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Frascola (1961 m) per la Pala dai Colomp

Frascola! Una montagna cara agli amanti della Val Tramontina che presenta vari itinerari escursionistici di salita i quali però confluiscono tutti poco sotto la cima, in versante Sud, da dove poi si sale il cocuzzolo sommitale al cospetto dell’ atterrata croce di vetta costruita da Silvano.

Sul versante Nord invece la montagna presenta una parete formata da placche e solcata da canali in cui sono state tracciate alcune vie di roccia dai Ragni del Mazarach, la portentosa squadra di rocciatori che in Val Tramontina ha trovato il proprio ambiente ideale.

Le pareti settentrionali del Frascola.

Le pareti settentrionali del Frascola.

La nostra idea era quindi quella di tracciare una nuova via alpinistica sfruttando la cresta che passa per una cimetta satellite, la Pala dei Colombi, posta a Nord-Est della cima principale.

Nei pressi della Forca del Mugnol la mole del Frascola: a destra il corpo principale, la Pala dei Colombi è il cocuzzolo a sinistra di esso.

Nei pressi della Forca del Mugnol la mole del Frascola: a destra il corpo principale, il cocuzzolo a sinistra di esso è la Pala dei Colombi.

Dalla Casera Chiampis si segue il sentiero CAI 392 che, fortemente inerbito, si innalza in direzione della Forca del Bech, ed arriva al Rio Bomba. Dopo la bella cascatina, il sentiero si alza ancora un poco portandosi a lambire le pareti. Giunti proprio sotto le pareti, si lascia il sentiero che volge ad occidente, e ci si dirige ad oriente sfruttando il ripiano alla base delle rocce, che si presenta molto più comodo e agevole del sentiero CAI che abbiamo percorso nella prima parte dell’ escursione.

Frascola

Giunti alla fine del ripiano, quando i prati si esauriscono, si inizia quindi ad attaccare le paretine vegeto-minerali guidati dalle tracce di animali.

Frascola

La via prevede quindi di innalzarsi obliquando verso occidente seguendo le macchie di mughi che provvidenzialmente aiutano la progressione (mugo-ferrata). Dove non sono presenti mughi la roccia è per la maggior parte ottima, anche se l’ ambiente essendo prettamente vergine richiede attenzione per via di alcuni sassi in bilico e per l’ esposizione che, seppur non vertiginosa, comunque è presente.

Frascola

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Alternando quindi roccia a mughi e lembi prativi, per canalini, cengette e piccoli diedri si giunge alla mugosa cresta sommitale della Pala dei Colombi, dalla quale ci si affaccia sul vertiginoso versante Sud.

Frascola

Passata la forcellina che la separa dal corpo centrale del monte, si prosegue sempre mantenendosi in versante Val Viellia e procedendo con lo stesso andamento della prima parte ci si porta nei pressi di un antro poco sotto la contorta croce posta sull’ Anticima Est, che si raggiunge con pochi metri di canalino ben articolato.

Frascola

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Frascola

Frascola

Frascola

Frascola

Da qui, in pochi minuti per la cresta sommitale si giunge alla vetta vera e propria del Frascola.

Frascola

Frascola

Rientro lungo la via normale per Frasseneit; difficoltà Alpinistica (II-). Ore 3.45 da Casera Chiampis.

Un ringraziamento a Silvano per aver generosamente supportato la logistica della traversata.

Frascola

Frascola

Monte Tamaruz (1930 m)

Dalla Costa Paladin il Monte Tamaruz. Ben visibili i Lastreit di Venchiareit.

Dalla Costa Paladin il Monte Tamaruz. Ben visibili i Lastreit di Venchiareit.

Da Casera Chiampis si imbocca il sentiero segnavia CAI 377 che in circa un’ ora porta alla Forca del Mugnol. Dalla forca ci si dirige verso Ovest imboccando il sentiero CAI 378 che mantenendosi in quota nel bosco aggira il Monte Mugol e oltrepassa i resti di una casera; dopo i ruderi in pochi minuti si giunge ad una nuova schiarita presso un arbusto ricurvo con parecchie segnalazioni dove si abbandona il sentiero per risalire il versante Nord dei Lastreit di Venchiareit.

Lastre di Venchiareit

L' arbusto ricurvo con poche segnalazioni.

L’ arbusto ricurvo con poche segnalazioni.

Il successivo tratto si presenta privo di segnalazioni e di sentiero eccezion fatta di alcune tracce discontinue di animali, nonché parzialmente investito da schianti. Ci si alza pazientemente evitando le lastronate mantenendosi tra bassi arbusti e giovani larici, dopodichè, attraversato un canalino di sfasciumi, si continua tra la bassa vegetazione fino a toccare i mughi appena sotto la cresta.

Lastre di Venchiareit

Dopo circa un’ ora si guadagna il filo di cresta (in prossimità di alcuni metri di affilata cresta esposta) e, dopo ulteriore lotta con i mughi, in pochi minuti si guadagna l’ elevazione più alta dei Lastreit di Venchiareit (1833 metri).

La gobba pelosa in primo piano è l' elevazione più alta dei Lastreit di Venchiareit.

La gobba pelosa in primo piano è l’ elevazione più alta dei Lastreit di Venchiareit.

Oltrepassata la quota massima e proseguendo la cresta tra i mughi, si arriva ad una succesiva elevazione dalla quale ci si affaccia ad un salto roccioso; dall’ insellatura che la precede ci si abbassa sul ripido versante meridionale portandosi prima alla base delle rocce e poi puntando alla base dei mughi; in questo modo si giunge presto alla depressione denominata Passo di Venchiareit (circa 1815 metri).

Il Passo di Venchiareit

Il Passo di Venchiareit.

Giunti al passo si incrocia quella che è la via normale al Monte Tamaruz che prosegue lungo la cresta tra i mughi arrivando in vetta in circa trenta minuti.

Monte Tamaruz

La cresta finale.

Manca poco...

Manca poco alla vetta…

Panorama estesissimo dalla Carnia alle Alpi Giulie, dalle Dolomiti venete a quelle friulane, nonché sulle sottostanti Val Viellia e Canal Grande di Meduna.

La cresta appena percorsa e la cresta della Costa Paladin.

La cresta appena percorsa e la cresta della Costa Paladin.

La "fossa" del Canal Grande di Meduna.

La “fossa” del Canal Grande di Meduna.

La Val Tagliamento. Al centro il Tinisa; in basso a sinistra lambito dall' ombra il pascolo di Casera Naiarduzza.

La Val Tagliamento. Al centro il Tinisa; in basso a sinistra lambito dall’ ombra il pascolo di Casera Naiarduzza.

Al centro in primo piano Giavons e Roppa Buffon. dietro da sinistra Monte Rest, Valcalda e Monte Rossa. In lontananza Alpi Giulie.

Al centro in primo piano Giavons e Roppa Buffon. dietro da sinistra Monte Rest, Valcalda e Monte Rossa. In lontananza Alpi Giulie.

Monte Frascola.

Il Monte Frascola con a sinistra la Pala dai Colomp.

Ore 3.30 dalla Casera Chiampis, un’ ora in più con partenza dal Passo Rest; difficoltà EE. Si può riempire totalmente la giornata concatenando la cresta della Costa Paladin, effettuando così una bella ed appagante traversta in cresta. Per il rientro si segue la via normale e poi i segnavia CAI 378 (sentiero alla Forca del Mugnol) o 377 (al Passo Rest, sentiero e strada forestale).

Monte Tamaruz

Monte Tamaruz

Monte Tamaruz

Monte Tamaruz

In verde la cresta dei Lastreit di Venchiareit e Tamaruz, in blu la via normale di discesa. In giallo la cresta della Costa Paladin.

In blu la via normale al Monte Tamaruz, in verde la cresta dei Lastreit di Venchiareit. In giallo la cresta della Costa Paladin.

Costa Paladin (1769 m)

Dal Passo di Monte Rest si imbocca la carrareccia con segnavia CAI 377 che traversa tutto il versante settentrionale  della dorsale Costa Paladin-Lastre di Venchiareit-Tamaruz. Dopo aver incontrato la Casera Feletta, si fa attenzione dopo il secondo tornante, ad una traccia che si stacca sulla sinistra e risale il bosco in direzione di Casera Fors. Il sentiero, ripristinato da privati, si presenta in buone condizioni su terreno sempre agevole nel bel bosco, ed è segnalata da bolli bianco-rossi. In circa un’ ora di cammino si raggiunge il pascolo di Casera Fors dove la vista si apre sui prospicienti rilievi della Val Tagliamento, tra cui Bivera e Clapsavon.

Costa Paladin

In prossimità del pascolo di Casera Fors.

Costa PaladinEvitando la traccia che va in discesa, dai ruderi della casera ci si alza leggermente reperendo i bolli che ci permettono di ritrovare il nostro il sentiero, e in leggera salita si aggira un cimotto oltre il quale si sbuca finalmente sulla linea di cresta.

Costa Paladin

Facendo attenzione al ripido versante erboso, ci si innalza sulla facile cresta prativa affrontando alcune piccole elevazioni che inviano verso la sempre più vicina quota massima della Costa Paladin (1769 metri). Il panorama qui spazia verso Sud sulla sottostante Val Viellia e Casera Chiampis; dirimpetto abbiamo il Frascola e a digradare verso Est Giavons e Roppa Buffon.

Dalla cresta il Monte Frascola e la sottostante Val Viellia con Casera Chiampis.

Dalla cresta il Monte Frascola e la sottostante Val Viellia con Casera Chiampis.

A Nord le sopra citate Alpi Carniche, il Tinisa, e Dolomiti vicine e lontane fino alle famose Tre Cime di Lavaredo.

La Val Tagliamento.

La Val Tagliamento.

Dolomiti.

Pramaggiore e Dolomiti.

Dalla quota massima la cresta digrada verso la Forca del Mugnol mantenendosi come nel tratto precedente panoramica ed erbosa.

Forca del Mugnol.

Forca del Mugnol.

Ore 3.00 dal Passo Rest; difficoltà Escursionistica.

Costa Paladin

Costa Paladin

Alla Forca si incontra il sentiero segnavia CAI 377 con il quale si può raggiungere la Casera Chiampis in 45 minuti, oppure tornare al punto di partenza sfruttando la strada forestale che abbiamo già percorso parzialmente in precedenza. Altra possibilità è quella di proseguire per il sentiero CAI 378 verso le Lastre di Venchiareit, o il Monte Tamaruz.

Di infilata le Lastre di Venchiareit e il Monte Tamaruz.

Di infilata le Lastre di Venchiareit e il Monte Tamaruz.

Stalle Velleai (690 m)

La notte del 17 ottobre 1864 un gruppo di una quarantina di uomini irrompe nella tranquillitá delle Stalle Velleai. Si trattava della cosiddetta Banda di Navarons, gruppo di irridentisti italiani che, guidati dal medico Antonio Andreuzzi, aveva dato il via ad un’ azione armata facente parte di una grande insurrezione ideata da Giuseppe Mazzini volta alla liberazione e all’ indipendenza di varie regioni dal dominio Austriaco. I piani peró non andarono come previsto, e gli insorti friulani, dopo aver attaccato le gendarmerie di Spilimbergo e Maniago, giunti al passo Rest e diretti in Carnia per unirsi ad altre bande provenienti dal Veneto e Friuli, ricevettero notizia che gli altri gruppi non avevano iniziato le loro azioni, e l’ esercito austriaco stava presidiando Ampezzo con ingenti forze. Avendo la certezza che anche da Tramonti sopraggiungevano rinforzi nemici, non restó loro altra soluzione che cercare rifugio nelle aspre valli tramontine. Inizia quindi in luoghi per noi oggi misteriosi ed affascinanti un avvincente inseguimento durato ventitre giorni tra esercito austriaco e insorti garibaldini i quali, grazie all’ aiuto che i valligiani prestavano in riconoscenza dell’ operato del medico Andreuzzi, riescono a sfuggire alle maglie degli imperiali. Il primo trasferimento della banda avvenne qui.

Stalle Velleai

Stalle Vellai

Dalla strada del Passo Rest un sentiero reperibile nei pressi delle casere Chiarpegnis scende verso il fondo della val Viellia.

Si era letteralmente ruzzolati fino alla capanna di Parlapoco. Un’ estenuante marcia al buio, terrorizzati di precipitare nel baratro del torrente che muggiva giú in fondo ogni qualvolta si finiva a terra, ingannati da viscide rocce e tranelli di radici. Una lunga processione di bestemmie nell’ intrico del bosco, seguendo un sentiero che forse era solo nella memoria del Sior Tunin, ma non credo che sul terreno ci fosse realmente.

Nel vecchio pascolo di Stalle Velleai vi é la stalla riattata alla meglio in condizioni parecchio spartane, e i ruderi dell’ abitazione dei pastori. Oltre i manufatti, la mulattiera scende al torrente dove, dopo un guado, si congiunge al sentiero CAI 377 per Casera Chiampis.

L' abitazione dei pastori

L’ abitazione dei pastori

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Squadra e compasso, il simbolo della massoneria

Per saperne di piú sui moti friulani, clicca qui.

 

Casera Chiampis (1234 m)

Il ricovero Casera Chiampis sorge all’ estremitá occidentale del vasto pianoro alluvionale dell’ alta Val Viellia. La vecchia costruzione pastorale é stata riattata e trasformata in ricovero dalla sottosazione CAI di Tramonti di Sopra (sez. di spilimbergo) ed inaugurata nel giugno 1984; é affiliata alla Fondazione Antonio Berti. E’ dotata di 10 posti letto e di cucina ed é sempre aperta; l’ acqua si trova a pochi metri dietro il ricovero.

Casera Chiampis

Vi si puó accedere dal Passo di Monte Rest per la forca del Mugnol (ore 3.00, difficoltá Escursionistica), oppure da Tramonti di Sopra per Frasseneit e la forca del Frascola (ore 5.00-6.00, Escursionisti Esperti). Un altro itinerario che andiamo qui ad illustrare parte dalla localitá Maleon di Tramonti di sopra con segnavia CAI 377 e ci porta con una comoda mulattiera a valicare la forcella del Rovin (744 m) e a risalire tutta la Val Viellia. Dopo la forcella il sentiero prosegue nella prima parte alto sulla Val Viellia in ambiente suggestivo.

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Una volta giunti in prossimitá del greto del torrente, un cartello indica la possibilitá di visitare le Stalle Velleai, luogo che ha ospitato gli insorti garibaldini in fuga dai gendarmi austriaci nell’ autunno del 1864.

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Si prosegue lungo il sentiero la cui monotonia é interrotta da un tratto in cui il torrente diviene forra e offre magnifici scorci di cascate, scivoli, pozze, e spruzzi d’ acqua.

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Successivamente il sentiero risale ripidamente una china boscata fino a sbucare nel vasto pianoro alluvionale in fondo al quale sorge il Ricovero Casera Chiampis.

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 Seguendo il segnavia sulle ghiaie e sul magro pascolo, si lascia a destra il sentiero che sale alla Forca del Mugnol e si raggiunge il ricovero.

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Ore 3.30, difficoltá Escursionistica. Dalla Casera Chiampis si possono effettuare delle remunerative escursioni sul Monte Frascola e la caratteristica Aquila di Tramonti, oppure sulla Costa Paladin o al Monte Tamaruz .

Quando penso a Chiampis, mi viene alla mente Alex Ratti, il Vagabondo dell’ Anima.

Il vagabondo dell’anima

Alex Ratti è di Corbeil-Essonnes, sobborgo di Parigi; il cognome tradisce la provenienza della sua famiglia dall’Italia, più precisamente dal Piemonte. Ha sfruttato la sua madre lingua per diventare un traduttore professionista, concentrando il lavoro nei mesi invernali e ritagliandosi “cento giorni di ferie” nel periodo estivo.
D’estate va in montagna, in un modo molto particolare: la sua casa tutta nello zaino e via senza meta da bivacco a bivacco. Le prime esperienze nelle Alpi Occidentali e poi nelle Dolomiti. Ha trovato un ambiente interessante, per le sue aspirazioni, in quelle bellunesi, dove è ritornato per due anni consecutivi.
Al termine del suo secondo anno nel bellunese, quasi per caso, con istinto esplorativo, passa la Piave e capita sulle montagne friulane, dove tornerà per tre anni di fila, rapito dalla loro estrema solitudine, ma anche dalla buona ricettività in quota. Lo affascinano le vaste zone prive di strade e paesi, i vecchi sentieri appena intuibili, le rare presenze di escursionisti.
L’ho conosciuto in Chiampis nell’agosto 2012. Un personaggio così non si dimentica; resta in me l’ammirazione per ciò che riesce a fare: non è da tutti riuscire ad organizzarsi egregiamente e sopportare privazioni e patimenti: freddo, fame, pioggia, fatica. Certo che non è tra i suoi assilli dove andare e quando farlo; se sbaglia strada si ferma e monta la tendina in qualsiasi posto; c’è sempre un giorno dopo per rimettersi in viaggio e arrivare da qualche parte! Questo spirito di libertà è affascinante: né doveri né fretta; “se ho voglia cammino – dice – altrimenti mi fermo”.
Ritmi scanditi da luce e buio, sole e pioggia; una immersione totale nella Natura. Se chiedi ad Alex cosa gli resta di questi anni di vagabondaggio tra i monti sorride:
“Ho visto ciò che desideravo vedere: le montagne friulane mi hanno riempito gli occhi e il cuore; ognuno si sceglie il suo posto dove tornare e credo che ancora per i prossimi anni la mia meta sarà qui da voi. Qui posso stare solo come desidero, perché voglio confrontarmi con me stesso, nei momenti belli e in quelli tristi, nella gioia e nel pericolo mi vedo come realmente sono, quanto valgo, quanta fede ho in me stesso. Quelli che mi conoscono mi hanno soprannominato vagabondo delle montagne; vagabondo lo sono, ma cammino dentro me stesso per cercare e forse trovare la mia essenza”.
Un vagabondo dell’Anima, insomma; un particolare tipo di asceta moderno, pellegrino della vita, testimone che la nostra esistenza non è che un viaggio e la cosa più bella e giusta che possiamo fare è andare.

http://altitudini.it/la-malia-dei-bivacchi/

http://altitudini.it/alex-un-vagabondo-nelle-dolomiti/

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Alex è quello con il cappello.