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Monte Toc (1921 m)

Dalla Casera Vasei si sale per sentiero in una valletta boscosa fino a raggiungere una selletta con, a sinistra, un caratteristico roccione.

Si risale il vallone tenendosi sulla destra e per buon sentiero si raggiunge la cresta e, poco oltre, dopo una breve contropendenza, la panoramica vetta.

Circa ore 1.00 dalla casera, difficoltà Escursionistica.

Casera Vasei (1610 m)

Il piccolo ricovero che può ospitare 5-6 persone, è stato recentemente ricavato dai resti della Casera Vasei, situata in posizione panoramica su uno spallone a Nord delle cime del Toc (Cima Mora e Monte Toc).

La frana del Monte Toc.

Dal colmo della frana del Monte Toc, raggiunto dalla Strada Statale per la carrozzabile diretta a La Pineda, si traversa verso Ovest fino a portarsi sul crinale sopra la diga ed in vista della Val del Piave (qui perviene pure il sentiero che sale da Dogna 465 metri).

La valle del Piave.

Per un ripido tratto il sentiero sale lungo il crinale per quindi piegare verso sinistra e, diagonalmente, salire in bosco passando poco sopra la zona di distacco della gigantesca frana. Più in alto, il sentiero passa alla base delle pareti verticali della Croda Vasei (landri utilizzabili per ripararsi in caso di maltempo) e proseguire la salita in un bel bosco di larici.

Con un’ultima rampa il sentiero raggiunge il ripiano a monte della Croda Vasei dove sorge la casera.

Ore 2.30, difficoltà Escursionistica.

Troi de Moliesa

Sulla tragedia del Vajont si sono ormai scritte librerie intere il più delle volte in maniera populista, sfruttando la tragedia ancor oggi con ferrate della memoria e un carrozzone di visite guidate che gridano alla “strage di Stato” e “genocidio italiano”, con tanto di furgone degli hotdog per placare l’appetito dei turisti più ingordi di storia. La Val Vajont inoltre rimane negli scritti moderni una valle triste, stuprata da una tragedia incancellabile che nulla potrà risollevare; i pochi che vi abitano e tutti gli esuli sembrano essere condannati ad una grigia esistenza abbandonati da tutto e tutti.

La vicenda del Vajont è certamente una immane tragedia che non può essere dimenticata, ma noi in Val Vajont non ci andiamo per commiserare, criticare, odiare, andiamo per il piacere di passeggiare nei boschi all’aria aperta, provare l’emozione di affacciarci sui suoi precipizi, ammirare una delle opere ingegneristiche più imponenti del mondo, rabbrividire provando ad immaginare una massa di 260 milioni di metri cubi di terra che si muove, girare per i bei paesi e magari far 2 chiacchiere con i locali.

E allora se vuoi tutte queste cose insieme senza far fatica, devi intraprendere il Troi de Moliesa (sentiero CAI 380) che dal Terminal Diga sale al paese di Casso lungo un boscato cengione soprastante le pareti a picco della forra del Vajont. Giunti ad un primo bivio senza indicazioni si sale a destra fino a che il sentiero si appiana nella faggeta; un secondo bivio indica la deviazione per Codissago che tralasciamo proseguendo per il nostro segnavia e dopo pochi metri ci innestiamo nel “Troi di Sant’Antoni” (altra deviazione per Codissago).

Svoltiamo quindi decisamente verso oriente seguendo l’indicazione per Casso andando a percorrere una bellissima e comoda mulattiera sopra gli esposti precipizi celati dalla vegetazione.

Accompagnati dagli aggetti rocciosi, guadagnamo i verdi prati e poi il paese di Casso che merita certamente una visita per le sue viuzze caratteristiche, nonché d’obbligo lo spazio Dolomiti Contemporanee dove dallo Skyline sospeso sul vuoto si possono ammirare degli splendidi cavi della media tensione (fin qui ore 1.30).

Da Casso il rientro è per il sentiero che scende diretto all’osteria “Diga del Vajont” e poi a destra per la palestra di arrampicata dove si possono ammirare i corpi statuari degli arrampicatori nelle loro plastiche pose mentre sfidano la morte e l’impossibile appesi sulle estreme verticalità delle pareti dove nessuno ha mai osato (solo col sereno, in caso di pioggia se la danno a gambe perché pare che al contatto di acqua piovana si sciolgano. Fortuna che in caso di ritirata possono calarsi direttamente in macchina!)

Durata complessiva 1h50, difficoltà T-E

Monte Borgà (2228 m)

Per dovere accademico segnaliamo questa panoramica cima raggiungibile da Cava Buscada (ore 3.00, difficoltà E).

Si segue a ritroso l’itinerario qui descritto fino alla sella tra il Monte Sterpezza (a sinistra) e il Monte Borgà, la cui vetta si raggiunge per prato in pochi minuti;panorama vastissimo.

Libri di San Daniele

Da Casso si sale subito sopra il paese verso destra per un bel sentiero fiancheggiato da muretti; con un tornante il sentiero si porta sopra una fascia di rocce rossastre e raggiunge una faggeta (impressionante da qui la vista della frana del Monte Toc). Il sentiero sale nel bosco e oltrepassa il canale fra il Monte Pul (che rimane a sinistra) ed il monte Salta; la vista si apre sulla Val del Piave e sul gruppo del Bosconero. Il sentiero sale costeggiando la base di una fascia di rocce (La Pieda) e con un brusco tornante (attenzione a non proseguire diritti) imbocca una cengia inclinata ed esposta che sale verso destra raggiungendo la base dei Praliss, gli ampi prati inclinati che salgono fino alla base delle rocce di cresta del Monte Salta.

Prima per sentiero poco evidente e poi per tracce sui ripidi prati, si sale verso destra (Est) dirigendosi verso la base del torrione di destra del Monte Salta. Sempre per tracce sui ripidissimi verdi, si aggira poco sotto la base il torrione e si sale raggiungendo in breve la verde forcella che si vede a sinistra (Forcella Piave).

Si scende per tracce su ghiaie verso Nord per circa 30 metri e quindi, per un evidente sentiero, si traversa verso destra (Est). Si sale ora ripidamente per buone tracce e per canalini erbosi ci si porta in breve nuovamente in cresta, sopra il Monte Piave, a quota 2080 circa, nei pressi dei Libri di San Daniél; fin qui ore 4.30.

Attraversata la zona dei straordinari “libri”, strane costruzioni formate da lastroni sovrapposti di diverse dimensioni, si prosegue lungo la panoramica cresta fino in vetta al Monte Sterpezza, distante circa 500 metri dal Monte Borgà raggiungibile per cresta con una lieve contropendenza (panorama eccezionale); fin qui ore 5.00-5.30.

Dalla sella fra Monte Sterpezza e Monte Borgà si scende per tracce di sentiero si toccano i ruderi di Casera Borgà circa 2000 metri, e si prosegue la discesa per sentiero su ghiaie ed in mezzo ai mughi, in un vallone dominato da due caratteristici torrioni.

A quota 1610 si incontra il sentiero segnavia 381 diretto a destra al vicino pascolo di Casera Tamer; lo si segue verso sinistra (Nord-Est) fino alla cava di marmo, raggiungibile in circa ore 0.45 dal bivio di quota 1610.