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Fous de Nearda

Gli abitanti di quella contrada la chiamavano il Fosso di Helm, dal nome di un eroe di antiche guerre che vi si era rifugiato. Sempre più ripida e stretta, la gola serpeggiava da Nord verso l’ interno all’ ombra del Thrihyrne, e le rupi a picco abitate dalle cornacchie si ergevano ai due lati come torri imponenti, impedendo alla luce di filtrare.

Al cancello di Helm, davanti all’ imboccatura del fosso, uno sperone di roccia sporgeva dalla parete nord. Sulla punta vi erano alte mura di pietra antica, e all’ interno di esse un’altera torre. Gli Uomini narravano che nei lontani tempi gloriosi di Gondor, i re del mare avevano costruito in quel punto la fortezza con l’ aiuto dei giganti. La chiamavano il Trombatorrione, perché un corno suonato sulla torre echeggiava in tutto il Fosso, come se eserciti da tempo dimenticati partissero in guerra da caverne all’ interno dei colli. Anticamente gli Uomini avevano anche costruito delle mura, dal Trombatorrione alla parete sud, che sbarravano l’ ingresso della gola.

Sotto di esse un ampio canale sotterraneo permetteva al Fiume Fossato di attraversare i bastioni: il corso d’ acqua serpeggiava poi ai piedi della Trombaroccia e attraversava poi in un letto profondo un ampio burrone verde, che scendeva in dolce pendio dal Cancello di Helm alla Diga di Helm. Da lì il torrente cadeva nella Conca Fossato e proseguiva il suo corso verso la Vallata Ovestfalda.

Foto per gentile concessione di Beorn.

Aquila di Tramonti (1616 m)

L’ Aquila di Tramonti è un trittico roccioso appartenente al sottogruppo del Frascola dalla particolare forma di un’ aquila dalle ali spiegate pronta a spiccare il volo se viene osservata da Frasseneit o dalla costiera del Monte Cuerda.

Tale conformazione rocciosa, formata da tre cime variamente raggiungibili, trova in quella che possiamo definire “l’ ala sinistra” la sommità maggiore, la quale è meta di pochi escursionisti  amanti dei percorsi selvaggi.

Per raggiungerla ci si deve portare preso la Forca del Frascola (raggiungibile da Casera Chiampis in 45 minuti, oppure dalle Stalle Giavons in ore 1.30.

Stalle Giavons.

Dalla Forca del Frascola si prende la crestina con croce che in direzione Sud si collega al corpo dell’ Aquila. Dopo aver passato con un salto agevolato dai mughi una spaccatura della montagna, si prosegue sulla cresta un po’ esposta fino alla base della rocciosa ala sinistra dell’ Aquila (sinistra inteso guardando da Sud).

Evitando il canale in macadam nel quale si svolge la nuova via tracciata da Andrea Favret, ci si mantiene a sinistra tra la vegetazione (mughi tagliati), fino ad arrivare alla base della conformazione rocciosa che costituisce la testa dell’ Aquila. A questo punto alla nostra destra abbiamo un bel pulpito che si raggiunge saltando una seconda spaccatura andando a montare sull’ ala; con una cengetta ci si porta fra i mughi che ci aiutano a salire ripidamente tra zolle ed in pochi minuti si guadagna la vetta dell’ Aquila. (difficoltà EE; ore 0.30 dalla forca).

Dall’ Aquila panorama verso la piana di Chiampis. Di fronte la forca del Mugnol, a destra la Costa Paladin, e a sinistra i Lastreit di Venchiareit.

Questa è la via normale all’ Aquila che tuttavia però presenta una pecca fatta notare dal suo curatore e divulgatore Giorgio Madinelli: su questo percorso, specialmente giungendo da Chiampis, della forma dell’aquila non si vede nulla.

Ecco dunque che il sopracitato Autore ha individuato e sperimentato una nuova via che non solo permette di guardare costantemente in faccia la meta, ma addirittura ci passa attraverso!

Dalle Stalle Giavons si prende il costone in destra al canale che evidente scende tra l’ Aquila e l’ antecima del Giavons; al momento opportuno, si entra nel canale e lo si risale a volte deviando nel pendio alla sua destra in occasione di alcuni salti impraticabili.

Rientrati definitivamente nel canale, si arriva all’ imbocco della rampa, la quale si risale aiutati anche dalla massiccia presenza di mughi (attenzione a prendere la rampa giusta).

Dopo essere passati quindi sotto l’ ala destra e la testa, ci si infila in una spaccatura con un antro.

Girato l’ angolo e affrontato il “Passaggio Mugo Morto”, ancora un traverso esposto e si è finalmente fuori dalla parete verticale. Risalito il ripido fianco occidentale dell’ ala facendosi spazio tra i provvidenziali e intralcianti mughi (attenzione a non incastrarsi) in pochi minuti si giunge alla vetta dell’ agognata cima.

Difficoltà: pur non avendo difficoltà alpinistiche importanti, l’ itinerario non può a mio parere essere sottovalutato a grado escursionistico a causa della continua esposizione nella parte alta, della mancanza di una traccia e della fatica da sostenere, caratteristiche queste che rendono l’ itinerario adatto ad escursionisti abituati alle lunghe marce che richiedono attenzione continua e per lunghi periodi di tempo.

Ore 2.30 dalle Stalle Giavons; difficoltà RR

 

Frascola (1961 m) per la Pala dai Colomp

Frascola! Una montagna cara agli amanti della Val Tramontina che presenta vari itinerari escursionistici di salita i quali però confluiscono tutti poco sotto la cima, in versante Sud, da dove poi si sale il cocuzzolo sommitale al cospetto dell’ atterrata croce di vetta costruita da Silvano.

Sul versante Nord invece la montagna presenta una parete formata da placche e solcata da canali in cui sono state tracciate alcune vie di roccia dai Ragni del Mazarach, la portentosa squadra di rocciatori che in Val Tramontina ha trovato il proprio ambiente ideale.

Le pareti settentrionali del Frascola.

Le pareti settentrionali del Frascola.

La nostra idea era quindi quella di tracciare una nuova via alpinistica sfruttando la cresta che passa per una cimetta satellite, la Pala dei Colombi, posta a Nord-Est della cima principale.

Nei pressi della Forca del Mugnol la mole del Frascola: a destra il corpo principale, la Pala dei Colombi è il cocuzzolo a sinistra di esso.

Nei pressi della Forca del Mugnol la mole del Frascola: a destra il corpo principale, il cocuzzolo a sinistra di esso è la Pala dei Colombi.

Dalla Casera Chiampis si segue il sentiero CAI 392 che, fortemente inerbito, si innalza in direzione della Forca del Bech, ed arriva al Rio Bomba. Dopo la bella cascatina, il sentiero si alza ancora un poco portandosi a lambire le pareti. Giunti proprio sotto le pareti, si lascia il sentiero che volge ad occidente, e ci si dirige ad oriente sfruttando il ripiano alla base delle rocce, che si presenta molto più comodo e agevole del sentiero CAI che abbiamo percorso nella prima parte dell’ escursione.

Frascola

Giunti alla fine del ripiano, quando i prati si esauriscono, si inizia quindi ad attaccare le paretine vegeto-minerali guidati dalle tracce di animali.

Frascola

La via prevede quindi di innalzarsi obliquando verso occidente seguendo le macchie di mughi che provvidenzialmente aiutano la progressione (mugo-ferrata). Dove non sono presenti mughi la roccia è per la maggior parte ottima, anche se l’ ambiente essendo prettamente vergine richiede attenzione per via di alcuni sassi in bilico e per l’ esposizione che, seppur non vertiginosa, comunque è presente.

Frascola

15g

Alternando quindi roccia a mughi e lembi prativi, per canalini, cengette e piccoli diedri si giunge alla mugosa cresta sommitale della Pala dei Colombi, dalla quale ci si affaccia sul vertiginoso versante Sud.

Frascola

Passata la forcellina che la separa dal corpo centrale del monte, si prosegue sempre mantenendosi in versante Val Viellia e procedendo con lo stesso andamento della prima parte ci si porta nei pressi di un antro poco sotto la contorta croce posta sull’ Anticima Est, che si raggiunge con pochi metri di canalino ben articolato.

Frascola

21g

Frascola

Frascola

Frascola

Frascola

Da qui, in pochi minuti per la cresta sommitale si giunge alla vetta vera e propria del Frascola.

Frascola

Frascola

Rientro lungo la via normale per Frasseneit; difficoltà Alpinistica (II-). Ore 3.45 da Casera Chiampis.

Un ringraziamento a Silvano per aver generosamente supportato la logistica della traversata.

Frascola

Frascola

Traversata delle Lastre di Peschis (1871 m)

Le Lastre di Peschis sono una verdeggiante ed affilata cresta appartenente alla dorsale che da Forcella Lareseit al Passo Rest funge da confine naturale tra le province di Udine e Pordenone. Le Lastre si estendono brevemente da Forcella da la Crous alla Forcella Claupe presentando un severo versante Sud pieno di risalti su roccia instabile, mentre a Nord, verso Forni di Sotto, la montagna si presenta coperta di vegetazione ed abbandonata da anni.

In primo piano le Lastre di Peschis fotografate dalla vetta del Frascola. A destra Forca da la Crous, mentre a sinistra, fuori campo, si intuisce Forcella Claupe.

In primo piano le Lastre di Peschis fotografate dalla vetta del Frascola. A destra, verdeggiante, Forca da la Crous, mentre a sinistra, fuori campo, si intuisce Forcella Claupe.

Nonostante questo, sicuramente in versante Forni i sentieri alle sopraccitate forcelle potrebbero essere ancora rintracciabili (ipotesi da verificare), ma noi, affezionati alle avventurose traversate esplorative, abbiamo ideato un nuovo collegamento tra i ricoveri di Casera Senons e Casera Chiampiuz.

La cresta Sud delle Lastre di Peschis. Al centro in basso Forcella Claupe.

La cresta Sud delle Lastre di Peschis. Al centro in basso Forcella Claupe.

Da Casera Senons si sale alla Vetta Fornezze per la Via del Foro. Dalla vetta si scende lungo la via normale lungo la cresta Nord-Ovest portandosi nel sottostante catino tra le due Fornezze.

In discesa dalla Vetta Fornezze. Foto di Maja.

In discesa dalla Vetta Fornezze. Foto di Maja.

Vetta Fornezze

Il catino tra le due Fornezze. Giganteggia il Chiarescons.

Il catino tra le due Fornezze. Giganteggia il Chiarescons.

Giunti qui si sale alla forcella tra le due vette e poi a sinistra su per il cono di ghiaia lungo la via normale alle Cengle Fornezze fino alla forcellina tra la cima principale e Cima Stief.

Cengle Fornezze

Digressione alla cima di Vetta Fornezze.

Digressione alla cima di Vetta Fornezze.

Dalla forcella si scende il canalino ripido e franoso che in breve deposita sui catini in versante Forni.

Giù per il canalino.

Giù per il canalino.

Cengle Fornezze

Passata una prima forcellina, ci si mantiene in quota seguendo tracce di animali e varchi tra i mughi, ad aggirare lungamente la quota 1906 passando varie fasce rocciose che oppongono alcuni passaggi di arrampicata in discesa giungendo infine a Forcella Claupe.

Usciti dal canalino si vede tutto il nostro itinerario: Quota 1906 che traverseremo, e le Lastre di Peschis di cui percorreremo la cresta Sud; in mezzo si intuisce la depressione di Forcella Claupe.

Usciti dal canalino si vede tutto il nostro itinerario: Quota 1906 che traverseremo, e le Lastre di Peschis di cui percorreremo la cresta Sud; in mezzo si intuisce la depressione di Forcella Claupe.

Lastre di Peschis

Cengle Fornezze; alla base delle rocce a sinistra le ghiaie che scendono dal canalino da noi percorso.

Cengle Fornezze; alla base delle rocce a sinistra, le ghiaie che scendono dal canalino da noi percorso.

Lastre di Peschis

Iniziano i passaggi…

250

...in discesa per Forcella Claupe. Foto di Tiziano.

Foto di Tiziano.

Forcella Claupe.

Forcella Claupe.

Dalla forcella inizia la salita alle Lastre di Peschis con un’ esposta cengetta che permette di salire il primo risalto, dopodichè ci si immerge in un mare di mughi che oppongo una certa resistenza alla progressione.

Inizia la salita. Foto di Jacopo.

Inizia la salita. Foto di Jacopo.

Foto di Gongo.

Foto di Gongo.

La quota 1906 che abbiamo attraversato tra mughi e roccette. Foto di Maja.

La quota 1906 che abbiamo attraversato tra mughi e roccette. Foto di Maja.

Faticando tra i mughi.

Faticando tra i mughi.

Gioventù bruciate. Foto di Gongo.

Gioventù bruciate. Dietro di loro il Canal Grande di Meduna. Foto di Gongo.

Giunti ad un successivo salto impraticabile, ci si sposta a sinistra a risalire la rampa di un angusto canalino che porta ad una breve cresta sbrecciata molto esposta con rocce instabili, a cui segue un risalto di un paio di metri strapiombante con mugo risolutore.

La rampa.

La rampa.

Cresta sbrecciata.

Cresta sbrecciata. In alto a destra, in ombra, il passaggio chiave.

Superata anche questa difficoltà, rimane da fare il salto di una forcellina (il cosiddetto “salto della capra”) e subito si è in vetta alle Lastre di Peschis.

Il "Salto della Capra". Foto di Andrea.

Il “Salto della Capra”. Foto di Andrea.

Finalmente in cima!

Finalmente in cima!

La traversata continua lungo la cresta che prosegue verso Est. La cresta si presenta ricoperta di mughi a Nord, esposta sui baratri della Val Meduna a Sud.

Lastre di Peschis

Lastre di Peschis

Lastre di Peschis

Foto di Maja.

Foto di Maja.

Giunti nei pressi di una forcella tra la nostra cresta ed il Colle Pondeban, si scende definitivamente a Nord andando ad intersecare quello che avrebbe dovuto essere il sentiero CAI 394 (pulito dai mughi fino ad un certo punto e poi mai realizzato) che con andamento più tranquillo e pochi problemi di orientamento ci porta a raggiungere prima la Forca da la Crous, e poi Casera Chiampiuz.

Lastre di Peschis

Forca da la Crous.

Forca da la Crous.

500

520

Ore 10.00 per la traversata totale; difficoltà RRR (Rangiarse, RRangiarse, RRRangiarse!)

Note: la prima traversata delle Lastre di Peschis da Forcella Claupe a Forca da la Crous è stata effettuata da Giorgio Madinelli e Ruggero Petris.

La neo costituita sezione friulana della Federazione Italiana Greppisti Anomali dedicata a Sergio Fradeloni ha effettuato in data 18 giugno 2016 una gita sociale aperta ad iscritti e simpatizzanti in cui si è avuta la prima ripetizione della traversata, nonchè la prima traversata assoluta dalle Cengle Fornezze alla Forcella Claupe. Gli aderenti alla gita sono stati Giorgio Madinelli, Andrea Fiorot, Jacopo Verardo, Maja Ogrizek, Tiziano Ros, DolomitiDxTagliamento.

Ringraziamo per averci aiutato nella logistica della traversata Frencesco Bertelli, Luca Visentini e la moglie (o compagna) Claudia. Un plauso inoltre va elargito a Giorgio Madinelli per aver pianificato ed orchestrato tutti gli aspetti organizzativi.

Forca da la Crous

Forca da la Crous

Stalle Giavons di Sopra (1154 m)

Come già descritto in questo sito, le Stalle Giavons si dividono in tre alpeggi: di Sotto, di Mezzo (adattate a ricovero) e di Sopra. Quest’ ultime, poste poco sopra alle Stalle di Mezzo, sono raggiungibili direttamente da Tramonti per un itinerario che ricalca vecchi collegamenti tra le stalle in Canal di Meduna.

Stalle Giavons di Sopra

I ruderi di Stalle Giavons di Sopra.

Da Tramonti di Sopra, località Pradiel, presso la casa Alpina di Concordia si reperisce la scalinata con segnavia CAI segnalata come “Strada da lis Fornas” che in breve porta alla Casa Bianca poco più sopra.

La casa Bianca con alle spalle il Monte Giavons; il nostro percorso si svolge sotto la fascia rocciosa in centro alla foto.

La casa Bianca con alle spalle il Monte Giavons; il nostro percorso si svolge sotto la fascia rocciosa in centro alla foto.

Dietro la casa il sentiero continua portandosi a costeggiare i muretti di confine di casa Abis; seguendo fedelmente e con attenzione il segnavia, il sentiero fa una secca svolta a sinistra portandosi nei pressi della casa; poco prima si incontra un cartellone illustrato che parla del tasso; a questo punto si lascia il sentiero CAI per prendere un sentiero a sinistra sbarrato con alcune frasche (in alternativa, presso la secca svolta proseguire invece dritti e prendere il bivio a destra).

Casa Abis.

Casa Abis.

Iniziamo a percorrere un bel sentiero che prima in piano, poi in leggera salita ci porta a contornare la base del Cualnardon. Dopo aver attraversato alcuni rii, il terreno circostante si fa più ripido, e sotto di noi si intravedono le pozze e cascate del Rio Rusubeit.

Stalle Giavons di Sopra

Un passaggio attrezzato ci fa accedere in Val di Fisar sul fondo del rio che risaliamo brevemente fino a trovarci di fronte ad un salto impraticabile; voltate le spalle al salto, scorgiamo in destra orografica sopra di noi una pala boscosa con i resti delle stalle Val di Fisar.

Val di Fisar

Stalle Val di Fisar.

Stalle Val di Fisar.

Dai ruderi proseguiamo traversando in leggera salita il noccioleto, fino ad incontrare un poco accentuato canale tra la pala boscosa ed una pala più piccola e più rada con fondo prativo.

Stalle Giavons di Sopra

Si risale il canalino sul fondo, oppure divagando tra le erbe della pala più rada. Giunti al sommo del canalino presso una selletta, ci si sposta a destra presso i ruderi di un manufatto. Sopra il rudere un’ altra pala va risalita fino ad uscirne in cresta.

In prossimità della prima selletta.

In prossimità della prima selletta.

Sulla cresta.

Sulla cresta.

Seguendo la cresta si affronta prima un tratto breve ma piuttosto ripido verso destra (tagli nella vegetazione) per poi piegare verso occidente. Quando la cresta volge verso Nord, la si abbandona per prendere una traccia che si stacca a sinistra e prosegue in quota inizialmente su terreno ripido, poi sempre più piacevole. Superato un primo rio ed una selletta a cui fa seguito un secondo rio, in breve si arriva ad un’ altra sella posta tra il corpo del Monte Giavons ed il Cocolar.

Stalle Giavons di Sopra

Stalle Giavons di Sopra

Tra le nebbie, attraversiamo il canalone del “Ghiro Volante“.

Scollinando oltre la sella, ci si abbassa tra i faggi mantenendosi nell’ impluvio e puntando ai sottostanti prati facenti parte del pascolo di Casera Giavons di Sopra giungendo in pochi minuti ai ruderi delle omonime stalle.

Stalle Giavons di Sopra

Dalle stalle ci si porta al vicino Rug dal Giavons mantenendosi in quota ed attraversando il canale portandosi sull’ evidente sentiero sull’ altra sponda.

Passaggio di bouldering in Rug dal Giavons.

Passaggio di bouldering in Rug dal Giavons.

Seguendo la traccia si perviene ad una biforcazione dalla quale si prende la traccia più bassa che si perde quasi subito. Con intuito ci si abbassa di qualche metro scorgendo un paio di fettucce che confermano di essere sulla via giusta; ci troviamo poco sopra al Ricovero Stalle Giavons, visibile anche da un piccolo pulpito poco discosto dalla traccia che in breve ci deposita sul sentiero CAI 386 a pochi metri dal ricovero.

Il Ricovero Stalle Giavons tra la vegetazione visto dall' alto.

Il Ricovero Stalle Giavons tra la vegetazione visto dall’ alto.

Stalle Giavons

Per il rientro a Tramonti si può optare per il sopracitato CAI 386, oppure si può compiere un inusuale anello percorrendo a ritroso il sentiero descritto qui. Ore 4.00, difficoltà EE da Tramonti al ricovero; ore 7.00 per l’ anello completo.

In arancio il percorso di andata per la Val di Fisar; in verde il percorso di rientro per Cualtramon.

In arancio il percorso di andata per la Val di Fisar; in verde il percorso di rientro per Cualtramon.

Stalle Giavons di Sopra

Stalle Giavons di Sopra

Stalle Giavons di Sopra

Fangorn

Nel frattempo gli Hobbit avanzavano con tutta la velocità che l’ oscura foresta ingarbugliata concedeva, seguendo il corso d’ acqua che fluiva da Ovest, risalendo le pendici dei monti, sempre più profondamente immerse nel bosco.

Val Meduna

Val Meduna

P1180829

[…]Il terreno continuava a salire ripido, e stava diventando sempre più pietroso. La luce, man mano che avanzavano, si faceva più forte, e presto videro che innanzi a loro si ergeva una parete rocciosa: il fianco di un colle o l’ estremità di qualche lungo braccio proteso dalle lontane montagne. Non vi crescevano alberi, ed il sole cadeva in pieno sulla superficie rocciosa. I rami degli alberi ai suoi piedi erano tesi e immobili, come intenti a cogliere il calore. Là dove tutto era parso grigio e squallido, ora il bosco splendeva di colori bruni e caldi e di lisce cortecce grigio-nere simili a lucida pelle. I tronchi brillavano di un verde fresco come erba tenera: intorno agli Hobbit era giunta in anticipo la primavera, o una passeggera visione di essa.

Val Meduna

Val Meduna

Intagliata nella parete rocciosa vi era qualcosa di simile a una scala: probabilmente naturale, causata dal corrodersi e dal fendersi della pietra, essendo rozza e disuguale. In alto, quasi al livello delle cime degli alberi, un ripiano sovrastato da una rupe a picco. Non vi crescevano altro che un po’ d’ erba e di gramigna sui bordi, e un vecchio ceppo d’ albero con due solitari rami contorti: sembrava quasi l’ immagine di un vecchietto nodoso abbagliato dalla luce del mattino.

Val Meduna

[…]Due grossi mani dalle giunture nodose si posarono sulle loro spalle e li costrinsero dolcemente ma irresistibilmente a girarsi; poi, due lunghe braccia li sollevarono. […]Si trovarono faccia a faccia con l’ essere più straordinario che avessero mai visto.

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Aveva il fisico di un Uomo, quasi di un Vagabondo, alto però più del doppio, molto robusto, con una lunga testa, e quasi senza collo. […]Ma sulle prime gli Hobbit notarono soltanto gli occhi. Occhi profondi che li osservavano, lenti e solenni, ma molto penetranti. Erano marrone, picchiettati di luci verdi. In seguito Pipino tentò più volte di descrivere la sua prima impressione.

Val Meduna
“Sembrava vi fosse dietro le pupille un enorme pozzo, pieno di secoli di ricordi e di lunghe, lente e costanti meditazioni; ma in superficie sfavillava il presente, come sole scintillante sulle foglie esterne di un immenso albero, o sulle creste delle onde di un immenso lago. Non so, ma era come se qualcosa che cresceva nella terra quasi in letargo, o consapevole soltanto della propria presenza tra la punta delle radici e quella delle foglie, tra la profonda terra ed il cielo, si fosse improvvisamente destato e ci stesse considerando con la stessa lenta attenzione che aveva prestato ai propri problemi interiori per anni e anni”.

J.R.R.Tolkien, Le Due Torri

Val Meduna

Val Meduna

Val Meduna

Monte Tamaruz (1930 m)

Dalla Costa Paladin il Monte Tamaruz. Ben visibili i Lastreit di Venchiareit.

Dalla Costa Paladin il Monte Tamaruz. Ben visibili i Lastreit di Venchiareit.

Da Casera Chiampis si imbocca il sentiero segnavia CAI 377 che in circa un’ ora porta alla Forca del Mugnol. Dalla forca ci si dirige verso Ovest imboccando il sentiero CAI 378 che mantenendosi in quota nel bosco aggira il Monte Mugol e oltrepassa i resti di una casera; dopo i ruderi in pochi minuti si giunge ad una nuova schiarita presso un arbusto ricurvo con parecchie segnalazioni dove si abbandona il sentiero per risalire il versante Nord dei Lastreit di Venchiareit.

Lastre di Venchiareit

L' arbusto ricurvo con poche segnalazioni.

L’ arbusto ricurvo con poche segnalazioni.

Il successivo tratto si presenta privo di segnalazioni e di sentiero eccezion fatta di alcune tracce discontinue di animali, nonché parzialmente investito da schianti. Ci si alza pazientemente evitando le lastronate mantenendosi tra bassi arbusti e giovani larici, dopodichè, attraversato un canalino di sfasciumi, si continua tra la bassa vegetazione fino a toccare i mughi appena sotto la cresta.

Lastre di Venchiareit

Dopo circa un’ ora si guadagna il filo di cresta (in prossimità di alcuni metri di affilata cresta esposta) e, dopo ulteriore lotta con i mughi, in pochi minuti si guadagna l’ elevazione più alta dei Lastreit di Venchiareit (1833 metri).

La gobba pelosa in primo piano è l' elevazione più alta dei Lastreit di Venchiareit.

La gobba pelosa in primo piano è l’ elevazione più alta dei Lastreit di Venchiareit.

Oltrepassata la quota massima e proseguendo la cresta tra i mughi, si arriva ad una succesiva elevazione dalla quale ci si affaccia ad un salto roccioso; dall’ insellatura che la precede ci si abbassa sul ripido versante meridionale portandosi prima alla base delle rocce e poi puntando alla base dei mughi; in questo modo si giunge presto alla depressione denominata Passo di Venchiareit (circa 1815 metri).

Il Passo di Venchiareit

Il Passo di Venchiareit.

Giunti al passo si incrocia quella che è la via normale al Monte Tamaruz che prosegue lungo la cresta tra i mughi arrivando in vetta in circa trenta minuti.

Monte Tamaruz

La cresta finale.

Manca poco...

Manca poco alla vetta…

Panorama estesissimo dalla Carnia alle Alpi Giulie, dalle Dolomiti venete a quelle friulane, nonché sulle sottostanti Val Viellia e Canal Grande di Meduna.

La cresta appena percorsa e la cresta della Costa Paladin.

La cresta appena percorsa e la cresta della Costa Paladin.

La "fossa" del Canal Grande di Meduna.

La “fossa” del Canal Grande di Meduna.

La Val Tagliamento. Al centro il Tinisa; in basso a sinistra lambito dall' ombra il pascolo di Casera Naiarduzza.

La Val Tagliamento. Al centro il Tinisa; in basso a sinistra lambito dall’ ombra il pascolo di Casera Naiarduzza.

Al centro in primo piano Giavons e Roppa Buffon. dietro da sinistra Monte Rest, Valcalda e Monte Rossa. In lontananza Alpi Giulie.

Al centro in primo piano Giavons e Roppa Buffon. dietro da sinistra Monte Rest, Valcalda e Monte Rossa. In lontananza Alpi Giulie.

Monte Frascola.

Il Monte Frascola con a sinistra la Pala dai Colomp.

Ore 3.30 dalla Casera Chiampis, un’ ora in più con partenza dal Passo Rest; difficoltà EE. Si può riempire totalmente la giornata concatenando la cresta della Costa Paladin, effettuando così una bella ed appagante traversta in cresta. Per il rientro si segue la via normale e poi i segnavia CAI 378 (sentiero alla Forca del Mugnol) o 377 (al Passo Rest, sentiero e strada forestale).

Monte Tamaruz

Monte Tamaruz

Monte Tamaruz

Monte Tamaruz

In verde la cresta dei Lastreit di Venchiareit e Tamaruz, in blu la via normale di discesa. In giallo la cresta della Costa Paladin.

In blu la via normale al Monte Tamaruz, in verde la cresta dei Lastreit di Venchiareit. In giallo la cresta della Costa Paladin.

Costa Paladin (1769 m)

Dal Passo di Monte Rest si imbocca la carrareccia con segnavia CAI 377 che traversa tutto il versante settentrionale  della dorsale Costa Paladin-Lastre di Venchiareit-Tamaruz. Dopo aver incontrato la Casera Feletta, si fa attenzione dopo il secondo tornante, ad una traccia che si stacca sulla sinistra e risale il bosco in direzione di Casera Fors. Il sentiero, ripristinato da privati, si presenta in buone condizioni su terreno sempre agevole nel bel bosco, ed è segnalata da bolli bianco-rossi. In circa un’ ora di cammino si raggiunge il pascolo di Casera Fors dove la vista si apre sui prospicienti rilievi della Val Tagliamento, tra cui Bivera e Clapsavon.

Costa Paladin

In prossimità del pascolo di Casera Fors.

Costa PaladinEvitando la traccia che va in discesa, dai ruderi della casera ci si alza leggermente reperendo i bolli che ci permettono di ritrovare il nostro il sentiero, e in leggera salita si aggira un cimotto oltre il quale si sbuca finalmente sulla linea di cresta.

Costa Paladin

Facendo attenzione al ripido versante erboso, ci si innalza sulla facile cresta prativa affrontando alcune piccole elevazioni che inviano verso la sempre più vicina quota massima della Costa Paladin (1769 metri). Il panorama qui spazia verso Sud sulla sottostante Val Viellia e Casera Chiampis; dirimpetto abbiamo il Frascola e a digradare verso Est Giavons e Roppa Buffon.

Dalla cresta il Monte Frascola e la sottostante Val Viellia con Casera Chiampis.

Dalla cresta il Monte Frascola e la sottostante Val Viellia con Casera Chiampis.

A Nord le sopra citate Alpi Carniche, il Tinisa, e Dolomiti vicine e lontane fino alle famose Tre Cime di Lavaredo.

La Val Tagliamento.

La Val Tagliamento.

Dolomiti.

Pramaggiore e Dolomiti.

Dalla quota massima la cresta digrada verso la Forca del Mugnol mantenendosi come nel tratto precedente panoramica ed erbosa.

Forca del Mugnol.

Forca del Mugnol.

Ore 3.00 dal Passo Rest; difficoltà Escursionistica.

Costa Paladin

Costa Paladin

Alla Forca si incontra il sentiero segnavia CAI 377 con il quale si può raggiungere la Casera Chiampis in 45 minuti, oppure tornare al punto di partenza sfruttando la strada forestale che abbiamo già percorso parzialmente in precedenza. Altra possibilità è quella di proseguire per il sentiero CAI 378 verso le Lastre di Venchiareit, o il Monte Tamaruz.

Di infilata le Lastre di Venchiareit e il Monte Tamaruz.

Di infilata le Lastre di Venchiareit e il Monte Tamaruz.

Roppa Buffon (1688 m) – Cresta Sud

Sebbene il Monte Roppa Buffon abbia una bellissima via normale di salita denominata “ Varda l’ Aip”, vi è possibilità di raggiungere la cima da Tramonti risalendo il crestone meridionale per via greppistica non segnalata, e non priva di emozioni; tale via parte dalla selletta tra il corpo del monte principale ed un cimotto denominato Cualnardon.

Roppa Buffon

Dalla selletta del Cualnardon l’inizio della Cresta Sud.

Dalla selletta del Cualnardon si prende a salire la cresta meridionale del Monte Roppa – Buffon evitando alcuni piccoli risalti aggirandoli per lo piú a sinistra.

Roppa Buffon

Roppa Buffon

Giunti sotto la prima anticima che ci sovrasta ed appare invalicabile, ci si porta sotto le pareti obliquando a sinistra fino a montare su una cengetta con passo del gatto. La cengia porta sotto ad un canalino erboso che va risalito fino a pervenire in vetta alla quota 1459.

Roppa Buffon

La cengia…

Roppa Buffon

…il canalino…

Roppa Buffon

…ed eccoci sulla sommità. La visuale si apre sull’ anticima Sud.

Roppa Buffon

Proseguendo verso Nord ci si abbassa di qualche metro traversando la selletta ad attaccare il pilastro che sorregge l’ anticima Sud (passaggio obbligato a destra e successiva risalita del ripidissimo pendìo su zolle e roccia; non banale ed esposto) fino a raggiungerne la sommità.

Roppa Buffon

Roppa Buffon

Da qui è finalmente ben visibile la cima vera e propria staccata dall’ anticima Sud da una terza selletta oltrepassata la quale si accede ai prati sommitali ripidi, ma più agevoli del precedente tratto.

Roppa Buffon

Roppa Buffon

Roppa Buffon

Roppa Buffon

Giunti in vetta ci si volge indietro. Spicca a destra l’ anticima Sud.

Dalla vetta del Monte Roppa Buffon verso il Monte Rest e Valcalda.

Dalla vetta del Monte Roppa Buffon verso il Monte Rest e Valcalda.

Costa Paladin con alle spalle le carniche.

Costa Paladin con alle spalle le carniche.

Roppa Buffon

La cresta Ovest. Dietro di essa ben riconoscibili il Monte Tamaruz e, a sinistra, la cuspide del Frascola. Sotto di essa il Monte Giavons.

Da Tramonti ore 4.30; difficoltà RRR (Rangiarse, Rangiarse, Rangiarse).

Per il rientro si consiglia la via “Varda l’ Aip”.

Roppa Buffon

Roppa Buffon

Roppa Buffon

Cualnardon (1056 m)

Panoramico cimotto a Sud del Monte Roppa Buffon, il Cualnardon si presta bene per essere raggiunto nelle tranquille giornate invernali, a goderne del panorama verso il Canal di Meduna e la Piana di Tramonti fino al Valcalda.

Per accedervi bisogna risalire il sentiero denominato “Giro del Monte Cretò” portandosi ai ruderi della Casera Cualnardon poco sopra alla fonte denominata Aga dai Malàs (bel punto panoramico, panche e bicchieri); a questo punto si abbandona il sentiero per risalire un boschetto di faggi che si incontra pochi metri oltre la casera portandosi a scavalcare un colletto.

Cualnardon

Casera Cualnardon.

Si scende di qualche metro a rasentare delle pareti strapiombanti sotto le quali sgorga una bella sorgente. Il suggestivo scenario è il risultato della spinta che la placca africana esercita verso quella europea, ed è una peculiarità di queste valli.

Cualnardon

Cualnardon

Dopo essere passati sotto ad una parete di gocce, si obliqua a sinistra sempre rasentando le pareti fino a sbucare in un bosco di giovani alberi.

Cualnardon

Proseguendo verso Ovest e mirando alla forcella ben visibile, in breve si raggiunge la selletta di pochi metri più bassa del Cualnardon.

Cualnardon

Dal Cualnardon verso Tramonti di Sopra e di Mezzo; in serie le dorsali dei monti Cretò, Cengla, Brusò e Celant.

Monte Frascola tra le nuvole.

Monte Frascola tra le nuvole.

Monte Rest.

Monte Rest.

Valcalda e Casera Sopareit.

Valcalda e Casera Sopareit.

Himalaya? No, Dosaip.

Il Dosaip in versione Himalayana.

Ore 1.30, difficoltà EE. Da qui si può proseguire lungo la cresta fino alla vetta del Monte Roppa Buffon con percorso selvaggio e impegnativo non adatto a tutti. Per saperne di più clicca qui.

Cualnardon

Cualnardon

Cualnardon