra.

A circa 1800 metri si incontra il (dismesso) sentiero segnavia CAI 360 proveniente da sinistra dal Bivacco Perugini oltre la Forcella Cimoliana; si prosegue la salita prima per dossi erbosi e poi ancora per ghiaie alla base delle rocce della Cresta del Leone fino a raggiungere la stretta Forcella del Leone, fra il Monfalcon di Cimoliana a sinistra e la cresta del Leone a destra; fin qui ore 3.30.

Dalla forcella si scende per sentiero nel breve canalone ghiaioso che sbuca nel catino superiore della Val Monfalcon di Forni, attraversa il bordo del catino terminale e si raggiunge il vicino bivacco situato in posizione panoramica sullo sperone che divide la parte alta della Val Monfalcon di forni.

Ore 3.45, difficoltà E.

Pubblichiamo qui di seguito un altro itinerario di accesso dal Rifugio Pordenone, ottimo da abbinare al precedente per un bellissimo anello attorno al Ramo del Leone.

Dal Rifugio Pordenone si scende sul Pian Meluzzo raggiungendo direttamente la Casera Meluzzo, recentemente ricostruita. Per carrareccia, chiusa al traffico non autorizzato, si risale la pianeggiante valle alluvionale fino all’incrocio con la Val Postegae. Si lascia a destra l’itinerario per la Val Postegae e si prosegue a sinistra prima per carrareccia e poi seguendo il segnavia CAI 361 sul greto. Più in alto si ritrova il sentiero che, superato l’incrocio con la Val di Brica, porta sul prato dove sono ancora evidenti i ruderi della Caseruta o Cason dei Pecoli (1363 metri; fin qui ore 1.15)

Si lascia a destra il segnavia CAI 361 che risale la Valmenon e si inizia a salire ripidamente la soglia baranciosa della Val Monfalcon di Forni (segnavia CAI 359). Il sentiero si inerpica sulla destra della valle e quindi, uscito dai pini mughi, attraversa su prato ed in quota una caratteristica spianata glaciale (attenzione al  segnavia, specie in discesa). Per sentiero, si risalgono alcuni dossi fino a raggiungere un’altra zona pianeggiante alla base dello sperone roccioso che divide in due la parte alta della valle. Si sale al centro del vallone di sinistra (seguire il segnavia; solo tracce) e si raggiunge il bivacco situato su un ripiano dello sperone che divide la parte alta della valle.

Ore 3.45, difficoltà E.

Bivacco fisso Giuliano Perugini (2060 m)

E’ situato sullo spallone erboso a Nord del Campanile di Val montanaia ed è dedicato alla memoria di una guida triestina caduta sul Jof Fuart. E’ di proprietà delle due sezioni C.A.I. di Trieste, Società Alpina delle Giulie e XXX Ottobre; è affiliato alla Fondazione Antonio Berti ed è dotato di 9 posti letto. L’acqua si trova lungo il sentiero d’accesso dal Rifugio Pordenone a circa un’ora dal bivacco e, non sempre, un centinaio di metri a monte dello stesso.

Dal rifugio, salito un breve e ripido tratto in bosco, e raggiunto con un lungo traverso il fondo della Val Montanaia , si sale per un buon sentiero sulla destra della valle.

Dopo circa un’ora di salita si inizia a vedere il Campanile, dalla forma unica, che dominerà tutto il restante percorso.

Dopo aver superato un ripido tratto fra i mughi (ultima acqua sicura), si risale un aperto pendio ghiaioso ed erboso e, passando poco sotto la parete Est del Campanile, si raggiunge il dosso erboso dove sorge il bivacco.

Ore 2.30, difficoltà E.

Cima Cadin degli Elmi (2424 m)

Cima Cadin degli Elmi vista dal Sentiero Marini.

Cima Cadin degli Elmi vista dal Sentiero Marini.

Soprastante il Bivacco Gervasutti dal quale si accede, Cima Cadin degli Elmi è una superba cima tra i Monfalconi che impone una salita non banale, ma abbordabile dagli escursionisti che hanno pratica ed amano metter mani sulla roccia.

Cadin degli ElmiCadin degli Elmi

Dal bivacco ci si incammina nel catino dietro di esso a risalire le ghiaie che scendono dalla Cresta di Santa Maria mantenendosi alla destra di un evidente spuntone roccioso cui fa capo l’ omonima forcella.

Cadin degli Elmi

Giunti in forcella e rivolto un attimo uno sguardo verso la lontana Casera Vedorcia ed il territorio circostante, ci si volge a destra dove un canalino ghiaioso risale la cresta in corpo alla nostra cima.

Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Guadagnata la sommità della crestina iniziano i prati e la traccia punta ad un torrione che costituisce l’ antecima Sud della vetta.

Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Giunti quasi al bordo dei prati interrotti dai precipizi che sprofondano in Val di San Lorenzo, si traversa a sinistra passando alcuni canali ed entrando sotto alle pareti occidentali della Cima Cadin degli Elmi; seguendo i numerosi bolli e ometti che indicano un cambio di direzione, si traversa la base delle pareti per entrare in un canalino che si risale con divertenti passaggi di I grado dal quale si esce a pochi metri dalla panoramicissima vetta.

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Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Cadin degli Elmi

Ore 1.10 dal bivacco, difficoltà A.

Cadin degli Elmi

Cima delle Ciazze Alte (2286)

Severa cima avamposto a Sud del gruppo della Cima dei Preti, le Ciazze Alte sono mèta ambita nei sogni di molti escursionisti. Purtroppo, la lunghezza dell’ itinerario e la difficoltà di alcuni tratti rendono l’ ascensione selettiva.

Dal ponte Scandoler l’ attacco è ripido e difficile da trovare, il successivo tratto attraversato da diverse tracce che portano in tutte le direzioni; una volta trovata la traccia giusta, il più dell’ escursione è fatta…

Salendo il vecchio pascolo parzialmente invaso dalla vegetazione ci si imbatte nei ruderi della Malga Tarsia; poco più in alto ci si immette nel greto dello Sciol de Tarsia che si risale arrivando poco oltre una cascata sulla sinistra.

Facendo molta attenzione si scorge in destra orografica un timido bollo che invita a risalire un franamento. Girato l’angolo si risale una cengetta che tenendosi alta su un canalino porta a montare sul costone.

Risalito il costone si giunge al canale della precedente cascata sopra della stessa. Da qui si risale il divertente canalino evitando i risalti più difficili.

Si giunge quindi nella parte alta dell’ impluvio dove si deve risalire una placca che si può prendere di petto oppure affrontare di lato aiutandosi con i mughi; giunti alla sommità si esce a destra poco sotto l’ ultimo lembo di roccia, oppure poco più in alto al culmine della placca se vi è troppa acqua che rende viscido il precedente passaggio.

Andando a destra si oltrepassano alcuni mughi  a risalire il canale principale che permette di entrare nello splendido Cadin delle Ciazze Alte.

Da qui si continua la salita sulle grossolane ghiaie puntando ad un roccione con la parrucca; da questo, verso sinistra, una sobria bollinatura porta a montare un costoncino detritico che via via diventa sempre più panoramico fino a giungere alla forcella di cresta dove finalmente si vede la nostra meta.

Alcune guide riportano che questa di per sé è già una meta appagante, ma noi decidiamo di proseguire fino in vetta. Si parte con cinque metri di lama seghettata in discesa e subito dopo tre placchette; si continua poi con qualche metro di affilatissima cresta sui sottostanti baratri, un traverso mugoso e vari passaggi tra placche, canalini e rocce rotte arrivando finalmente in cima.

Grandioso panorama sulla Val Compol, Duranno , infilata su Cima Preti, Gruppo del Pramaggiore e Monfalconi.

Per il rientro si può tornare a valle lungo la stessa via, oppure proseguire lungo la cresta a guadagnare l’ Antecima dei Cantoni e la Forcella Compol dove passa l’ Alta Via dei Silenzi da Casera Laghet de Sora al Bivacco Greselin. Per questo itinerario bisogna conoscere BENE la strada.

Ore 6.00 alla cima, difficoltà A nella parte finale, EE per il resto della salita.

Sentiero Arturo Marini

ATTENZIONE!! – SENTIERO DISMESSO O PER ALPINISTI SENZA ATTREZZATURE

Il tracciato del Sentiero Marini visto dal Col Cadorin.

Il tracciato del Sentiero Marini visto dal Col Cadorin.

Da anni la mia amica Francesca mi parla del famigerato Sentiero Marini, percorso da lei in compagnia di Daniele anni fa, e rivelatosi un’ interminabile calvario su ghiaie mobili ed esposte. Desideravo quindi da tempo scoprire le insidie di tale tratto dell’ Alta Via dei Silenzi, oggi sicuramente ancor più faticoso visto che è stato giustamente dismesso nel 2009 ed abbandonato da allora.

Sentiero Marini

Dal Rifugio Pordenone si scende ad attraversare le ghiaie della Val Montanaia ed al di là si incontra subito il sentiero segnavia CAI 352 che inizia immediatamente a salire ripido ed a tornanti nel bosco. Dopo circa 30 minuti si raggiunge una selletta dalla quale si può ammirare in tutta la sua imponenza il Campanile di Val Montanaia.

Sentiero Marini

Il sentiero prosegue attraversando alcuni canaloni e tratti boscosi fino a pervenire sullo splendido balcone del Col Cadorin: eccezionale da questo belvedere la visione degli Spalti di Toro!

Sentiero Marini

Sentiero Marini

Sentiero Marini

Sentiero Marini

Cima Cadin degli Elmi e di Vedorcia dal Col Cadorin.

Si prosegue prima in quota, poi, con una rampa, si sale alla base delle rocce (un breve tratto richiede attenzione) e con una cengia si raggiungono le ghiaie della Val di San Lorenzo (targa in ricordo del giovane alpinista pordenonese Arturo Marini).

Sentiero Marini

Sentiero Marini

Sentiero Marini

Attraversato in quota l’ ampio ventaglio di ghiaie, il sentiero risale una ripida pala di pini mughi per poi proseguire verso sinistra e raggiungere la panoramica conca erbosa dove sorge il bivacco Gervasutti.

Sentiero Marini

Sentiero Marini

Giunti alle ghiaie di San Lorenzo, il sentiero risulta interrotto dai dilavamenti che hanno portato via il terreno su cui si poggiava; portandosi sul ciglio del canale, si cerca di traversare dove meglio conviene per portarsi sul fondo dello stesso (abbassarsi qualche metro).

Il dilavamento delle ghiaie deove passava il sentiero.

Il dilavamento delle ghiaie dove passava il sentiero.

Una volta sul fondo, guardando verso le rocce in alto, si noterà un vecchio bollo conservatosi in quanto impresso nella roccia; traversando ci si porta nelle prossimità del bollo entrando in un canalino sabbioso ed uscendone alla sua sommità tramite un passaggio in opposizione.

Sentiero Marini

Il canalino sabbioso.

Traversando nuovamente con due passi delicati, si gira l’ angolo trovandosi di fronte un insperato canale dal fondo roccioso. Si risale il canale fino al suo esaurimento alla base delle pareti dove si può traversare verso Sud portandosi sulle ghiaie più stabili al di là del franamento raggiungendo la ben evidente ripida pala di mughi (ometti).

Sentiero Marini

Dopo questi passagi il sentiero torna via via più agibile fino ad approdare alla verde conca del Bivacco Gervasutti.

Sentiero Marini

Difficoltà EE/R, ore 4.00/5.00. Traversata effettuata in data 24 settembre 2016 con Francesca e Alessandro. Si ricorda che l’ ambiente descritto potrebbe subire ulteriori modifiche a seguito di particolari eventi atmosferici. Ma questo fa parte dell’ avventura…

Sentiero MariniSentiero Marini