Archivio della categoria: Caserine Cornaget

Sentiero Fradeloni

Dal Ricovero Casera Chiampis si sale in circa ore 1.00 in Forchia del Mùgnol dalla quale si segue verso Ovest il sentiero segnavia 378. Aggirata la testata del Rio Secco, si raggiungono i ruderi della Casera Naiarduzza (qui si può arrivare direttamente dalla Forchia di Monte Rest senza passare per la Forchia del Mùgnol e toccando invece la Casera Venchiaréit 1392 metri).

Forca dal Mugnol.

Casera Naiarduzza.

Casera Venchiareit.

 

Si segue verso Nord-Ovest traversando circa 50 metri sotto il Foos di Naiarda 1742 metri (I.G.M.:Forcella di Naiarda) e quindi si sale con breve ripida rampa per prato e ghiaia alla Forcella delle Palote (Tabacco 1:25000 F. 02: Forcella di Naiarda).

Da Forcella delle Palote verso la Val Tagliamento.

Si continua attraversando il catino a Nord del Cimòn d’Agar e passando sopra la conca ed i ruderi della Casera Agar; si sale quindi per facili roccette (I grado fino a quota 1886 sulla panoramica cresta spartiacque che si segue per qualche centinaio di metri verso Ovest. Per buon sentiero su prato si scende ora fino alla Casera Chiampiuz, recentemente restaurata; fin qui ore 4.00-4.30.

Si sale ora verso Ovest ed in breve si raggiunge la forcelletta quotata 1736 (“Tabacco” 1:25000 F.02: Forcella Ciampinz) dalla quale, verso Nord, ha inizio la dorsale che culmina con la Punta del Mezzodì 1923 metri. Si lascia a destra un sentiero e si segue il segnavia 394 verso sinistra per un sentiero che si riporta sulla cresta spartiacque, quota 1760, aggirando a Sud l’ampio impluvio chiamato Certelòna.

Forca da la Crous (Forcella Ciampinz).

Il Chiarescons. Sotto di esso, l’ambiente su cui si estende il Sentiero Fradeloni.

Da quota 1760 si scende e si oltrepassa la prima dorsale che divide la valle percorsa dal Rio di Peschis da quella percorsa dal Rio della Valle e poi si attraversa il Cadìn, compreso tra le Céngle Fornèzze a Sud-Ovest e le Lastre di Péschis ad Est (all’inizio, una breve cengia esposta richiede molta attenzione); si raggiunge così, a quota 1569, il sentiero che risale il Rio della Valle. Per questo sentiero si sale fino alla sella 1820 m fra il monte Chiarescòns 2168 m ad Ovest ed il Col della Valle 1901 m ad Est; fin qui ore 7-8.

Verso il Cadin sotto il Chiarescons.

Le Fornezze.

Per roccette e verdi si sale aggirando a Nord la vetta del Monte Chiarescòns; si raggiunge così una forcelletta (quota 2050 circa) dalla quale si scende ancora per facili rocce incontrando in breve l’itinerario che sale alla base delle rocce per raggiungere la vicina Forcella Libertàn.

Per questo itinerario si scende per verdi e ghiaie e quindi per un canale fra i mughi fino a raggiungere la radura di quota 1540 con cespugli e radi larici dove si incontra il sentiero segnavia CAI 364. Per questo sentiero si scende nella Val delle Camòscie fino al Rifugio Pussa.

Forca da la Crous (1752 m)

Ovvero collegamento Casera Charpin-Chiampiuz

Forca da la Crous non è segnata nelle mappe, forse perché raggiungibile con non meno di 4 ore di marcia, forse a causa della sua ubicazione fuori dagli itinerari segnalati, bollati, decantati, famosi e che fanno curriculum. Eppure, mai ho visitato forcella più bella, accogliente, rigenerante di questa, a tal punto che la prima volta che ci sono stato mi sono sentito a casa.

Tralasciando il semplice accesso dalla Casera Chiampiuz, descriviamo la possibilità di salire dal ricovero Charpin.

Dal ricovero Casera Charpin si prosegue per l’ex sentiero 393 in direzione del Clapon del Limet.

Oltrepassato il Clapon si prende il primo emissario che scende da destra e si sale fino ad un emissario proveniente da sinistra; si prosegue lungo quest’ultimo fino ad approdare ad un macereto presso l’incontro del Rug da la Crous e il Rio Brustulat.

A questo punto si sale lo sperone che fa da spartiacque tra i due e in qualche modo se ne raggiunge la cresta. Giunti sotto ad alcune paretine si mantiene la destra e dopo aver incontrato “LINO” ci si abbassa a raggiungere il fondo del Rug da la Crous.

Si risale il Rug oltrepassando due risalti, il primo si passa alzandosi a sinistra e il secondo verso destra con passaggio esposto; oltrepassato questo si risale l’ultima parte del Rug andando a confluire nella traccia che proviene da Forcella Claupe.

Dirigendosi verso oriente si scavalca un dosso e poi un ultimo facile traverso ci porta nella splendida Forca da la Crous.

Da lì, grazie al Sentiero Fradeloni si giunge in circa un’ora a Casera Chiampiuz.

Ore 6.00; difficoltà RRR.

Escursione effettuata durante la Greppata 2018 partendo dalla Diga del Ciul al Ricovero Chiampiuz il primo giorno e rientro il secondo per il Sentiero Fradeloni (prossimamente su questi schermi!), Naiarduzza e Rugon.

Fontanon del Tasseit

Fontanone: in geografia fisica, nome dato alle sorgenti carsiche caratterizzate da variazione rapida di flusso, o da intermittenza, o da oscillazioni assai marcate nella portata. (Enciclopedia Treccani)

I Fontanon sono nella Regione FVG delle risorgenze in quota che sgorgano direttamente dalla roccia e che solitamente dopo brevissimo percorso evolvono in spettacolari cascate alte anche centinaia di metri.

Fontanon dal Toff.

Il fenomeno si spiega nella natura carsica di un gruppo montuoso che, nella parte superiore, raccoglie le acque grazie ai propri pianori sommitali simili a degli imbuti e che vengono inghiottite dalle varie cavità presenti nel terreno. Tali acque quindi entrano nel ventre della montagna dove si accumulano dentro i lunghi e complessi sistemi ipogei all’ interno della roccia. Quando le cavità più profonde sono colme, l’acqua in eccesso trabocca dalle aperture laterali ritornando alla luce nelle spettacolari forme che possiamo apprezzare.

Ciadin di Dosaip. Qui la neve in fusione e la pioggia scendono nelle cavità sotto la montagna e alimentano il Fontanon del Tasseit.

In Dolomiti Destra Tagliamento possiamo apprezzare questo tipo di spettacolo in Val Silisia, nel versante Sud del sottogruppo del Dosaip; le acque meteoriche captate dal Ciadin de Dosaip si inabissano nei meandri della montagna per sgorgare 800 metri più in basso presso il Fontanon del Tasseit.

 

Diagonale Ortodromica di Meduna

I desolati e misteriosi Canali di Meduna sono come uno scrigno chiuso, contenente segreti che offrono all’ escursionista amante dell’ esplorazione emozioni sempre nuove.

Abbiamo potuto assaporare il gusto di un trekking di due giorni isolati da tutto e da tutti, fieri di sfruttare passaggi la cui esistenza è conosciuta da pochi viventi, attraversando paesaggi grandiosi e incontaminati.

Dosaip e la Costa di Pu. In basso la Cengla dal Giracul.

L’ ispirazione di questo viaggio è stata data da un fatto accaduto negli anni ‘20 del secolo scorso, ovvero l’ avventura di Egidio Feruglio e Lodovico di Caporiacco, due ricercatori che in un tour di esplorazione a scopo scientifico nelle Prealpi Carniche, furono costretti ad un bivacco improvvisato causa smarrimento del sentiero proprio quando arrivarono in Val Meduna. Per sapere meglio i particolari clicca qui.

Il nostro viaggio inizia da Casera Podestine, dalla quale si sale facilmente alla Casera Caserata nei pressi dell’ omonima forcella. Dalla Forcella si prosegue in quota a raggiungere la Forcella Palasimon dalla quale si cala lungamente a raggiungere il Clapòn dal Vuàr, leggendario ricovero delle greggi ormai in abbandono.

Dal Clapòn dal Vuàr si incomincia a risalire l’ omonimo canale sul fondo dello stesso. Oltrepassato l’ attacco della Via Bepino, si giunge al Clapòn di Leandrina, ultimo riparo utile fino a Casera Charpin.

Ci si incanala quindi tra il boscato costone che sale in Pierasfezza a destra, e le severe e strapiombanti pareti della Cima Ettore a sinistra. Oltrepassata una particolare conformazione rocciosa alla quale gli scienziati di Sentieri Natura non sanno dare spiegazione, si monta finalmente sul costone di destra dove il bosco ha lasciato il posto ai ripidi prati. Risalito il costone, non resta che volgere a destra, traversando i prati in direzione della ben visibile Forcella Pierasfezza (bellissima visuale dirimpetto al Cenglòn).

Tralasciata la salita alla soprastante Cima Leadicia, il percorso prosegue scendendo in versante Canal Grande di Meduna per i prati fino ad entrare nel bosco a destra. Qui, per tracce che vanno e vengono e qualche sparuto ortopedico ometto si raggiunge dapprima i ruderi di Casera Ropa, e poi il fondovalle collegandosi all’ ex sentiero 393 che in breve porta al Clapòn del Lìmet e poi in Casera Charpin.

Fin qui ore 9.00 su difficoltà mai superiori a EE.

Per il secondo giorno si è proseguito per un leggendario percorso di cui si erano perse le tracce: la Fous de Nearda.

Dal Clapòn dal Lìmet si risale il costone che diventa poi esile cresta boscata a picco sulla Fous de Nearda. Lungo la cresta si capisce il perché del toponimo “Fous” (fossa) e dei detti popolari riguardanti la ripidità del luogo (per saperne di più clicca qui)

In breve la cresta si congiunge con il corpo del soprastante Cimon d’ Agar intercettando una cengia che contorna il monte permettendo di entrare nel canalone sopra il vertiginoso salto della cascata.

Da qui si risale a lungo il divertente canalone fino ad arrivare un centinaio di metri sotto alla Forca de Nearda; per giungervi si deve affrontare un ripidissimo prato che spreme le ultime forze fisiche e psichiche.

Canal Grande di Meduna.

Giunti in forca, gli escursionisti tornano a decidere della propria vita in un contesto quasi scioccante: non solo per il passaggio dalla verticalità della Fous agli orizzontali prati della Carnia, ma anche l’ isolamento viene spazzato via da strade, piste da Motoquad, macchine parcheggiate ovunque, tende, gente che canta e balla scalza per i sentieri, Carabinieri, santoni…

Foto di DolomitiDxTagliamento, Gongo Madinelli, Antonio Armellini.

Fous de Nearda

Gli abitanti di quella contrada la chiamavano il Fosso di Helm, dal nome di un eroe di antiche guerre che vi si era rifugiato. Sempre più ripida e stretta, la gola serpeggiava da Nord verso l’ interno all’ ombra del Thrihyrne, e le rupi a picco abitate dalle cornacchie si ergevano ai due lati come torri imponenti, impedendo alla luce di filtrare.

Al cancello di Helm, davanti all’ imboccatura del fosso, uno sperone di roccia sporgeva dalla parete nord. Sulla punta vi erano alte mura di pietra antica, e all’ interno di esse un’altera torre. Gli Uomini narravano che nei lontani tempi gloriosi di Gondor, i re del mare avevano costruito in quel punto la fortezza con l’ aiuto dei giganti. La chiamavano il Trombatorrione, perché un corno suonato sulla torre echeggiava in tutto il Fosso, come se eserciti da tempo dimenticati partissero in guerra da caverne all’ interno dei colli. Anticamente gli Uomini avevano anche costruito delle mura, dal Trombatorrione alla parete sud, che sbarravano l’ ingresso della gola.

Sotto di esse un ampio canale sotterraneo permetteva al Fiume Fossato di attraversare i bastioni: il corso d’ acqua serpeggiava poi ai piedi della Trombaroccia e attraversava poi in un letto profondo un ampio burrone verde, che scendeva in dolce pendio dal Cancello di Helm alla Diga di Helm. Da lì il torrente cadeva nella Conca Fossato e proseguiva il suo corso verso la Vallata Ovestfalda.

Foto per gentile concessione di Beorn.

Creste di Meduna

Il selvaggio e misterioso Canal di Meduna si divide in tre rami: Canal Grande, Canal Piccolo e Canal dal Vuar. Mentre il Canal Piccolo da qualche anno può avvalersi di un sentiero di fondovalle (sentiero CAI 398), gli altri due non hanno più ufficialmente sentieri manutentati, fattore questo che contribuisce quindi a renderli meno accesibili e più affascinanti. Tra i due, lo spartiacque è una verdissima cresta che facente capo alle vette del Burlaton e di Cima Leadicia si estende per quattro chilometri dalla Forca del Cuel alla Casera Charpin con panorami mozzafiato sui Canali di Meduna e le prospicienti vette ed oltre, fino a spaziare alle Alpi Giulie, Carniche e Dolomiti.

Si parte da Casera Senons verso Forca del Cuel e il Burlaton.

Dalla vetta del Burlaton le Caserine Alte sembrano inespugnabili. Eppure è lì davanti la via normale!

Dalla vetta del Burlaton vediamo tutta la cresta da percorrere: in primo piano la cima centrale, a destra Cima Ettore. A sinistra la cresta che scende a Cima Leandrina e dietro la seghettata cresta della Leadicia.

In breve siamo anche su Cima ettore, la cavalcata continua verso la Leandrina…

Chiarescons, Vetta Fornezze e Cengle Fornezze.

… che riserva un traverso “da bestie”

Poi tranquilli prati fino in Pierasfezza.

La cresta percorsa.

Ecco la Forcella!

Il Dosaip affascina da ogni prospettiva.

Dopo una meritata pausa si riparte alla volta di Cima Leadicia…

…dalla quale insuperabile è la veduta sul Cenglòn…

… e dell’ itinerario da noi percorso.

Si continua per cresta!

Dopo quattordici cime totali si inizia quindi a scendere al tamer di Leadicia per poi digradare fino alla base della montagna presso la Casera Charpin.

Landre de le Ciaure.

Tempistiche 11 ore totali da Senons al Charpin, difficoltà non troppo elevate a parte alcuni passaggi esposti su zolle e roccia friabile. Elevato rischio di perdersi in discesa. Percorso da riproporre!

 

 

 

Pale di Floridut (2125 m)

Affacciate tra il Cadin delle Pregoiane, Ciadin de la Meda, e Ciadinut, le Pale di Floridut sono una sconosciuta cresta secondaria che riserva però grande panorama sulle circostanti vette del gruppo Caserine-Cornaget.

A sinistra, le Pale di Floridut viste dal Monte Cornaget.

A sinistra, le Pale di Floridut viste dal Monte Cornaget.

Per salirvi in vetta normalmente ci si avvicina dal Cadin de la Meda e si guadagna la forcelletta tra le Pale e l’ antecima di Cima Sic; abbiamo pensato interessante salirvi invece dal Ciadinut, su percorso ignoto tra mughi e dedali di canalini rocciosi.

La forcelletta dalla quale solitamente si accede alle Pale di Floridut.

La forcelletta dalla quale solitamente si accede alle Pale di Floridut.

Dal Rifugio Pussa si sale quindi il sentiero CAI 375 diretto al Bivacco Goitan. Oltrepassata la quota 1500 si incontra il bivio con il sentiero 375a diretto a Forcella Ciadinut che prendiamo a sinistra. Giunti nel Ciadinut ci si trova di fronte alle maestose bastionate che sembrano precludere il passaggio.

Pale di Floridut

E’ questo il punto chiave dell’ escursione, ma non riveliamo il passaggio da noi effettuato in quanto ritenuto “poco igienico” e sicuramente da non proporre in assetto escursionistico. Lasciamo ai ripetitori il compito di verificare un possibile passaggio ad aggirare le pareti.

Pale di Floridut

Pale di Floridut

Pale di Floridut

Una volta montati sullo zoccolo si sale per canalini tra i mughi raggiungendo la sommità della dorsale che va contro il frastagliato fianco Est della cima visibile da questo punto. Per raggiungerla si traversa verso Ovest portandosi in una zona di canalini erbo-ghiaio-mugosi dove, andando a scegliere in successione quelli più abbordabili, si sale fino a sbucare sulla cresta a picco del Cadin della Meda.

Verso il Pramaggiore.

Verso il Pramaggiore.

Pale di Floridut

Pale di Floridut

Pale Candele e dietro Cima Preti.

Pale di Floridut

Pale di Floridut

Da qui in breve per aereo percorso si giunge quindi alla sommità delle Pale di Floridut dove la vista spazia dal vicino sistema Meda-Podestine al Cornaget, Caserine, via via verso Monfalconi, Pramaggiore, Carniche e Austria.

Chiarescons e le Fornezze.

Chiarescons e le Fornezze.

Verso le Caserine.

Verso le Caserine.

Ore 5.00 alla vetta, 6.30 al Bivacco Goitan; difficoltà EEA/RR.

Pale di Floridut

Pale di Floridut

Aquila di Tramonti (1616 m)

L’ Aquila di Tramonti è un trittico roccioso appartenente al sottogruppo del Frascola dalla particolare forma di un’ aquila dalle ali spiegate pronta a spiccare il volo se viene osservata da Frasseneit o dalla costiera del Monte Cuerda.

Tale conformazione rocciosa, formata da tre cime variamente raggiungibili, trova in quella che possiamo definire “l’ ala sinistra” la sommità maggiore, la quale è meta di pochi escursionisti  amanti dei percorsi selvaggi.

Per raggiungerla ci si deve portare preso la Forca del Frascola (raggiungibile da Casera Chiampis in 45 minuti, oppure dalle Stalle Giavons in ore 1.30.

Stalle Giavons.

Dalla Forca del Frascola si prende la crestina con croce che in direzione Sud si collega al corpo dell’ Aquila. Dopo aver passato con un salto agevolato dai mughi una spaccatura della montagna, si prosegue sulla cresta un po’ esposta fino alla base della rocciosa ala sinistra dell’ Aquila (sinistra inteso guardando da Sud).

Evitando il canale in macadam nel quale si svolge la nuova via tracciata da Andrea Favret, ci si mantiene a sinistra tra la vegetazione (mughi tagliati), fino ad arrivare alla base della conformazione rocciosa che costituisce la testa dell’ Aquila. A questo punto alla nostra destra abbiamo un bel pulpito che si raggiunge saltando una seconda spaccatura andando a montare sull’ ala; con una cengetta ci si porta fra i mughi che ci aiutano a salire ripidamente tra zolle ed in pochi minuti si guadagna la vetta dell’ Aquila. (difficoltà EE; ore 0.30 dalla forca).

Dall’ Aquila panorama verso la piana di Chiampis. Di fronte la forca del Mugnol, a destra la Costa Paladin, e a sinistra i Lastreit di Venchiareit.

Questa è la via normale all’ Aquila che tuttavia però presenta una pecca fatta notare dal suo curatore e divulgatore Giorgio Madinelli: su questo percorso, specialmente giungendo da Chiampis, della forma dell’aquila non si vede nulla.

Ecco dunque che il sopracitato Autore ha individuato e sperimentato una nuova via che non solo permette di guardare costantemente in faccia la meta, ma addirittura ci passa attraverso!

Dalle Stalle Giavons si prende il costone in destra al canale che evidente scende tra l’ Aquila e l’ antecima del Giavons; al momento opportuno, si entra nel canale e lo si risale a volte deviando nel pendio alla sua destra in occasione di alcuni salti impraticabili.

Rientrati definitivamente nel canale, si arriva all’ imbocco della rampa, la quale si risale aiutati anche dalla massiccia presenza di mughi (attenzione a prendere la rampa giusta).

Dopo essere passati quindi sotto l’ ala destra e la testa, ci si infila in una spaccatura con un antro.

Girato l’ angolo e affrontato il “Passaggio Mugo Morto”, ancora un traverso esposto e si è finalmente fuori dalla parete verticale. Risalito il ripido fianco occidentale dell’ ala facendosi spazio tra i provvidenziali e intralcianti mughi (attenzione a non incastrarsi) in pochi minuti si giunge alla vetta dell’ agognata cima.

Difficoltà: pur non avendo difficoltà alpinistiche importanti, l’ itinerario non può a mio parere essere sottovalutato a grado escursionistico a causa della continua esposizione nella parte alta, della mancanza di una traccia e della fatica da sostenere, caratteristiche queste che rendono l’ itinerario adatto ad escursionisti abituati alle lunghe marce che richiedono attenzione continua e per lunghi periodi di tempo.

Ore 2.30 dalle Stalle Giavons; difficoltà RR

 

Cornagét (2323 m)

Il massiccio principale del Cornaget da Casera Dosaip. La cima è quella più alta a sinistra. Sotto di essa, il Ciol de la Fratta.

Il massiccio principale del Cornaget da Casera Dosaip. La cima è quella più alta a sinistra. Sotto di essa, il Ciol de la Fratta.

Altra angolatura dalle Caserine Alte. La vetta è quella al centro, a sinistra la Fratta de Barbin e a destra Cima Podestine e Cima della Meda.

Altra angolatura dalle Caserine Alte. La vetta è quella al centro, a sinistra la Fratta de Barbin e a destra Cima Podestine e Cima della Meda.

Dal Bivacco Goitan per tracce di sentiero si sale a sinistra o a destra del Torrione della Meda raggiungendo la parte più occidentale del Cadin della Meda (spesso deposito di neve). Ripidamente, per roccette, verdi e ghiaie si sale alla soprastante Forcella Savalon, fra il Cimon delle Tempie a Nord ed il Monte Cornagét a Sud; fin qui ore 1.00.

CornagetSi sale ora direttamente sopra la forcella dirigendosi ad una evidente fessura con un masso incastrato; arrampicando su facili rocce, si risale la fessura sul fondo o sul bordo destro e si arriva a pochi metri da una spalla della cresta, poco sotto la cima.

Cornaget

Cornaget

Si prosegue a destra per sentiero lungo una rampa inclinata sopra lisci lastroni fin sotto la vetta che si raggiunge per ghiaie; panorama eccezionale.

In primo piano Ciol di Sass e Cima Ciolesan; sotto si riconosce la sagoma di Cima Pradus e La Prendera.

In primo piano Ciol di Sass e Cima Ciolesan; sotto si riconosce la sagoma di Cima Pradus e La Prendera.

Cornaget

Cima Podestine e le Caserine.

Cima Podestine e le Caserine.

Ore 1.45 dal bivacco, difficoltà A.

Cornaget

Dosaip (2062 m) – Costa de Pu

Dosaip Costa di Pu

Salendo lungo la Costa di Pu verso Forcella Pregoiane.

Il Dosaip è un placido montagnone a mio parere montagna simbolo dell’ introduzione all’ escursionismo selvaggio in quanto si trova a cavallo tra l’ ultimo lembo di civiltà motorizzata della Val Cellina, nonchè l’ estremità dei selvaggi canali del Meduna.

Dosaip Costa di Pu

Il suo avvicinamento non è facile a causa del fatto di dover percorrere almeno un’ ora di ghiaie (più un’ altra ora per il rientro) dopo le quali si attacca la salita attraversando il selvaggio versante Sud delle Caserine Basse fino in Caserata; giunti qui dopo tre ore di marcia, per la cima ne restano altre due su sentieristica non manutentata dal Club Alpino Italiano. Tutti questi fattori la rendono una vetta mistica ed impegnativa agli occhi dell’ escursionista domenicale abituato a merende ed abbuffate presso i più rinomati rifugi 4 stelle, che però sente il bisogno di osare di più, di “trasgredire”.

Personalmente salii il Dosaip più di dieci anni fa e, complice una giornata estiva eccezionale con aria tersa che permetteva di osservare le coste fino alla punta dell’ Istria, rimasi anch’ io stregato dal fascino del selvaggio su cui ci si affaccia una volta giunti in vetta; oltre a questo, l’ imbattermi in QUESTA RELAZIONE mi ha sempre fatto desiderare di ritrovarmi lassù percorrendo la via di salita relazionata sulla “Grigia Berti” lungo la Costa di Pu.

Parte iniziale della Costa di Pu vista dal bordo del Cadin di Dosaip.

Parte iniziale della Costa di Pu vista dal bordo del Cadin di Dosaip.

Approfittando quindi di questo mite e secco inverno, abbiamo deciso di tentare la salita nel giorno di massimo freddo polare.

Cadin di Dosaip dalla prima parte della costa de Pu.

Cadin di Dosaip dalla prima parte della costa de Pu.

Nonostante le previsioni non siano state disattese (-17 in Grave di Gere!) giunti in Caserata constatiamo con sorpresa che qualcuno ha osato sfidare il freddo polare a rischio della propria vita pernottando nella casera (che Eroi!)

Dosaip Costa di Pu

Giunti in prossimità dei ruderi di Casera Dosaip molliamo la traccia e ci dirigiamo verso la costa montandovi per infidi prati. Una volta sopra, la costa si presenta erbosa, larga ed agevole. Giunti sul primo cocuzzolo incontriamo i mughi, croce e delizia dell’ itinerario: croce perché oltrepassarli è una vera lotta, delizia perché offrono protezione dall’ esposizione verso i precipizi della Val Meduna.

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Dosaip Costa di Pu

Dopo un paio di altre cimette si giunge sull’ anticima.

Dall' anticima Nord Caserine Alte e Basse.

Dall’ anticima Nord Caserine Alte e Basse.

Dosaip Costa di Pu

Dosaip Costa di Pu

Uno stretto intaglio, ripidi verdi, ancora un passaggio su roccia e qualche metro di crestina e finalmente si giunge in vetta al Monte Dosaip.

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Dosaip Costa di Pu

Dosaip Costa di Pu

Al centro l’ anticima e l’ ultima parte della costa. A destra le Caserine, a sinistra il Cornaget.

Dalla vetta la catena del Monte Cuerda.

Dalla vetta la catena del Monte Cuerda.

Panorama verso il Cornaget e la Frata del Barbin. Tra i due, in ombre, il Ciol de la Fratta.

Panorama verso il Cornaget e la Frata del Barbin. Tra i due, in ombre, il Ciol de la Fratta.

Ore 4.30 da Casera Podestine; difficoltà EE. Consigliabile l’ uso di ramponi da prato.

Dosaip Costa di Pu

Dosaip Costa di Pu