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Al Lago di Selva in Val Silisia

Dalla Casera di Pala Barzana si segue il segnavia che sale a monte del boschetto di larici e, diagonalmente verso destra per tracce di pascolo, raggiunge il poco marcato canalone ghiaioso che scende lunghissimo dalla Forcella Capra seguendo la direttrice della salita.

Si prosegue per traccia, ora a destra ed ora a sinistra del canalone, fino a raggiungere le rocce verticali (grande landro: buon ricovero) a sinistra del canalone che qui inizia ad internarsi fra le pareti. Si sale sulla sinistra del canalone, si supera un facile salto roccioso levigato dalle valanghe e, piegando verso destra, si raggiunge una cresta secondaria dove si incontra il sentiero che sale dal Pian delle Merie per il vallone alla base dei Paredach. Si prosegue per buon sentiero che, risalendo prima una dorsale e poi sulla destra di un breve canalone, si raggiunge la Forcella Capra; fin qui ore 2.00.

Si scende ora verso Nord; il segnavia si tiene sulla destra, ma può essere convenente scendere in fondo alla conca (spesso nevai) e proseguire lungo il fondo stesso fino a ritrovare il segnavia alla base delle verticali pareti rocciose del Crinal de Basson.

Si continua a scendere lungo la base delle pareti (neve); entrati nel bosco, si segue il segnavia (qui solo tracce de sentiero in una zona battuta dalle valanghe) fino a raggiungere la conca erbosa dove sono evidenti i ruderi della Casera Basson; ore 3.30.

Oltrepassata la conca, si ritrova il sentiero che scende nel bosco sulla sinistra della valle fino ad incontrare circa a 1000 metri la mulattiera diretta a sinistra alla vicina Casera Chiavalot. Si segue la mulattiera verso destra (Est), si attraversa il Plan di Crous e si raggiunge la località Ciuccui (vecchio pascolo infestato dal lampone) nella parte bassa del Crinal de Basson. Qui, dopo aver attraversato la nuova strada forestale che ha devastato la vecchia mulattiera, si incontra il sentiero segnavia CAI 968 che sale a destra diretto alla Casera Valina; si prosegue la discesa per una bella mulattiera in bosco fino a sbucare sulla strada della Val Silisia, circa un chilometro a monte della diga e della piccola frazione di Selva.

Ore 5.00, difficoltà Escursionisti Esperti.

 

 

 

Monte Corda (1463 m) per Cresta Est

Una delle più belle cime della Val Silisia, il Monte Corda si lascia salire sia  da Sud che da Nord per vari percorsi di grande respiro adatti agli amanti del genere fuori sentiero. La via Normale l’abbiamo già descritto in QUESTO ARTICOLO, ma per gli amanti delle creste e dei percorsi poco frequentati proponiamo questa variante che offre grande possibilità di avventura; visto che questo percorso come dice Pietro è roba per “salvadi” (e dice che anch’io sono un salvadi), mi limiterò ad indicare poche scarne informazioni, tanto è un percorso facile, caratterizzato da Cartelli, senza possibilità di errore. Chi anela a certi percorsi poi, si sa, è abile nell’arte dell’arrangiarsi (RR).

Da Inglagna si prende il sentiero CAI 393a diretto alla Forcella Dodismala. Ad un certo punti si abbandona il sentiero 393a per seguire il sentiero che porta alla Claupa di Andreuzzi che si abbandona a sua volta per salire alla Forcella della Fusita (cartello); se non vi siete persi e arrivate in Fusita è quasi fatta!

Dalla Fusita la cresta volge verso Est a raggiungere il Monte Ropa; si prosegue dall’altra parte passando a Nord della torre Andreuzzi e via via salendo di quota in quota fino alla vetta principale.

Per il rientro volendo si può deviare per Stalle Lastreiz.

 

 

 

Stalle Lastreiz (1018 m)

Ridotte a cumuli di macerie, i resti delle Stalle Lastreiz si trovano su un dosso lungo il versante Nord del Monte Corda, in bella posizione panoramica sul lago del Ciul.

Anticamente dette stalle erano di proprietà di alcune famiglie di Inglagna, e per raggiungerle vi erano addirittura due sentieri: il “Troi dai Omps” (Sentiero degli Uomini) e il “Troi da lis Vacis” (Sentiero delle Vacche) entrambi reperibili nei pressi di Forcella Dodismala.

Il Troi dai Omps era, come dice il nome, il sentiero che utilizzavano gli uomini per andare e venire alle stalle e quindi si presentava più rapido, stretto ed esposto; senza perdite di quota porta dalla Forcella Dodismala alle stalle di sopra (1018 m).

Il Troi da lis Vacis era invece più “turistico” in quanto più largo e meno esposto, adatto al passaggio delle bestie; con un tracciato meno diretto e con alcune perdite di quota questo sentiero porta alle stalle di sotto (973 m).

Visto che comunque entrambi i sentieri richiedono attenzione, la comunità ha posizionato una statua di Sant’Antonio in Forcella Dodismala affinchè chi si apprestava a percorrerli potesse affidare la propria anima al santo. Se vuoi saperne di più sul Sant’Antonio in Dodismala CLICCA QUI.

 

 

 

Stalle Cuel da la Luna

La Val Tramontina esiste da millenni, è popolata dall’uomo da secoli, ha avuto valligiani che si sono affermati in tutta Europa con le proprie attività commerciali gestite dentro la valle, ma anche migranti che hanno guadagnato il rispetto dei popoli delle nazioni di tutti i continenti; chi è rimasto in valle ha visto passare guerre, fatti storici, lotte partigiane, insurrezioni garibaldine, crolli di ponti. Eppure, i corregionali friulani, della Val Tramontina conoscono solo due cose: zecche e Pozze Smeraldine (in ordine di notorietà).

Pertanto, in questo articolo vi saranno immagini delle pozze e vi avverto subito che ho anche preso una zecca, così so che ci saranno discussioni in merito e like in abbondanza che ne faranno aumentare la notorietà nei social.

Da Tramonti di Sopra, località Pradiel (accesso consentito solo agli autorizzati e residenti) ci si incammina lungo la strada accompagnati dal segnavia CAI 386. La strada in breve si incunea dentro l’incassato Canal di Meduna dapprima alta sull’alveo e poi, dopo un salto, si avvicina al fiume ed ha termine con una piccola piazzola dove iniziano le famose, celebri, rinomate, pluridecorate Pozze Smeraldine (libro per le firme, serie interminabile di divieti). Qui la strada si immette direttamente dentro le pozze, ma noi invece proseguiamo a destra fedeli al nostro segnavia CAI 386 lungo una mulattiera che presto verrà rinominata “Dolomites Unesco Heritage Panoramic Emerald Pool Trail Road Park”.

La mulattiera oltrepassa il ponte Rusubet e inizia a salire fino ad arrivare ad un centinaio di metri sopra l’alveo del Meduna per poi scendere arrivando ai primi ruderi delle case di Facchinuc e poi al borgo abbandonato di Frasseneit dove si incontra il Bivacco posto nella Vecchia Scuola.

Qui si abbandona il sentiero per scendere al Meduna ed attraversare il fiume con un guado che porta ad un piccolo ripiano con spiaggetta posta sull’altra sponda. Cercando sulle rive si trovano numerose tracce di passaggio che risalgono una pala erbosa colonizzata da radi alberi a cui fa capo una selletta con i resti di una teleferica (cavo e mucchio di sassi).

L’Aquila di Tramonti, vero simbolo della valle.

Dalla sella un sentiero abbastanza marcato prosegue in quota seguendo i corrugamenti della montagna andando ad incanalarsi in una valletta in cui le antiche praterie cedono il passo alla faggeta. In prossimità di un’evidente piazzola di origine antropica il terreno circostante diventa meno ripido ed  in breve entriamo in una pecceta alla fine della quale troviamo i ruderi degli edifici delle Stalle Cuel da la Luna. (ore 2.30 da Pradiel).

Volendo completare l’anello, dalle stalle si può raggiungere la Forca de Pria cercando un vecchio sentiero abbandonato reperibile poco a monte dei ruderi dai quali è necessario oltrepassare un franamento passandolo più in alto. Oltre il franamento il sentiero diventa più una traccia e si mantiene piuttosto labile e incerto ma bolli sbiaditi e qualche ometto ci indicano che siamo sulla strada giusta.

Giunti alla selletta quotata 926 il sentiero si abbassa a toccare il fondo del canale oltre il quale la traccia continua in quota aggirando il costone; dopo un tratto assicurato con cavo la traccia diventa sempre più evidente e marcata fino a giungere alla Forca de Pria.

Da qui, per il rientro si sfrutterà la strada o, per chi conosce, i sentieri tra i boschi sottostanti fino a giungere alla bella località di Pradis; scesi al ponte sul Meduna e ritornati sulla sponda sinistra in prossimità dell’area griglie, poco più avanti si trova il cancello di accesso all’Agriturismo Borgo Titol (attenzione, cane grosso libero e abbaiante) dove ci si immette nel Troi da lis Fornas (CAI 394, da non confondere con il Sentiero Fradeloni) che in breve riporta alla località di Pradiel.

Ore 3.30 dalle Stalle Cuel da la Luna, 6.00 ore totali per tutto l’anello; difficoltà Escursionisti Esperti nel tratto dalle Stalle Cuel da la Luna alla Forca de Pria, Turistico-Escursionistico per il resto del percorso.

Nel caso si volesse dare all’escursione un tono più greppistico, dalla Forca di Pria è possibile salire al Cuel da la Luna lungo uno dei percorsi raccontati a questo link.

Borghi dal Rug dai Ghambars

Come in tutta la Val Tramontina, anche in Val Inglagna vi sono numerose borgate costituite da nuclei di piccole case addossate l’una all’altra o edifici singoli, testimoni di un tempo storico in cui la valle era tutt’altro che selvaggia e abbandonata come la vediamo oggi. Se si vuol fare un bel giro e visitare alcuni di questi luoghi, la valletta del Rug dai Ghambars e l’attiguo Rug Boschit si prestano perfettamente per essere esplorate.

Selvagge balze meridionali di Pizzo Lovet e Cuel da la Luna.

La prima borgata che visitiamo è quella di Clez, sul Rug del Boschit, un bell’insieme di case nate in prossimità delle stalle che furono i primi manufatti con cui l’uomo ha colonizzato la valle.

Poco più in alto troviamo Val, altro nucleo di case questa volta posizionate in linea su un versante assolato dove trovano habitat ideale gli agrifogli. Grazie al fatto di poter essere raggiunti tramite strada, in questi 2 borghi troviamo ancora case in buono stato, utilizzate dai proprietari come casa di villeggiatura animandone la quiete nei fine settimana.

Da Val un sentiero si inerpica sul costone dietro l’ultima casa ad aggirare il Tui e portandosi in una valletta dove una pineta non governata ha inghiottito i manufatti di Chiamerada ormai in rovina.

Proseguendo verso Nord in quota si passa sotto alle pareti del Cuel da la Luna fino a giungere alle case del nucleo più basso di Culeiba congiungendosi al sentiero CAI 986; val la pena di salire fino al nucleo più alto che, sebbene anch’esso inghiottito dal bosco, dà l’idea di trovarsi in una posizione più assolata e panoramica.

Per il sopracitato sentiero CAI si rientra quindi assecondando il rug che scende dalla soprastante Forcella Spessa; oltrepassato questo, si prosegue a mezzacosta alti sopra il Rug dai Ghambars che raggiungiamo in prossimità di Pospalta, altra località posta nei pressi di Forca del Prete e quindi sulla via di collegamento principale tra la Val Silisia e le Ville di Tramonti.

Qui troviamo alcuni edifici ben ristrutturati tra cui una casa pittoresca dedicata ai folletti e creature del bosco. Oltre a queste, ormai in rovina vi è anche la casa costruita dalla famiglia Cassan la quale presenta la facciata con due archi, particolare architettonico questo che ci rivela una certa disponibilità economica da parte della famiglia.

Proseguendo per la strada si giunge in breve alla località Chiampees che come dice il nome, è una fortunata località sorta su piccoli lembi di terra coltivabile dove la presenza di prati umidi permetteva anche un maggior numero di sfalci annuali rispetto agli altri prati.

Da Chiampees si segue la strada a raggiungere la carrozzabile per Inglagna (possibilità di tagliare presso il secondo ponte) e successivamente salire a Clez dove si conclude l’anello.

Chiampees e il poggio dove sorge sul Rug dai Ghambars, visto dalla strada per Clez e Val.

Ore 4.00; difficoltà Escursionistica.

Casera Chiavalot (953 m)

Casera Chiavalot

Casera Chiavalot appartiene all’ insieme delle malghe Davoraut, termine utilizzato a Frisanco per indicare la zona dei pascoli situati sul versante Nord del Monte Raut. Costituita dalle mura perimetrali prive di serramenti e coperta da un tetto in legno, puó offrire ricovero in caso di maltempo. Una strada forestale di recente costruzione passa un centinaio di metri sopra la casera e permette di raggiungerla con percorso turistico seguendo i cartelli segnaletici del Parco Dolomiti Friulane.

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Tali cartelli hanno fuorviato anche il sottoscritto che era intenzionato a percorrere uno dei vecchi sentieri abbandonati che un tempo collegavano le Casere Davoraut. Pubblico una descrizione di tale sentiero, piacevole da riscoprire, adatto a chi ha qualche ora a disposizione.

Lago di Selva

Lago di Selva

Dal bivio tra i sent. 967 e 968 si segue la strada fino ad un tornante dal quale si imbocca una pista che muore poco più avanti. Da lí parte il sentiero, che con vari segnali forestali e non, si abbassa ad attraversare un paio di rii.

Casera Chiavalot

Casera Chiavalot

Casera Chiavalot

Si giunge alla sorgente detta da li Gratulis; da qui spariscono i bolli, ma il sentiero diventa evidente e ci condurrà fino a sbucare nella parte inferiore dei prati di Casera Chiavalot. Da lí si sale a raggiungere la casera.

Sorgente da li Gratulis

I prati sotto Casera Chiavalot

I prati sotto Casera Chiavalot

Casera Chiavalot

Casera Chiavalot

 

Pizzo Lóvet (1269 m)

Il Pizzo Lóvet é un panoramico cimotto appartenente alla catena del monte Cuerda. Si puó giungere in vetta grazie a diversi sentieri facenti parte dell’ antica rete che asserviva le varie borgate e stalle disseminate un tempo tra i dirupati fianchi di queste cime. Partiamo dal borgo di Inglagna in una gelida giornata di dicembre in cui la morsa del freddo non ha mollato la presa (la foto é stata scattata al rientro nel pomeriggio).

Le case di Inglagna

Le case di Inglagna.

Dalla Chiesa di Maria Bambina ci si inoltra verso Nord lungo il rio Romarui percorrendo un sentiero segnalato con segnavia non convenzionali che sale alla forca Cervelleces. Ben presto si guadagna quota e la vista alle nostre spalle si apre verso il gruppo del Raut.

La catena del Raut. Ben visibile l'innevata cima principale; sotto di essa il monte Buttignan.

La catena del Raut. Ben visibile l’innevata cima principale; sotto di essa il monte Buttignan.

La forca Cervelleces.

La forca Cervelleces.

Dopo un’ora e mezza di cammino il nostro sentiero confluisce su quello che sale dall’ abitato di Val, e in mezz’ ora si raggiunge la forcella dalla quale il panorama si apre verso Nord sul Canale di Meduna.

Il Lago del Ciul e l' Alta Val Meduna

Il Lago del Ciul e l’ Alta Val Meduna.

Tutto a destra il Pizzo Lóvet.

Tutto a destra il Pizzo Lóvet.

Si riparte verso destra passando sotto una suggestiva parete aggettante alla quale segue una ripida salita su un canalino erboso la cui esposizione richiede attenzione soprattutto per il ritorno.

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Dopo questo passaggio, si raggiunge la cresta Ovest che si risale direttamente o zigzagando un po’ nella faggeta settentrionale fino a raggiungere la panoramica vetta del Pizzo Lóvet.

Il monte Crepa e dietro le prealpi dell' Arzino.

Il monte Crepa e dietro le Prealpi dell’ Arzino.

In lontananza le Alpi Giulie Occidentali (foto scattata con zoom digitale).

In lontananza le Alpi Giulie Occidentali (foto scattata con zoom digitale).

Il lago di Redona o di Tramonti

Il lago di Redona o dei Tramonti.

Panorama sulle vette dell' Alta Val Meduna

Panorama sulle vette dell’ Alta Val Meduna.

Per il rientro si torna al bivio sotto la forca e, anziché riprendere il percorso che sale da Inglagna, si continua per il marcato sentiero che porta a scavalcare presso una forcelletta un crinale e poi scende lungo la valle del rug Boschit fino a sbucare tra i muri che costeggiano il corso d’acqua nei pressi delle case di Val. Da lí, in 20 minuti alla macchina, per un totale di 5 ore e 30 minuti.

Il Rug Boschit presso le case di Val.

Il Rug Boschit presso le case di Val.

Il borgo di Val

Il borgo di Val.

Casera Teglara (1573 m)

Sorge in posizione panoramica nella vastissima conca a Sud-Est della cima del monte Valcalda, la vetta piú alta delle montagne comprese tra la Val Tramontina e la Val d’ Arzino.

Casera Teglara

Casera Teglara.

L’ accesso piú breve per Casera Teglara é dalla val Preone tramite la rotabile forestale dagli Stavoli Pié della Valle seguendo il segnavia CAI 826 in 2h 30 su percorso turistico.

Si sale seguendo la rotabile che, a tornanti e per lo piú in bosco, raggiunge il pascolo e la casera.

Sempre dagli Stavoli Piè della Valle si può salire alla casera con percorso più avventuroso e panoramico passando per la Cuesta Spioleit. Un altro accesso é possibile dalla Forchia Zuviel per le Stalle Savoieit, mentre per gli amanti della fatica si può salire dalla localitá di Maleon di Tramonti di Sopra presso il ponte sul torrente Viellia. Si imbocca il sentiero CAI 829 che in leggera discesa porta ad attraversare il Pian di Macan. Subito dopo i ruderi delle abitazioni si prende a destra il sentiero CAI 834 che porta direttamente alla Casera Teglara. Dopo un guado, il sentiero monta sul ripido costone del Musignon e lo risale integralmente ben segnalato, ma a tratti piuttosto malagevole. Esaurito il costone, si affronta un prato ripido e privo di traccia che va attraversato seguendo i rari segnavia.

Dai prati sopra al Musignon panorama sulla Val Tramontina. In basso l' uscita dal costone del Musignon.

Dai prati sopra al Musignon panorama sulla Val Tramontina. In basso la sommitá del costone dalla quale esce il sentiero CAI 834.

Il monte Rest e i ripidi prati prima della forcella Teglara.

Il monte Rest e i ripidi prati prima della forcella Teglara.

Attraversati i prati il sentiero entra in un canalino che va risalito fino a pervenire in poco meno di 4  ore alla forcella Teglara, dalla quale si apre la vista sulla conca prativa dove sorge l’ omonima casera.

La conca prativa di casera Teglara.

La conca prativa di casera Teglara.

Dalla casera, si puó raggiungere la panoramica vetta del monte Valcalda grazie al sentiero CAI 826. Nel nostro caso, per evitare di scendere alla casera per poi risalire, abbiamo proseguito per la cresta che dal monte Sciara Piccolo sale alla nostra cima.

Cima e cresta Est del monte Valcalda dalla forcella Teglara; dietro il monte Rest e sotto di esso i prati di Casera Sopareit.

Cima e cresta Est del monte Valcalda dalla forcella Teglara; dietro il monte Rest e sotto di esso i prati di Casera Sopareit.

Percorrendo la cresta

Percorrendo la cresta.

Godendo dello splendido panorama sulla Val Tramontina, ben presto si incontra il sentiero CAI 826 che ci permette di arrivare in poco meno di un’ ora dalla forcella Teglara, in vetta al monte Valcalda.

Panorama sulla Val Viellia. A sinistra il monte Roppa Buffon, sotto in primo piano la cresta meridionale del monte Rest dove si snoda la via Silvano.

Panorama sulla Val Viellia. A sinistra il monte Roppa Buffon, dietro di lui il Frascola. Sotto in primo piano la cresta meridionale del monte Rest dove si snoda la via Silvano.

Croce di Vetta

Croce di Vetta

Il monte Burlat

Dalla cima del Valcalda il monte Burlat e la sottostante conca glaciale.

Il Valcalda Nord. Un' altro interessante itinerario permette di giungere alla vetta principale percorrendo tutta la cresta.

Il Valcalda Nord. Un’ altro interessante itinerario permette di giungere alla vetta principale percorrendo tutta la cresta.

Dalla vetta si puó scendere compiendo un anello proseguendo per il sentiero CAI 826 che scende per i ripidi prati Est a raggiungere in un’ ora la Casera Sopareit.

I prati di Casera Sopareit.

I prati di Casera Sopareit.

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Dalla casera, il sentiero prosegue in direzione di forca Sopareit dalla quale si puó optare per diverse direzioni, ma noi lo abbandoniamo per chiudere il nostro anello grazie alla cosiddetta “Via dello Spigolo”. Si tratta del sentiero CAI 829 che partendo dai prati sotto la casera, passando per una crestina rocciosa di facile impegno e un canalino battuto dalle slavine, riporta al bivio presso Plan di Macan in poco piú di due ore.

I prati sotto Casera Sopareit da dove parte il sentiero CAI 829.

I prati sotto Casera Sopareit da dove parte il sentiero CAI 829.

 

Monte Ropa (1217 m)

Insignificante cima secondaria della catena del monte Cuerda, l’ ascensione al monte Ropa puó essere abbinata alla salita alla Claupa di Andreuzzi.

Tutto a destra la cima del monte Ropa; scende da la Fusita l' omonimo Rug.

Tutto a destra la cima del monte Ropa; scende da la Fusita l’ omonimo Rug.

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Una volta imboccato il canale del Rug da la Fusita, lo si risale integralmente guidati da rari segnali in vernice rossa.

Il Rug da la Fusita

Il Rug da la Fusita.

Giunti all’ intaglio denominato La Fusita, si volge a destra tra cresta e bosco, fino a calcare la panoramica cima del monte Ropa.

Cippo sulla vetta del monte Ropa

Cippo sulla vetta del monte Ropa

Dalla vetta del monte Ropa verso le Caserine

Dalla vetta del monte Ropa verso le Caserine

Dalla Fusita si puó anche fare la cresta integrale fino alla cima del monte Cuerda. Per saperne di piú clicca qui.

Dalla vetta del monte Ropa  verso il monte  Cuerda

La cresta che culmina sul monte Cuerda.

Claupa di Andreuzzi

Dopo lo scioglimento della Banda di Navarons, il capo degli insorti garibaldini Antonio Andreuzzi dovette rifugiarsi in un nascondiglio in attesa di un’ occasione per sfuggire agli austriaci riparando nel Regno d’ Italia. Tale nascondiglio non poteva che essergli offerto dalla morfologia aspra e labirintica delle “rupi del Dodismala” nella catena del monte Cuerda. Tale rifugio é una cavitá naturale che porta oggi il nome di Claupa di Andreuzzi. Per visitarla si deve percorrere il sentiero CAI 393a reperibile dalla localitá di Inglagna, o piú brevemente dal tratto di strada compreso tra le due gallerie di servizio al lago del Ciul ove é posta una lapide commemorativa dedicata ad Andreuzzi.

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Da qui si sale in direzione della forcella Dodismala incontrando quasi subito i resti della stalla da la Fusita.

Stalla da la Fusita

Stalla da la Fusita.

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Passato il greto asciutto del Rug da la Fusita, poco oltre si stacca una traccia verso sinistra che porta ad infilarsi nel canale che scende dalla forcella da la Fusita; quando tale traccia svolta a destra in prossimitá di un masso, la si abbandona per traversare un franamento e portarsi su una costa boscata da risalire su sentiero di camosci. Giunti alla sommitá del costone si apre la vista sull’ ambiente in cui é situata la Claupa.

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Da qui un esile sentiero ci porta ad attraversare su cengioni prativi con alcuni punti esposti un profondo canale per poi risalire ad aggirare un costone su cui sventola la bandiera italiana. Sopra di essa si erge la torre Andreuzzi su cui é stata tracciata la via Obbedisco.

Monte Buttignan

Monte Buttignan.

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Il trittico Cuel da la Luna, Pizzo Lóvet, Mosean.

Il trittico Cuel da la Luna, Pizzo Lóvet, Mosean.

La Torre Andreuzzi

La Torre Andreuzzi.

Oltrepassato il costone ci appare la banconata rocciosa in cui é ubicata la Claupa di Andreuzzi segnalata anche da una targa in legno scolpita dall’ artista Giuliano Sessolo. In un punto vi é una stretta rientranza detta “il bus”, in cui un uomo puó entrare disteso e ripararsi dalle intemperie.

La targa dell' artista Giuliano Sessolo

La targa dell’ artista Giuliano Sessolo.

Il bus

Il bus.

Mi domando se in quella situazione disperata l’ Andreuzzi abbia mai avuto l’ ardire di uscire allo scoperto per godersi il panorama sulla val Inglagna.

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Per saperne di piú sulla storia dei moti friulani e su come ripercorrerne le tracce, clicca qui.