Archivio della categoria: Valcalda e Prealpi d’Arzino

Via Silvano

Innevato il Monte Rest e al centro della foto la cresta su cui si snoda la Via Silvano.

Il Monte Rest è una modesta elevazione che funge un po’ da triplice confine tra Carnia, Prealpi dell’ Arzino e Dolomiti Destra Tagliamento. Montagna familiare agli abitanti di Tramonti di Sopra, dal paese si mostra placidamente con i propri verdi prati che in versante Sud-Ovest contornano la Casera di Monte Rest. Ben più aspre sono le sottostanti pareti che dalla valle dove sale la strada all’ omonimo Passo si stagliano solcate da vie di roccia aperte dai famosi Ragni del Masarach. Verso Sud Est invece abbiamo nei pressi della sommità un bel bosco di faggio che precipita poi nella valle del Rio Malandrai. Tra queste due valli sale nel mezzo un aspro crinale dove abbiamo ben pensato di aprire una nuova via di salita, la Via Silvano.

Dalla località Maleon si prende il sentiero CAI 829 che porta alla base del crinale. Appena l’ approccio sembra possibile, si monta sullo stesso e si inizia a risalire su pendenza non troppo sostenuta. A quota 1000 circa il crinale oppone un primo salto che si supera mantenendo la direttiva con passaggi di II grado su alberi e zolle.

Dopo questo passaggio, si torna comodamente su largo crinale con pino nero misto a prati fino ad un risalto di roccia impraticabile. A questo punto si abbandona la direttiva ideale portandosi sulla destra ad imboccare un canalino che, congiungendosi ad un altro, porterà su una selletta tra il cocuzzolo appena aggirato dal quale scendevano i salti impraticabili della cresta, e la continuazione della stessa verso il corpo del monte.

Davanti a noi una valletta di faggi è compresa tra la nostra cresta ed un’ altra prospiciente; si abbandona la nostra e, traversando la valletta si monta sulla cresta prospiciente. Risalita la cresta ci si trova improvvisamente in un pulpito panoramico dove vistosi tagli hanno aperto la visuale tra gli alberi del bosco. Salendo ancora qualche metro si trova una traccia molto marcata che con splendido percorso panoramico aggira i soprastanti risalti entrando nel fitto bosco di faggio innestandosi su un altro sentiero segnato da bolli rossi che in breve porta alla Casera di Monte Rest.

Difficoltà RR, ore 5.30

Dedichiamo l’ ascensione al buon Silvano che è accorso prontamente alla nostra richiesta di aiuto salvandoci da una discesa su strade buie, piene di lupi, orsi, sciacalli, gufi, civette, vipere, zecche, bucce di banane, hippies…

Anello di Redona

Questo itinerario parte dal parcheggio della Locanda al Lago dal quale ci portiamo a fianco della chiesa dove parte una mulattiera che in breve porta alle case poco più in alto. Qui troviamo un cartello che ci indica di seguire la strada che verso Sud costeggia il fianco della montagna e con qualche tornante ci porta alle case della borgata di Barbeadis.

Passando tra orti e giardini si sale all’ultima casa dove, sempre in salita, si continua lungo un vecchio sentiero sul quale scorre l’acqua che sgorga dalla soprastante presa. Poco più in alto ci si trova ad un bivio con pozza d’acqua oltre la quale ci si innesta in un canale con a destra una parete verticale.

Giunti alla fine del canale ci innestiamo sulla strada di servizio per la Casa Cereis (Stalle Del Bianco) che raggiungiamo in breve.

Da Cereis si può salire per tracce di animali alla vetta del Monte Chiarandeit dal quale si gode un bel panorama che dal mare e dalla pianura si chiude sulla conca di Frisanco, sulla dorsale Est del Monte Raut e sulle rupi del Dodismala.

Dalla vetta si può proseguire avventurosamente puntando verso Nord  lungo la dorsale per raggiungere la strada di servizio che sale dalla Forca Chiarandeit, oppure tornare in Cereis e da lì prendere la strada che, facendo l’aggiramento del monte, porta alla sopracitata forca dalla quale si prosegue a Nord verso il borgo di Ferrara.

Dalla prima casa ristrutturata che incontriamo, proseguiamo per la strada pervenendo ad una selletta oltre la quale vi è il sentiero CAI che, dapprima stretto e in falsopiano e poi in discesa, tra ripidi versanti di faggi, seguiremo fedelmente fino a raggiungere le case di Quas. Raggiunto il borgo non ci resta che rientrare lungo la strada alle case alte di Redona e poi per la mulattiera scendere al parcheggio della Locanda.

Difficoltà EE, ore 6.00 per fare tutto l’anello compresa la vetta del Chiarandeit.

Stalle Lorenzini (o Giaveada, 905 m)

Come le altre valli limitofe, il Canal di cuna si è dimostrato un tempo luogo fiorente e popoloso, incredibile agli occhi di chi vi accosta al giorno d’oggi attirato probabilmente dalla curiosità di visitare la Chiesa di San Vincenzo, simbolo al contempo dell’ antica civiltà silvo-pastorale, nonché del desiderio di incontro tra le comunità confinanti che ogni anno si ritrovano puntualmente il Primo Maggio per celebrare la Santa Messa e ricordare l’ antica vitalità della valle.

Di origine Fluviale, la Valle si sviluppa principalmente in direzione Ovest-Est solcata dal Torrente Comugna, il quale defluisce verso Sud incassandosi tra alte pareti; nello stesso punto, da Nord arriva il Rio Giaveada proveniente dal bacino idrografico delle omonime stalle Lorenzini, le quali mi hanno sempre attirato per la loro posizione appartata, per il fatto che qualsiasi approccio alle stesse richieda di arrivarvi dall’alto, nonché per l’idea di poterle raggiungere risalendo il corso d’acqua.

Ecco quindi che dopo una serie di esplorazioni decido di risalire il corso d’acqua lungo l’antica mulattiera che, da notizie reperibili in rete, sembra essere franata proprio nel tratto iniziale da Piedigiaf a Chiaschiarmas; l’impresa non sarà facile, perciò sono costretto a chiedere aiuto agli unici che se ne intendono di queste cose: i Greppisti!

Piedigiaf.

Chiaschiarmas.

 

Stalle Giaveada.

Stalle Lorenzini.

Forcella Zudibigna.

Case Val Permedia.

Ore 7.30, difficoltà Escursionistica.

Per Saperne di più sulla storia del Canal di Cuna, clicca qui.

Forra della Val Cosa

Il torrente Cosa nasce dall’ altopiano di Pradis in comune di Clauzetto dal quale scende per una ventina di chilometri immettendosi nel Fiume Tagliamento nei pressi di Spilimbergo.
Peculiarità di questo torrente alpino è la forra che lo stesso ha scavato nei millenni, visitabile grazie ad un percorso attrezzato al quale si accede a pagamento dalla località di Gerchia.

Posto che il cosiddetto complesso delle “Grotte e Orrido di Pradis” è meritevole di costituire una gita a sé stante, proponiamo per gli amanti dell’ avventura un’ escursione sul ciglio della forra che, dopo aver toccato le acque del torrente, risale nelle vicinanze dell’ entrata alle grotte.

Dalla località di Raunia si parcheggia la macchina alla fine della strada e si prosegue dritti, evitando il sentiero a destra che scende alle pozze. Ignorando una seconda deviazione con cartello che indica una palestra di roccia, ci si inoltra lungo la forra per un piacevole sentiero in quota contornato dai pungitopo.
Dopo circa un’ ora di cammino si entra nel vivo della forra: il sentiero attraversa sempre in quota una fascia rocciosa le cui cenge garantiscono il passaggio.

Il sentiero continua quindi a volte protetto ed altre volte intralciato dalla vegetazione, sempre alto sulla forra della quale si sente lo scrosciare dell’ acqua molto più in basso. Dopo una prima discesa dalla quale si intravede il fondo, il sentiero si impenna di nuovo per continuare la traversata in esposizione sul sottostante abisso che non si vede, ma si intuisce; oltrepassato questo brivido lentamente il sentiero si cala finalmente nel greto del torrente che finalmente possiamo ammirare e traversare.

Proseguendo lungo il greto incassato tra alte pareti si assapora l’ ambiente selvaggio e altamente suggestivo per la sensazione di primordialità che infonde. La sensazione è strana, perché dei grossi massi che provengono da una soprastante cava riporta alla mente la presenza dell’ uomo, ma lo stato di abbandono dei relitti, nonché l’ essere racchiusi tra pareti invalicabili infondono la sensazione di essere in un mondo remoto dalla civiltà e dal tempo presente.
Giunti nel punto in cui le pareti si restringono e non è possibile proseguire senza entrare in acqua, si notano sulla sinistra dei bolli rossi che invitano ad un ripido versante boscoso; un cavo indica la via da seguire e aiuta ad inerpicarsi sul versante fino a montare poco più in alto su una cengia boscata alta parecchi metri sulla forra.

La cengia prosegue quindi in quota esposta ma panoramica sulla forra e porta ben presto al passaggio più suggestivo della traversata presso un repulsivo restringimento della stessa ottimamente attrezzato con un cavo corrimano; oltre a questo, un panoramico scorcio dove la forra si restringe quasi a formare una passaggio ipogeo, con un evidente arco di roccia scavata dalle acque.

Dopo aver dato un occhiata da vicino prestando la massima attenzione, il sentiero risale un tratto boscoso per poi scendere nuovamente a traversare l’ ultimo guado facilitato da staffe in ferro dopo il quale si risale con un’ inversione di marcia la sponda sinistra orografica.

Il comodo sentiero passa sotto alcune paretine andando poi ad infilarsi in un canalino secondario del quale si raggiunge l’ apice nei pressi del bivio con il sentiero di rientro, a poche centinaia di metri dai prati della località Vagagnins.

Se si ha tempo a disposizione si consiglia quindi al bivio di prendere a destra uscendo nei prati a raggiungere la strada asfaltata che in circa 10 minuti porta all’ entrata del complesso delle “Grotte di Pradis” dove si può sostare nella bella stagione presso il bar-ristorante posto di fronte.

Per il rientro si ritorna sui propri passi fino al bivio e da lì si prosegue verso Sud andando a traversare sul ciglio del canalino sopra menzionato che si presenta come una vertiginosa fenditura nel bosco di faggio. Il sentiero si presenta ora come una larga mulattiera, ma poco più avanti si perde a causa di un esbosco; da questo punto si possono trovare varie bollinature che portano però a scendere il versante che sprofonda nella forra.

Sappiamo che il sentiero ufficiale scende poco per arrivare presso la palestra di roccia e poi si congiunge con il sentiero di andata per chiudere l’ anello; visto che più di qualcuno si è perso ed ha rischiato la vita tra le pareti della palestra, consigliamo di rimanere sempre lungo il ciglio dell’ altipiano.

Dopo aver oltrepassato boschetti, panoramici prati, ed aver incrociato un paio di volte il “Furlandertrail”, ( lo si segue presso un capitello con una Madonnina) si giunge ad un casolare con un oliveto: si scende tra gli olivi, ed oltrepassata la recinzione si continua a scendere ad intuito lungo il costone che meglio ci ispira fino ad incontrare la marcata traccia del sentiero che scende dalla palestra di roccia. Da qui verso sinistra in breve al bivio e subito dopo alla macchina.

Ore 5.30 per l’ anello completo considerando di arrivare fino al cancello delle grotte; se si vuole visitare l’ orrido mettere in conto altri 40-50 minuti. Difficoltà EE.

Anello del Celant

Recentemente passato sotto il vessillo del CAI, da tempo mi incuriosiva quel sentiero che in carta parte da Tridis e porta alle Case Zanon da dove poi parte un altro sentiero che inerpicandosi per le balze rocciose del Monte Celant giunge alla forcella posta poco ad occidente della vetta del monte.

Celant

Ci tengo a precisare che questa mia curiosità era per lo più accademica, tuttavia le lacunose informazioni che si possono reperire in rete consultando il sito Commissione Giulio Carnica Sentieri, nonché l’ errata valutazione delle tempistiche, mi costringono a recensire il percorso.

Dalla località di Tridis si parcheggia la macchina presso le case, oppure presso un bellissimo casolare isolato ben ristrutturato alla sinistra del quale parte il nostro sentiero. Si incontra prima una valletta erosa che si attraversa verso destra guadagnando quota a scavalcare una costa per portarsi sul lungo traverso che passa il versante Sud del Monte Celant. Il sentiero con alcuni leggeri saliscendi segue i corrugamenti della montagna traversando tre canali con fondo friabile di cui il secondo presenta un breve passaggio leggermente esposto (attrezzato con cordino artigianale); per il resto la mulattiera è sempre larga, marcata e si mantiene nel bosco.

Celant

Giunti nei pressi di un capannone probabilmente adibito all’ allevamento, si continua verso Est raggiungendo le case nei pressi delle quali vi sono dei cartelli CAI non raggiungibili se non scavalcando la bassa recinzione delle case. Da qui si inizia a salire dapprima faticosamente a causa del tracciato allestito alla meglio che probabilmente sostituisce la vecchia mulattiera oggi franata; più in alto ci si reinnesta nel tracciato originale che mantenendosi in quota volge ad Ovest per inserirsi in un canale dove il tracciato riprende a salire a zig-zag tra balze erbose fino alla forcella sul crinale da dove in circa quindici minuti si raggiunge la sommità del Monte Celant (panorama parziale su Monte Raut, Val Silisia e la sottostante valle del Chiarzò).

Celant

Celant

Dalla vetta il sentiero prosegue a lambire la cresta orientale ed i segnavia portano ad attraversare il bosco portando presso uno slargo della strada forestale che sale dal Bivacco Varnerin. Per giungere il bivacco si segue dunque la strada (oppure si tagliano nel bosco i tornanti) incontrando all’ ultimo tornante l’ indicazione per il sentiero alle Stalle Plendoria; oltrepassato questo in pochi minuti si arriva al Bivacco Varnerin in Tamar.

Celant

A questo punto il sentiero CAI 832 prosegue scendendo per il sentiero di accesso alle Case Comesta e lungamente si rientra a Tridis mediante una pista forestale; in alternativa, abbiamo optato per il sentiero che passa presso i ruderi delle Stalle Plendoria.

Da Tamar torna a ritroso per la strada fino al primo tornante; qui parte un sentiero segnalato che oltrepassa una zona affacciata su un ripido canale e in breve porta al ripiano dove sorgevano le Stalle Plendoria ora ridotti a ruderi.

Celant

Da qui si oltrepassa un crinale e si scende a svolte dentro un canale. Giunti in prossimità del fondo del canale il terreno si appiana presso i ruderi di altre stalle ed in breve si sbuca fuori dal bosco dentro il greto del Torrente Tarcenò che si segue verso sinistra fino ad una briglia facilmente aggirabile; sotto di essa passa il sentiero 832 che sfiora la Strada Provinciale e si innesta in una mulattiera passante dietro alcune case che in una ventina di minuti porta a Tridis e al parcheggio della macchina.

Celant

Ore 5.30 per l’ anello completo come proposto qui; difficoltà E.

Rifugio Casera Grasìa (634 m)

Rifugio Casera Grasia

Casera Grasìa è una bellissima struttura gestita comodamente raggiungibile dalle autovetture percorrendo la Strada Regionale 552 dal Passo di Monte Rest ai Caprizzi e che può offrire una trentina di posti letti ripartiti in varie camere.

Adagiata nei verdi pascoli alle pendici Nord del Monte Rest, la casera ha un fascino particolare essendo ubicata in panoramica posizione sul tratto nascosto del Tagliamento, ovvero tra il Passo della Morte e i Caprizzi, l’ unico tratto in cui il Re dei Fiumi Alpini non è affiancato da alcuna strada.

Rifugio Casera Grasia

Nei dintorni della casera vi sono alcune interessanti peculiarità da visitare come appunto il corso del Tagliamento, la vicina Frana di Buarta o il Passo Rest.

Dalle Case Pascat il Monte Auda e la Frana di Buarta

Dalle Case Pascat il Monte Auda e la Frana di Buarta.

Dalla casera parte invece direttamente l’ ex sentiero CAI 385 che dopo avere scavalcato la Forchia presso il rudere dell’ omonima casera si congiunge al sentiero Ursula Nagel diretto a Casera Sopareit. Da qui si può raggiungere la sommità del già citato Monte Rest, del Monte Aùda, oppure Valcalda, o effettuare il collegamento con le casere Sopareit e Teglara o con l’ abitato di Socchieve.
Rifugio Casera Grasia

Dalla Casera si prende il sentiero tra i prati ad Ovest di essa, e dopo pochi metri la traccia diventa più visibile e porta ad incanalarsi nel vallone del Rio di Grasìa mantenendosi alto rispetto al fondo del torrente.

Rifugio Casera Grasia

Inoltrandosi con moderata pendenza, il sentiero segue il fianco della montagna verso sinistra fino ad attraversare il Rio abbassandosi per superare un guado dopo il quale si risale il bosco di faggio andando a prendere un ripido canalino detritico fino a raggiungere la selletta dal quale si forma.

Rifugio Casera Grasia

Dalla selletta si va a sinistra a risalire il ripido bosco di faggio ed attraversata una ripida paletta erbosa si monta sull’ arrotondata cresta di un costoncino boscoso dal quale si può godere di alcuni panoramici scorci sulla Val Tagliamento.

Rifugio Casera Grasia

Rifugio Casera Grasia

Con piacevole pendenza quindi si giunge attorno alla quota 1050 dove la crestra si restringe impennandosi per una decina di metri (tratto attrezzato con cavo e scalini).

Rifugio Casera Grasia

Oltrepassato questo punto critico, la pendenza torna accettabile e si continua dapprima per bosco misto, poi per una bellissima faggeta. Giunti tra i faggi il sentiero torna ad impennarsi a risalire il versante Nord del Monte Rest per un centinaio di metri.

Rifugio Casera Grasia

Guidati dai segnavia CAI si oltrepassa un collo di bottiglia oltre il quale il sentiero diventa meno ripido e più piacevole nel bel bosco. Ad un certo punto il sentiero cambia direttrice ed inizia a traversare a destra oltrepassando alcuni canalini nel bosco. Giunti ad un canale più accentuato il faggio cede il passo al pino mugo e la visuale si apre sul pinnacolo denominato Cret da la Forcha.

Rifugio Casera Grasia

Attraversato il canale ci si rituffa nel bosco salendo ancora ed in breve si giunge finalmente alla Forcha, valico tra il bacino della Val Tagliamento e la Val Meduna. Dalla Forcha si scende per un centinaio di metri guidati dai segnavia sempre attraversando bosco di faggio, sbucando nei prati alle spalle della Casera Forchia.

Rifugio Casera Grasia

Ore 3.00 da Casera Grasìa; difficoltà EE.

Rifugio Casera Grasia

Rifugio Casera Grasia

Anello di Toppo

Toppo è un piccolo borgo in comune di Travesio sconosciuto ai più e dal nome alquanto buffo che suscita da subito simpatia. Eppure questo piccolo borgo si può vantare l’ effige di essere uno dei Borghi più Belli d’ Italia, nonché di poter offrire particolari architettonici quali la fornace e le rovine di un castello.

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Il castello di Toppo.

Adagiato alle pendici del Monte Ciaurlec, da Toppo si possono effettuare varie escursioni alle soprastanti casere, nonché alla vetta del monte. Proponiamo un anello per sentieri ufficiali e non, che collega il borgo con alcune casere ed esplora i pianori sommitali del Monte Ciaurlec.

Dal castello, panorama sulla piana di Toppo.

Dal castello, panorama sulla piana sottostante. Al centro di riconosce il Monte Jouf e, a destra, il Monte Raut.

Da Toppo si prende il segnavia CAI 850 tramite il quale si raggiungono Casera Tamer Bassa e Casera Davass.

Panorama dal sentiero 850 che sale a Casera Davass.

Panorama dal sentiero 850 che sale a Casera Davass.

Da quest’ ultima il sentiero prosegue verso Nord attraversando delle belle praterie colonizzate da alcune betulle. Guadagnando lentamente quota, si attraversano alcuni boschetti che si alternano ai prati, fino ad entrare definitivamente in ambente boscoso.

Pianoro colonizzato da betulle. In lontananza il Monte Valinis.

Pianoro colonizzato da betulle. In lontananza il Monte Valinis.

Monte Ciaurlec

A quota 1050, facendo attenzione si nota un bivio; a destra prosegue il sentiero 850 che, in ambiente via via sempre più carsico, si congiunge con il sentiero CAI 819, il quale in breve giunge alla vetta del Monte Ciaurlec (ore 1.30 da Casera Davass).

Monte Ciaurlec

Tornati al bivio di quota 1050, proseguendo a sinistra si percepisce la presenza una traccia che si mantiene sul fondo di una valletta; oltre ad essa seguono altre vallette in serie che ad intuito si percorrono sempre mantenendosi nel fondo.

Monte Ciaurlec

Giunti in una di queste vallette in cui la depressione si fa più accentuata, appena possibile ci si sposta a sinistra portandosi sul crinale erboso dove la visuale si apre sul Monte Davanti e il Valinis.

Monte Ciaurlec

Alla nostra destra la mole della sommità della vetta del Ciaurlec, si impenna con dei contrafforti caotici caratterizzati dal carsismo che ricordano molto le mura del castello visitato a valle ad inizio escursione. Passata a sinistra una voragine, si continua sul crinale arrivando ad una mangiatoia. Ci si abbassa sull’ erba puntando sempre verso Nord e, una volta rientrati nel bosco, si fa attenzione a sinistra a quelli che appaiono vecchi ometti ricoperti di muschio. Obliquando verso destra, ci si abbassa di pochi metri incontrando il sottostante sentiero CAI 819 che seguiamo lungamente verso sinistra raggiungendo Casera Valinis (ore 2 da Casera Davass; difficoltà E/R).

Casera Valinis.

Casera Valinis.

Per il rientro a Toppo proponiamo una soluzione con digressione greppistica che evita la noia di scendere a Meduno e percorrere la chilometrica strada tra i due centri abitati.

Da Casera Valinis si scende con il sentiero CAI 819 verso Meduno traversando sotto il Monte Ciavoleit. Giunti al primo tornante, si lascia il sentiero e ci si abbassa per il prati obliquando a sinistra per intercettare un sentiero che, staccandosi dall’ 819 più in basso, sale in Val Maggiore (variante greppistica; escursionisticamente si può scendere ulteriormente per il sentiero CAI, a reperire il bivio con il nostro sentiero più in basso).

Casera Valinis

Il versante sul quale sale il sentiero da intercettare; si punta alla selletta appena accennata in alto a sinistra.

Giunti in vista di una baita a sinistra, si prosegue verso Sud per un marcato sentiero che si mantiene sul ciglio della depressione di Val Maggiore.

Casera Valinis

Baita Albicocca, chiusa.

Contornata la depressione, il sentiero inizia a scendere decisamente giungendo ben presto sul sentiero che da Toppo sale alla casera Tamer Bassa.

Casera Valinis

Val Maggiore.

Val Maggiore.

Casera Valinis

Complessivamente ore 5.45 per l’ anello completo escludendo la cima; per quest’ ultima aggiungere un’ ora tra andata e ritorno. Difficoltà T/E/R.

Casera Davass (891 m)

Casera Davass

Situata nei pressi del Monte Davanti, la Casera Davass è un bel fabbricato diviso in un locale con caminetto, tavolo e panche; il primo piano è invece interdetto dalla mancanza dei primi scalini della scala. Adiacente a questo locale vi è uno stanzone con alcuni tavoli e panche e un soppalco su cui si puó dormire. L’accesso piú veloce è dall’ abitato di Toppo tramite il sentiero CAI 850 che passando nei pressi del castello sale alla Casera Tamer Bassa prima della quale si biforca (fin qui ore 0,50). Prendendo il sentiero di destra ben presto si esce dal bosco e faticosamente si sale per esile traccia i ripidi prati meridionali del monte Davanti giungendo a Casera Davass in circa 45 minuti.

Casera Davass

Il castello di Toppo.

Casera Davass

Salendo i prati.

Casera Davass

Volendo optare invece per il sentiero meno faticoso, si oltrepassa la Casera Tamer Bassa inoltrandosi nella Val Grande fino ad incontrare due crocifissi. A questo punto il sentiero svolta bruscamente a destra e porta in breve nei ripiani sommitali del monte Davanti. Giunti sul cimotto, il sentiero cala di alcuni metri depositando nel ripiano della casera. Ore 1 da Casera Tamer Bassa; difficoltà E

Casera Davass

Casera Davass

Casera Davass

Il ripiano sommitale.

Casera Davass

Dalla Casera si può raggiungere il Monte Ciaurlec proseguendo per il sentiero 850 in circa ore 1.30; altra possibilità è quella di raggiungere la Casera Valinis mediante percorso alternativo e poco frequentato. Entrambe le opzioni le trovate descritte qui.

La piana di Toppo.

La piana di Toppo.

Casera Tamer Bassa (586 m)

Ciaurlec

Casera Tamer è un bel fabbricato situato alle pendici del Monte Ciaurlec, dotato di caminetto e tavoli con panche; facilmente raggiungibile da Toppo in un’ ora di cammino lungo il sentiero CAI 850, è un ottimo punto di appoggio per consumare uno spuntino non senza aver prima visitato i resti del Castello poco più a valle.

Ciaurlec

Ciaurlec

Dalla casera si può salire in circa un’ ora alla soprastante Casera Davass.

Ciaurlec

Ciaurlec

Ciaurlec

Anello del Monte Pala

Monte Pala

Il Monte Pala è una tranquilla elevazione che domina la pianura friulana e sulla quale si adagiano gli abitati di Vito d’ Asio e Clauzetto, denominato appunto il “Balcone del Friuli”. Abbiamo già parlato in questo articolo delle vie di accesso per raggiungerne la cima e i punti panoramici migliori, però nella guida di Sergio Fradeloni vengono menzionati altri tre percorsi che si sviluppano un po’ su tutti i versanti. Vista la possibilità, abbiamo pensato di concentrare tutti questi percorsi in un unico anello denominato “Anello del Monte Pala” che parte dalla località Stallon in Val d’ Arzino e permette di tornare al punto di partenza evitando il più possibile le recinzioni che hanno ingabbiato questa bella elevazione.

Da Stallon, in circa 30 minuti, si raggiunge per un buon sentiero la borgata di Fruìnz.

Monte Pala

Monte Pala

La bella borgata di Fruìnz.

Si prosegue sempre per sentiero verso Sud-Est e quindi, anche ripidamente, si sale fino a raggiungere la Forchia (attenzione al segnavia più evidente in senso inverso); fin qui ore 1.15 da Fruinz.

Monte Pala

La mulattiera che sale a La Forchia.

Monte Pala

Da La Forchia si apre il panorama sulla Val d' Arzino. Al centro, l' abitato di Fruinz.

Da La Forchia si apre il panorama sulla Val d’ Arzino. Al centro, l’ abitato di Fruìnz.

Da La Forchia si prosegue verso sinistra ancora per qualche minuto per la pista […]; si giunge così nel prato dove sorge la Casera Ceconi .

Monte Pala

Casera Ceconi.

Casera Ceconi.

Dalla Casera Ceconi si potrebbe raggiungere il Monte Pala Nord per poi proseguire lungo la pista forestale lungo la vetta fino alla Casera Polpazza; consigliamo in questa sede anziché salire in cresta, di proseguire verso Ovest nel bosco a reperire un sentiero segnalato con ometti minimali e qualche bollo rosso.

Monte Pala

Tralasciata una deviazione verso l’ alto, si continua arrivando ad una recinzione metallica che si oltrepassa grazie ad un varco sulla sinistra. Continuando a costeggiare la recinzione, in breve si giunge alla strada che da Casera Polpazza scende al Pic di Pala, punto panoramico per cui consigliamo la deviazione.

Monte Pala

Giunti al Pic di Pala la vista si apre sul Ciaurlec. Si intravede la Forra del Torrente Cosa.

L' abitato di Clauzetto e la Pianura pordenonese.

L’ abitato di Clauzetto e la Pianura pordenonese.

Monte Pala

Ritornati sui nostri passi si raggiunge in breve la Casera Polpazza dalla quale si inizia la discesa per Ropa mediante la strada di accesso alla casera, oppure lungo la vecchia mulattiera che taglia i tornanti del nuovo tracciato.

Casera Polpazza.

Casera Polpazza.

In discesa lungo la vecchia mulattiera.

In discesa lungo la vecchia mulattiera.

Giunti in Ropa si prosegue per carrareccia che, oltrepassate le Case Fraspedane, termina nel pascolo di Casera Tramontin. Si continua in quota per sentiero che, dopo un breve tratto, inizia a scendere in un bel bosco di faggi (segnavia non molto evidente specie nel senso di marcia descritto). Dopo un ultimo tratto di ripida discesa tra i muretti, si raggiunge la borgata di Fruìnz, dalla quale si rientra al punto di partenza.

Una comoda carrareccia porta fino all' abitato di Fruìnz.

Una comoda carrareccia porta fino all’ abitato di Fruìnz.

Tempistiche: Stallon-La Forchia ore 1.45; La Forchia-Casera Ceconi ore 0.25; Casera Ceconi-Pic di Pala ore 0.40; Pic di Pala-Ropa ore 1.00; Ropa-Fruìnz ore 1.10. Nel complesso ore 5.30; difficoltà E. Segnaliamo che da La Forchia si può raggiungere la vetta mantenendosi sulla cresta all’ esterno della recinzione; tragitto da noi tentato, ma subito abbandonato per la monotonia del percorso.

Monte Pala

Monte Pala