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Sentiero Antonio Andreuzzi

Dopo lo scioglimento della Banda di Navarons, Antonio Andreuzzi passò 19 giorni nella Claupa in attesa del momento per poter fuggire e rifugiarsi in Italia. Valutato quindi il momento opportuno, partì il 26 novembre per intraprendere una rocambolesca fuga che lo portò ad oltrepassare il confine ed oltrepassare il confine del Po travestito da prete.

Il Buttignan emerge dalle nebbie.

Non ci sono notizie precise del tracciato che seguì l’Andreuzzi per scendere dalle Rupi di Dodismala ed è probabile che, viste le condizioni di neve presenti all’epoca, abbia cercato di scendere a valle il prima possibile, tuttavia vogliamo intitolare la traversata ad un percorso che si mantiene sulla cresta spartiacque tra Canal di Meduna e Val Inglagna, ideale da percorrere nel periodo invernale, di eccezionale bellezza per i panorami che offre.

Al centro parte della cresta che viene percorsa dall’itinerario. A destra il Pizzo Lòvet, massima elevazione che da esso viene raggiunta.

Il percorso filologico parte dalla Claupa di Andreuzzi e verso Est oltrepassa la selletta e si abbassa per un canalino boscato nel Rug da la Fusita traversando in quota per una traccia con segnavia CAI che porta alla Forcella Dodismala; volendo fare un’escursione in giornata si può partire invece da Inglagna risalendo il sentiero CAI 393a a raggiungere la forcella in ore 2.00.

Dalla Forcella Dodismala panorama verso il Canal di Meduna.

Dalla forcella si va verso Est lungo la cresta che sale sulla sommità del Monte Mosean; si scende lungo la continuazione della cresta (passaggio “scabroso” su erba) fino a raggiungere la depressione di forcella Cervelleces ed innestandosi lungo la via normale al Pizzo Lòvet.

Giunti sulla sommità, anche qui si continua lungo la comoda cresta abbassandosi ad una successiva depressione tra il Pizzo Lòvet e Cuel da la Luna (salibile da qui lungo lo spigolo Ovest).

Panorama dal Pizzo Lòvet verso il Col di Luna

…e verso le Caserine e Cima Leadicia.

Dalla depressione ci si abbassa qualche metro a cercare l’antico sentiero che passando sotto le pareti del Cuel da la Luna porta alle case superiori di Coleiba (tagli e specchiature).

Giunti a Coleiba, si scende a Posplata mediante il sentiero CAI 396 e poi per strada rientro a Inglagna.

Ore 6.45, difficoltà ER

Monte Frascola dalla diga del Ciul

Giorgio Madinelli nel suo libro “I Sentieri dei Garibaldini” descrive il secondo spostamento della Banda di Navarons dalle Stalle Velleai a Sélis attraverso la Val Viellia, e la successiva discesa del vallone del Rugón alla Forca dal Cuel Flurit per poi proseguire sempre in discesa presso la zona denominata Le Liscje ad intercettare quello che oggi è l’ ex sentiero 393 Troi da lis Vachis in Canal Grande di Meduna.

Il vallone del Rugon visto dalla parte alta; in ombra, rotondo e verdeggiante il Ciucul dal Cuel Flurit.

Il vallone del Rugón visto dalla parte alta; in ombra, rotondo e verdeggiante il Ciucul dal Cuel Flurit.

Riguardo alla ricostruzione del percorso fino alla Forca del Cuel Flurit non vi è alcuna obiezione; nasce invece una riserva per quanto riguarda il tratto percorso dai garibaldini dalla forca all’ abitato di Sélis.

Scendendo nel Rugón.

Scendendo nel Rugón.

Discorrendo con l’ amico autore, in effetti anche lui ha ammesso di aver raggiunto la conclusione di tale percorso troppo frettolosamente e nella stessa pubblicazione indica un dubbio sul toponimo “sonedola” citato nelle memorie di Andreuzzi che non trova attuale riscontro.

Andreuzzi: “… ascendemmo l’ alta vetta del monte Chiamps fino alla forca del Bec […]. Indi calammo pel livinale Cuel Flurit e superati questi pericoli e superato il pericolo della sonedola, a notte si arrivava nell’ altro burrone di Sélis”.

Il canalino che scende dalla Forca dal Cuel Flurit nel versante rivolto al Canal Grande di Meduna.

Il canalino che scende dalla Forca dal Cuel Flurit nel versante rivolto al Canal Grande di Meduna.

Effettivamente tal toponimo non trova oggi riscontro, ma devo dire che personalmente trovo in questo nome una certa assonanza con il nome Giuedola, attribuito ad una piccola vetta poco discosta dal Cuel Flurit, separato da essa da una forcella nominata Vualt da li Chan. C’ è da dire  inoltre che esiste tutt’ oggi un sentiero di collegamento tra le due forcelle e che dal Vualt da li Chan si può scendere per quel che resta di un antico sentiero alle Stalle Val Curta; da dette stalle vi è inoltre un sentiero di collegamento che porta in Sélis, e che è facilmente intercettabile scendendo dal Vualt da li Chan.

Il sentiero che dal canalino traversa e raggiunge il Vualt da li Chan.

Il sentiero che dal canalino traversa e raggiunge il Vualt da li Chan.

Ecco quindi che riteniamo sia stato questo il percorso più probabile che possano aver seguito gli uomini di Andreuzzi per effettuare lo spostamento.

Lo descriviamo qui di seguito nel senso di salita, in quanto ricordiamo che è buona regola affrontare questo tipo di percorsi in salita piuttosto che in discesa.

Dalla diga del Ciul si costeggia il lago e passando per le stalle Val Curta e tramite tracce di sentiero si sale faticosamente al Vualt da li Chan.

Frascola

In salita lungo la Cengla dal Manz.

Frascola

Dalla forcella si prosegue per la traccia che si abbassa qualche metro nel versante opposto affacciandosi al vallone delle Liscje e poi traversa a destra fino a depositarci sul fondo di un canalino (ometti) che va risalito seguendo l’ evidente traccia che si fa largo tra i mughi. La traccia porta in uscita del canalino su una spalla boscosa di faggio; seguendo bolli e tagli nella vegetazione in breve si perviene alla Forca dal Cuel Flurit (panorama limitato, presenza di una lapide con raffigurato un profilo raccolto in preghiera).

Frascola

Frascola

Dalla forca si prosegue verso Est per evidente traccia oltrepassando un canalone con un franamento. Anche qui si seguono i vistosi tagli pervenendo in breve ad un successivo canalone che è quello che dovremo risalire. Una volta affacciatisi su di esso (rumore di acqua corrente) si cerca il passaggio migliore per raggiungerne il fondo nei pressi di una cascatella; una breve lotta con i mughi consente di entrarvi al di sopra di essa evitando un passaggio di II grado.

Traversando, si aprono i primi mirabili scorci.

Traversando, si aprono i primi mirabili scorci.

Frascola

Il canale del Rugón.

Il canale del Rugón.

Da qui l’ escursione è una divertente ascensione tra i massi del canalone alla ricerca dei passaggi migliori. Zigzagando tra le rocce o deviando tra i prati circostanti, accompagnati dalla presenza dell’ acqua che improvvisamente sparisce e riaffiora, il panorama spazia sempre più lontano verso la pianura e man mano che si sale l’ ambiente si addolcisce.

La vista si apre sul gruppo del Raut.

La vista si apre sul gruppo del Raut.

Frascola

Frascola

Frascola

Ad una biforcazione del canale si mantiene la destra e poco dopo si arriva alla forcella fra le anticime del Frascola dalla quale ci si affaccia sull’ alta Val Viellia. Il panorama oltre che sul catino della Val Viellia e le pareti del Tamaruz che la racchiudono, spazia sulle vicine vette della Carnia. Fin qui il percorso è dunque quello che riteniamo sia stato seguito dalla Banda di Navarons martedì 18 ottobre 1864 in fuga dalle guarnigioni austriache.

Frascola

Frascola

Dalla forcella il panorama verso la pianura.

Dalla forcella il panorama verso la pianura.

Finalmente appare il Frascola.

Finalmente appare il Frascola.

Il Tamaruz e l' alta Val Viellia.

Il Tamaruz e l’ alta Val Viellia.

Dalla forcella ci si abbassa qualche metro per poi procedere su verdi prati verso Est innestandosi sul sottostante sentiero CAI 392 presso alcune targhe commemorative. Da qui si seguono i segnavia che in breve portano all’ attacco del tratto finale grazie al quale in una quindicina di minuti si è in vetta al monte Frascola.

Dalla vetta del Frascola le Tre Cime di Lavaredo.

Dalla vetta del Frascola le Tre Cime di Lavaredo.

La Val Viellia dall' alto. Al centro la Piana di Chiampis.

La Val Viellia dall’ alto. Al centro la Piana di Chiampis.

Panorama verso la pianura.

Panorama verso la pianura.

Il Tamaruz e le Alpi Carniche.

Il Tamaruz e le Alpi Carniche.

Dolomiti e Monfalconi.

Dolomiti e Monfalconi.

Il Dosaip. Sotto di esso la Cengla dal Giracul.

Il Dosaip. Sotto di esso la Cengla dal Giracul.

Dalla diga del Ciul ore 5.00; difficoltà EE con alcuni passaggi di I grado lungo il canalone.

Frascola

Frascola

Frascola

Frascola

Casera Basson (1271 m)

Situata a nord del Monte Raut nella valle incassata tra il Crinal de Basson e il costone del Chiavalot, della Casera Basson non rimangono che pochi resti e un piccolo lembo di pascolo non ancora invaso dal bosco.

Al centro della foto la valle dove si colloca Casera Basson; si nota a destra il ripiano di Casera Chiavalot.

Al centro della foto la valle dove si colloca Casera Basson; si nota a destra il ripiano di Casera Chiavalot.

La casera rimane però impressa nella memoria storica per aver avuto una piccola parte nella vicenda dei Moti Friulani. Accadde infatti che il 25 ottobre 1864 la Banda di Navarons vi si trasferisse dalla località Valina per poi trascorrervi la notte e ripartire il giorno successivo alla volta di Andreis.

Il monte Buttignan dal sentiero CAI 967.

Il Monte Buttignan dal sentiero CAI 967.

I passi dei garibaldini sono oggi facilmente ripercorribili grazie alla sentieristica ancora in gran parte conservata com’ era. Dalla strada Selva-Tronconere in prossimità del ponte sul Rug Valina parte il sentiero CAI 967. Intersecata la strada che sale a Casera Valina e trascurato il sentiero CAI 968 che sale alla casera, si prosegue seguendo fedelmente il sentiero CAI 967 che dopo essersi inserito sulla strada un paio di volte, diventa definitivamente sentiero.

Sentiero CAI 967

Sentiero CAI 967

Sentiero CAI 967

Per bel bosco di faggio si sale con pendenza lieve fino a giungere al vecchio pascolo attraversato dal nostro sentiero.

Casera Basson Ore 2.30; difficoltà E.

Per gli amanti delle traversate si consiglia l’itinerario da Casera Pala Barzana che potete trovare a QUESTO LINK.

Antro del Monte Castello (1350 m)

Antro del Monte Castello

Il 26 [ottobre] salimmo di nuovo il Raut nella sua parte chiamata monte Castello, entrammo nel famoso antro dello stesso nome presso Navalesc. […] Si entra per un piccolo spazio erboso, che gira sopra un abisso ed una corta boscaglia, ergendosi [ergentesi] sulla sinistra di chi entra alto ben 50 metri, cosí che copre l’ antro calla parte d’ Andreis; a destra la fascia erbosa continua girando attorno ad un altipiano che conduce in un burrone roccioso senza uscita.

Cosí descrive Antonio Andreuzzi l’ antro del monte Castello in cui si rifugió con i suoi uomini ricercati dall’esercito austro-ungarico dal 27 ottobre al 6 novembre 1864, giorno in cui, scoperti dagli austriaci con cui ingaggiarono uno scontro a fuoco, furono costretti a fuggire lungo la cengia che porta oggi il nome di Cengia dei Garibaldini.

ll sentiero per giungervi parte da Andreis percorrendo le pendici del monte Ciavac nella zona detta le Salarie; giunti ad un trivio si prende il sentiero Zerbinatti che si abbandona poi per salire faticosamente il sentiero denominato “Spigal” (spigolo), un antico sentiero creato per raggiungere i prati alti dove praticare lo sfalcio.

Le Salarie.

Le Salarie.

Il sentiero Zerbinatti.

Il sentiero Zerbinatti.

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Spigal

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Lo Spigal

Lo Spigal.

Sentiero Spigal

Sentiero Spigal

In alto vi è anche un piccolo riparo naturale chiamato Landre de Spigal utilizzato da cacciatori e un tempo dagli addetti allo sfalcio sorpresi dal maltempo. Dopo quest’ antro, lo Spigal sale ancora sempre piú esile ed esposto fino a confluire nella valletta dove vi fu lo scontro a fuoco.

L' antro de Spigal.

L’ antro de Spigal.

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La valletta dello scontro a fuoco.

La valletta dello scontro a fuoco.

I caratteristici torrioni che sovrastano la valletta.

I caratteristici torrioni che sovrastano la valletta.

I garibaldini, avvisati dell’ imminente arrivo dei soldati, sono costretti a lasciare il loro ricovero ben nascosto, ma senza via d’ uscita. L’unica via di fuga è una cengia conosciuta dai locali che porta alla forcella Navalesc, ma viene deciso comunque di affrontare il nemico anche in virtú della posizione vantaggiosa che permetteva agli uomini di Andreuzzi di attaccare dall’ alto.
Ed effettivamente lo scontro vide trionfare i garibaldini che pur in inferiorità numerica (12 contro 20) forti oltre che dalle scariche dei loro fucili avancarica, anche dei massi fatti rotolare sugli austriaci e soprattutto delle bombe all’Orsini, misero in rotta la guarnigione.

Panorama dalla selletta che porta alla cengia dei garibaldini.

Panorama dalla selletta che porta alla cengia dei garibaldini.

Per giungere all’antro dalla valletta si tira verso dx per un ripido ed esposto pendio erboso; I grado sull’erba. Aggirato un costoncino su cui sventola la bandiera italiana apposta da andreani o estimatori delle gesta dei garibaldini, si arriva in breve all’ Antro del Monte Castello.

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Antro del Monte Castello

L’ antro permetteva di dormire a 12 uomini disposti su piú ripiani realizzati con il legname facilmente reperibile nei dintorni.

Antro del Monte Castello

Antro del Monte Castello

Da Andreis ore 3.30; difficoltá EE.

Sentiero Spigal

Il cane alpinista.

Il Cane alpinista.

 

 

Claupa di Andreuzzi

Dopo lo scioglimento della Banda di Navarons, il capo degli insorti garibaldini Antonio Andreuzzi dovette rifugiarsi in un nascondiglio in attesa di un’ occasione per sfuggire agli austriaci riparando nel Regno d’ Italia. Tale nascondiglio non poteva che essergli offerto dalla morfologia aspra e labirintica delle “rupi del Dodismala” nella catena del monte Cuerda. Tale rifugio é una cavitá naturale che porta oggi il nome di Claupa di Andreuzzi. Per visitarla si deve percorrere il sentiero CAI 393a reperibile dalla localitá di Inglagna, o piú brevemente dal tratto di strada compreso tra le due gallerie di servizio al lago del Ciul ove é posta una lapide commemorativa dedicata ad Andreuzzi.

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Da qui si sale in direzione della forcella Dodismala incontrando quasi subito i resti della stalla da la Fusita.

Stalla da la Fusita

Stalla da la Fusita.

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Passato il greto asciutto del Rug da la Fusita, poco oltre si stacca una traccia verso sinistra che porta ad infilarsi nel canale che scende dalla forcella da la Fusita; quando tale traccia svolta a destra in prossimitá di un masso, la si abbandona per traversare un franamento e portarsi su una costa boscata da risalire su sentiero di camosci. Giunti alla sommitá del costone si apre la vista sull’ ambiente in cui é situata la Claupa.

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Da qui un esile sentiero ci porta ad attraversare su cengioni prativi con alcuni punti esposti un profondo canale per poi risalire ad aggirare un costone su cui sventola la bandiera italiana. Sopra di essa si erge la torre Andreuzzi su cui é stata tracciata la via Obbedisco.

Monte Buttignan

Monte Buttignan.

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Il trittico Cuel da la Luna, Pizzo Lóvet, Mosean.

Il trittico Cuel da la Luna, Pizzo Lóvet, Mosean.

La Torre Andreuzzi

La Torre Andreuzzi.

Oltrepassato il costone ci appare la banconata rocciosa in cui é ubicata la Claupa di Andreuzzi segnalata anche da una targa in legno scolpita dall’ artista Giuliano Sessolo. In un punto vi é una stretta rientranza detta “il bus”, in cui un uomo puó entrare disteso e ripararsi dalle intemperie.

La targa dell' artista Giuliano Sessolo

La targa dell’ artista Giuliano Sessolo.

Il bus

Il bus.

Mi domando se in quella situazione disperata l’ Andreuzzi abbia mai avuto l’ ardire di uscire allo scoperto per godersi il panorama sulla val Inglagna.

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Per saperne di piú sulla storia dei moti friulani e su come ripercorrerne le tracce, clicca qui.

Stalle Velleai (690 m)

La notte del 17 ottobre 1864 un gruppo di una quarantina di uomini irrompe nella tranquillitá delle Stalle Velleai. Si trattava della cosiddetta Banda di Navarons, gruppo di irridentisti italiani che, guidati dal medico Antonio Andreuzzi, aveva dato il via ad un’ azione armata facente parte di una grande insurrezione ideata da Giuseppe Mazzini volta alla liberazione e all’ indipendenza di varie regioni dal dominio Austriaco. I piani peró non andarono come previsto, e gli insorti friulani, dopo aver attaccato le gendarmerie di Spilimbergo e Maniago, giunti al passo Rest e diretti in Carnia per unirsi ad altre bande provenienti dal Veneto e Friuli, ricevettero notizia che gli altri gruppi non avevano iniziato le loro azioni, e l’ esercito austriaco stava presidiando Ampezzo con ingenti forze. Avendo la certezza che anche da Tramonti sopraggiungevano rinforzi nemici, non restó loro altra soluzione che cercare rifugio nelle aspre valli tramontine. Inizia quindi in luoghi per noi oggi misteriosi ed affascinanti un avvincente inseguimento durato ventitre giorni tra esercito austriaco e insorti garibaldini i quali, grazie all’ aiuto che i valligiani prestavano in riconoscenza dell’ operato del medico Andreuzzi, riescono a sfuggire alle maglie degli imperiali. Il primo trasferimento della banda avvenne qui.

Stalle Velleai

Stalle Vellai

Dalla strada del Passo Rest un sentiero reperibile nei pressi delle casere Chiarpegnis scende verso il fondo della val Viellia.

Si era letteralmente ruzzolati fino alla capanna di Parlapoco. Un’ estenuante marcia al buio, terrorizzati di precipitare nel baratro del torrente che muggiva giú in fondo ogni qualvolta si finiva a terra, ingannati da viscide rocce e tranelli di radici. Una lunga processione di bestemmie nell’ intrico del bosco, seguendo un sentiero che forse era solo nella memoria del Sior Tunin, ma non credo che sul terreno ci fosse realmente.

Nel vecchio pascolo di Stalle Velleai vi é la stalla riattata alla meglio in condizioni parecchio spartane, e i ruderi dell’ abitazione dei pastori. Oltre i manufatti, la mulattiera scende al torrente dove, dopo un guado, si congiunge al sentiero CAI 377 per Casera Chiampis.

L' abitazione dei pastori

L’ abitazione dei pastori

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Squadra e compasso, il simbolo della massoneria

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